Messina Denaro, boss e massoneria. L'oscura storia di Castelvetrano
Mafia: Castelvetrano tra l'ultimo padrino e massoneria
L'insediamento della commissione prefettizia oggi al Comune di Castelvetrano arriva dopo clamorosi gesti politici e giudizi durissimi della Commissione parlamentare antimafia. L'organismo avra' il compito di valutare l'eventuale condizionamento della mafia sull'amministrazione comunale. E non solo. Gia' quasi un anno fa, il 20 luglio, la presidente dell'Antimafia Rosy Bindi, a conclusione della missione della sua Commissione, aveva detto parole chiare: "Castelvetrano non e' una citta' come tutte le altre e non puo' permettersi tre assessori iscritti alla massoneria. La vicenda e' inquietante". E ancora: "Abbiamo ascoltato il sindaco della citta' e l'ex capogruppo del Pd e ci e' stato offerto un interessante spaccato della relazione tra mafia e istituzioni locali, che e' la nuova frontiera dei rapporti con la politica. La vicenda di Castelvetrano e' inquietante. Di fronte ad un consigliere comunale (Calogero Giambalvo) che, intercettato, si sente di poter esprimere stima e sostegno al latitante Messina Denaro, e' stato evidente l'immobilismo politico. Il trasformismo politico vede un sindaco in carica con tre assessori appartenenti a logge massoniche ed il consiglio comunale commissariato. Non vorremmo che dietro ad un atteggiamento arrendevole ci sia la difesa di alcuni interessi, talvolta massonici. Sto parlando delle logge scoperte, ma a volte puo' capitare con qualcuna coperta".
Il riferimento della Bindi e' a quanto era successo pochi mesi prima. L'8 marzo 2016 erano arrivate le (sollecitate) dimissioni in massa dei consiglieri del Comune di Castelvetrano. Ben ventisette su trenta avevano in poche ore compiuto questo passo, facendo decadere il Consiglio. Una scelta che era stata la diretta conseguenza dell'imbarazzo e delle pressioni legati al ritorno in Aula di Lillo Giambalvo, arrestato e assolto in primo grado dall'accusa di associazione mafiosa, nell'ambito dell'operazione "Eden 2" che nel dicembre 2014 porto' in galera una serie di favoreggiatori del capomafia latitante. Ma sulla testa dell'esponente politico secondo molti erano rimaste parecchie ombre. Giambalvo, che aveva sempre respinto l'ipotesi dell'addio, era stato intercettato e sentito dagli investigatori esprimere apprezzamenti nei confronti di Messina Denaro e mentre si augurava la morte del figlio di Lorenzo Cimarosa, cugino del latitante, che in quei giorni aveva deciso di collaborare con i magistrati. Le dimissioni servivano dunque a estromettere il consigliere abbarbicato al suo scranno. Un paio di giorni dopo, sempre Bindi aveva affermato: "Faremo qualche approfondimento sul caso di Castelvetrano, abbiamo aperto nel merito un fascicolo. E' gia' un passo significativo che non ci sia piu' il consiglio comunale. E il sindaco di Castelvetrano - quel Felice Errante che oggi ha garantito massima collaborazione ai commissari del prefetto - senza il consiglio che fa? Veda lui - concludeva la presidente dell'Antimafia - se ritiene opportuno dimettersi".