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Cronache
Marina Berlusconi: "Giudici senza pudore. Papà perseguitato anche post mortem"
Marina Berlusconi. Foto Lapresse

 

Si tratta - prosegue Marina a Il Giornale - di "un meccanismo diabolico, questa tenaglia pm-giornalisti complici, che rovina la vita ai diretti interessati ma anche condiziona, e nel caso di mio padre si è visto quanto, la vita democratica del Paese, avvelena il clima, calpesta i più sacri principi costituzionali". Marina aggiunge che questa è "una condanna a un fine pena mai" anche senza una prova, anche senza una sentenza, anche dopo la vita stessa. La scomparsa di mio padre non ha mutato nulla". La tesi dei magistrati è che le stragi del 1993, concepite e realizzare quando Totò Riina era in galera, siano servite a "preparare il campo" alla discesa in politica di Berlusconi. Per Marina invece sono la dimostrazione che la "Guerra dei Trent’anni" dei giudici non si è fermata con la morte del padre.

Infine, l’appello: "Perché un Paese in cui la giustizia non funziona è un Paese che non può funzionare. Non m'illudo che, dopo tanti guasti, una riforma basti a restituirci alla piena civiltà giuridica. Ma penso, e spero, che chi ha davvero il senso dello Stato debba fare qualche passo importante. Non dobbiamo, non possiamo rassegnarci. Abbiamo diritto a una giustizia che, come si legge nelle aule di tribunale, sia "uguale per tutti". Per tutti, senza che siano certe Procure a decidere chi sì e chi no".

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