Migranti, Ong, sbarchi fantasma: l'ammiraglio De Giorgi svela i segreti del Mediterraneo
Migranti, Ong, Ue, Libia, Minniti, sbarchi fantasma: l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi analizza la situazione del Mediterraneo in un'intervista ad Affaritaliani
I migranti, le navi delle Ong, i rischi legati alla Libia, l'inanismo dell'Unione europea, l'aumento degli "sbarchi fantasma", il pericolo foreign fighters. L'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di stato maggiore della Marina Militare italiana fino al giugno 2016, analizza in una lunga intervista ad Affaritaliani.it la situazione attuale del Mediterraneo.
Il gip di Ragusa ha dissequestrato la nave di Proactiva Open Arms sostenendo che l'Ong ha agito in stato di necessità. Che cosa ne pensa della decisione del gip?
Ineccepibile. Una volta recuperati i naufraghi, la nave soccorritrice non aveva l’obbligo di consegnarli alla guardia costiera libica tanto più se sotto la minaccia delle armi. Occorre aver chiaro il fatto che l’attribuzione di una zona SAR (Search and Rescue) a una nazione implica l’assunzione della responsabilità di assicurare il soccorso e l’eventuale coordinamento di più mezzi anche internazionali, ma non comporta alcuna sovranità sull’area stessa. Una volta imbarcati i naufraghi su una nave in acque internazionali, il comandante della nave che ha provveduto al salvataggio non ha più obblighi verso l’autorità SAR. Quest’ultima non può dirottare la nave senza il consenso dell’armatore. Nei confronti dei naufraghi soccorsi vige l’obbligo da parte dell’armatore e del comandante della nave di accompagnarli al porto sicuro più vicino. L’autorità SAR termina il proprio compito una volta salvata la vita umana.
Il gip sostiene che la Libia non sia in grado di riaccogliere i migranti salvati in mare e che sia un luogo non sicuro. Lei è d'accordo?
Si sono d’accordo. Penso sia urgente che la Libia sia ricondotta a uno stato di diritto che governi pienamente il proprio territorio e che si assuma nei confronti della comunità internazionale la responsabilità di controllare le sue frontiere in accordo al diritto umanitario e internazionale. Mentre si infittiscono i controlli alle frontiere dobbiamo tuttavia aiutare a svuotare i campi di detenzione con corridoi umanitari sotto il controllo dell’Onu e dell’Ue. Certo non può essere solo l’Italia la destinazione di tutti perché gli altri Stati vengono meno agli impegni di ridistribuzione degli immigrati assunti in ambito di consiglio europeo.
Secondo gli ultimi report di Frontex gli sbarchi stanno diminuendo, ma si moltiplicano anche i casi dei cosiddetti "sbarchi fantasma". Qual è la situazione oggi nel Mediterraneo?
Sì, gli sbarchi da navi mercantili, militari o delle Ong sono diminuiti sensibilmente, mentre purtroppo sta ripresentandosi lo sbarco clandestino di imbarcazioni veloci direttamente sulla costa italiana, senza filtri di sicurezza, come accadeva prima di Mare Nostrum. E’ un fenomeno preoccupante perché vede una riattivazione della criminalità italiana nella gestione del traffico di esseri umani sul territorio nazionale. Si stanno attivando anche rotte diverse da quelle dalla Libia. Dalla Tunisia e dall’Egeo per esempio. Gli sbarchi fantasma sono da contrastare con decisione anche sotto il punto di vista del pericolo d’infiltrazione di foreign fighters o del traffico di armi.
Che cosa è cambiato nel Mediterraneo dopo la grande polemica sulle Ong dello scorso anno?
Si sono ridotte di molto le navi impegnate nel soccorso vicino alle coste libiche, anche se ritengo sia in atto una fase di riorganizzazione del traffico degli esseri umani, in parte su nuove rotte e con mezzi diversi rispetto ai vecchi barconi da 200/300 persone, a favore di mezzi più veloci con tariffe molto superiori, ma con maggiore certezza di arrivo clandestino sulle coste italiane.
Lo scorso anno nell'intervista ad Affaritaliani.it lei sosteneva che sarebbe stata importante una riappropriazione delle acque da parte della Marina. Si è andati in quella direzione durante gli ultimi 12 mesi oppure no?
Mare Sicuro e Sofia sono ancora attive, ma con poche navi. Per migliorare la situazione servono tuttavia fondi di esercizio aggiuntivi per la Marina, ridotti da troppo tempo ai minimi termini e direttive diverse da parte della Ministra e del Capo di Stato Maggiore della Difesa. Tra l’altro la presenza di navi in mare in numero adeguato consentirebbe di sorvegliare anche lo spazio aereo intorno all’Italia oltre a concorrere a scoraggiare l’utilizzo illegittimo del mare a 360° (comprese le violazioni all’ambiente marino).
L'Unione europea ha fatto passi avanti sul tema dei migranti?
