Cronache
Pantani, la rivelazione della madre: "Quando morì c'erano 2 escort con lui"
Tonina Belletti, ascoltata dal nucleo operativo di Rimini, si dice sicura che il figlio al momento della morte non era da solo
Morte Marco Pantani, la rivelazione della madre ai carabinieri: "Quando morì non era solo in hotel"
Marco Pantani non era solo quando è morto in quella stanza dell'hotel Le Rose di Rimini, il 14 febbraio 2004. A sostenerlo è la madre del "pirata", Tonina Belletti, che - come riporta la stampa locale - ai carabinieri ha detto di "cercare le due escort che sono salite nella sua stanza la mattina in cui Marco è morto".
La madre del ciclista di Cesenatico ieri pomeriggio - come riferisce il Resto del Carlino - accompagnata dal suo avvocato, Fiorenzo Alessi, è rimasta per tre ore e mezzo nella sede del comando provinciale dei carabinieri di viale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Ha risposto a tutte le domande, fornendo nuovi elementi e ha depositato un'altra memoria.
È la seconda volta in pochi mesi che la donna viene sentita dagli inquirenti, da quando è stata avviata dalla Procura di Rimini la nuova inchiesta (la terza) sulla morte del campione, causata da un mix di cocaina e farmaci antidepressivi.
Pantani, la madre: "Vogliamo sapere com'è morto Marco"
Poco dopo l'audizione, la madre di Pantani ha inoltre aggiunto: "Voglio solo giustizia, per mettermi finalmente il cuore in pace. Vogliamo sapere com'è morto Marco e se c'era qualcuno con lui, come crediamo".
Marco Pantani, l'inchiesta
La morte di Marco Pantani rimane avvolta dal mistero. Ufficialmente morì per overdose, ma troppe cose non sono mai tornate, al punto tale che lo scorso novembre la Procura di Rimini ha riaperto il caso indagando per omicidio, dopo aver ricevuto gli atti della Commissione parlamentare antimafia.
In particolare per quanto dichiarato da Fabio Miradossa, il pusher di Pantani che gli cedette l’ultima dose: “La verità non la volevano, hanno beccato me ma io già 16 anni fa dicevo che Marco è stato ucciso, non è morto per droga, lui ne usava quantità esagerate e quella volta ha avuto una quantità minima di cocaina rispetto a quello a cui era abituato e l’ha avuta 5 giorni prima della morte. Qualsiasi drogato usa subito la droga”. “L’ho conosciuto 5-6 mesi prima che morisse e di certo non mi è sembrata una persona che si voleva uccidere", aggiunse Miradossa. Era perennemente alla ricerca della verità sui fatti di Madonna di Campiglio, ha sempre detto che non si era dopato”.
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