Nelle intenzioni e nelle dichiarazioni senz’altro si. Nei fatti direi di no. Alla missione Sofia non sono mai arrivate ad esempio regole d’ingaggio idonee a operare nelle acque territoriali e sulle coste libiche, che avrebbero consentito un salto di qualità operativa. Né mi sembra siano stati attivati i massicci investimenti per dare corso al “Migration Compact” proposto dall’Italia e approvato a La Valletta dall’UE. Sarebbe necessario che l’Ue fosse più incisiva anche sotto il profilo militare. Mi sembra che la tendenza sia invece alla ripresa di operazioni delle nazioni vincitrici della guerra, Francia e Inghilterra (nonostante la Brexit) mentre le altre nazioni europee mantengono un ruolo ancillare. Ora molte cancellerie europee criticano l’intervento ed esprimono i loro distinguo con espressione “imbronciata”. Peccato che nelle fasi antecedenti all’attacco siano state inerti, in vitreo silenzio.
Come giudica l'operato in materia del ministro Minniti? Che cosa dovrebbe fare il prossimo governo? A che cosa potrebbe portare un eventuale esecutivo Lega-M5s?
Il Ministro Minniti ha avuto il coraggio di affrontare un problema spinosissimo mettendoci la faccia e conseguendo risultati concreti in breve tempo (penso agli accordi con i sindaci del Fezzan ad esempio), dimostrando che quando l’Italia si muove con tempestività e coraggio i risultati arrivano. Molti dimenticano che il Ministro Minniti e il Governo Gentiloni hanno operato non solo per tentare di rimettere in sesto le frontiere libiche, ma anche per aprire corridori umanitari sia dalla Libia che dalla Siria, oltre a essere riusciti a ottenere il ritorno dell’UNHCR (United Nations High Commissioner Refugees) in alcuni campi di raccolta dei profughi, dopo anni di assenza. Per le navi delle Ong la questione è molto delicata. Io credo che la grande maggioranza delle Ong non fosse in combutta con la criminalità libica. Penso che i volontari fossero mossi dal desiderio di aiutare i profughi, in fuga dalla miseria e dalle guerre, a lasciare la Libia e i suoi campi di detenzione in qualunque modo, a prescindere dal diritto internazionale. Hanno riempito il vuoto lasciato dalla fine di Mare Nostrum e dall’allontanamento delle navi di Mare sicuro. Per farlo si sono spesso posizionati troppo vicini alle coste libiche, intervenendo su mezzi non in corso di naufragio, uscendo quindi dalla protezione del diritto internazionale che governa il soccorso in mare. Non essendo armate e comunque non avendo giurisdizione non hanno potuto contrastare i trafficanti che hanno quindi ripreso a recuperare i barconi e i motori fuoribordo impunemente, cosa che non potevano fare quando c’erano le Navi Militari che li catturavano appena ne avevano l’occasione. Perché le cose migliorino è necessario scongiurare il rischio che la Libia diventi uno “stato fallito” (failed state) recuperando lo status di nazione sovrana, responsabile verso la comunità internazionale del controllo delle sue frontiere, nel rispetto del diritto umanitario. Credo anche che nel frattempo sia necessario mantenere aperti corridoi umanitari sotto il controllo governativo, istituendo anche una sorta di “green card” per gli immigrati che lavorano in Italia per tornare ai paesi di origine quando lo desiderino, mantenendo così legami con le loro terre. Ciò agevolerebbe anche il loro rientro e l’investimento dei loro guadagni in Patria. Per quanto riguarda a cosa potrebbe portare un eventuale esecutivo 5S Lega, mi auguro più grinta nei confronti della Francia e dell’Europa, ma fedeltà al campo Atlantico.
Chiusura sulla Siria. Come giudica l'intervento di Trump, May e Macron e quale messaggio ci dà l'accaduto sull'Ue?
L’intervento “tripartito” è stato militarmente ineccepibile e misurato in modo da non provocare escalation ulteriori, né caso raro vittime civili. Al Presidente Trump ha consentito di recuperare credibilità sul tema del contrasto all’uso delle armi chimiche e di ottenere un successo importante in termini di opinione pubblica interna. La Francia ha potuto riaffermare il suo ruolo di potenza regionale in grado di rappresentare un partner di riferimento per gli Usa in Mediterraneo, mentre l’Inghilterra, pur apparendo in ombra, rispetto alla Francia, ha mantenuto il suo status di alleato affidabile degli Usa. I russi, consentendo di salvare la faccia al Presidente Trump hanno ottenuto la pubblica rinuncia degli Usa a rimanere in Siria. Il processo di pace e l’assetto post guerra civile in Siria sarà quindi gestito dalla Russia, dall’Iran e dalla Turchia. Questa situazione non è quella auspicata dalla Francia che non vuole essere esclusa dai giochi nel Mediterraneo Orientale e che si considera tuttora uno dei custodi del Libano Maronita. Ora la palla è a Israele…mentre l’Ue continua a “pedalare senza catena”.
@LorenzoLamperti