Cronache
Montante, soldi e pressioni per controllare la stampa. I nomi dei giornalisti
Caso Montante, così 'ex presidente di Sicindustria controllava i giornali
Nella sua fitta rete di intrecci e affari, Antonello Montante, l'ex presidente di Sicindustria accusato di corruzione e di avere creato una rete di talpe in grado di spiare indagini e magistrati, composta anche da investigatori e 007, non poteva certo tralasciare la stampa.
Montante, stando alle indagini, aveva infatti condotto attività di dossieraggio contro alcuni giornalisti e allo stesso tempo aveva cercato di farsene amici altri per tenersi buone alcune testate. Il tutto è contenuto in un'informativa della squadra mobile di Caltanissetta. Nessuna certezza, per ora, ma un'indagine che racconta fatti tutti da chiarire, molti dei quali raccontati dagli appunti dello stesso Montante, minuzioso annotatore.
Nelle carte spiccano i nomi di due redattori del Fatto Quotidiano, Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza. Il giornale online "L'Ora" da loro fondato ricevette 20mila euro di finanziamenti, in forma anonima, proprio per volontà dell'ex presidente di Sicindustria. I due avevano scritto un anno prima sul Fatto Quotidiano un articolo sui “professionisti dell’antimafia”, che aveva dato parecchio fastidio.
Quello stesso articolo portò Montante a chiedere al giornalista del Sole 24 Ore, Giuseppe Oddo, di scrive un libro che esaltasse le sue gesta. Ma Oddo rispose di no: "Seppi poi che il libro venne scritto da Filippo Astone".
Stessa storia per Giampiero Casagni, giornalista siciliano del settimanale “Centonove”, che, dopo avere raccolto del materiale inerente presunti rapporti tra Montante e l’imprenditore Arnone Vincenzo (secondo alcuni vicino a Cosa Nostra), aveva pensato di dpubblicare la notizia su Panorama, cosa che non accadde ma. Dall’informativa emerge la frequentazione che il direttore del settimanale Giorgio Mulè avrebbe avuto con lo stesso Montante. Gli investigatori riportano poi anche altri contatti tra Casagni e Montante nei quali il primo chiedeva all'ex presidente di Confindustria Sicilia di aiutarlo a trovare un lavoro.
Buoni rapporti intercorrevano anche con il vicedirettore dell'Espresso, Lirio Abbate. Con lui, stando agli appunti, Montante ebbe parecchi pranzi, cene e colazioni. Il giornalista compare anche in una vicenda poco chiara riguardante la fusione da Montante fortemente voluta tra Ats e la sua partecipata Jonica Trasporti. Merger osteggiato dal revisore contabile Maria Sole Vizzini e dall’allora Presidente avvocato Giulio Cusumano.
Un giorno Cusumano chiese un incontro a Palermo proprio alla Vizzini, che chiamata a testimoniare, racconta agli inquirenti che l'avvocato le disse di essere "molto spaventato perché due soggetti con il volto semi coperto da sciarpe l’avevano avvicinato, dicendogli che se avesse continuato a rompere avrebbero reso pubbliche le vicende giudiziarie, che riguardavano la sua famiglia" oltre che alcuni dettagli della sua vita privata.
Non trascorsero molti giorni, che, raccontò la Vizzini agli inquirenti, Abbate la chiamò al telefono e le chiese informazioni sull’avvocato Cusumano e cioè "se fosse vera la notizia di eventuali problemi giudiziari che riguardavano la sua famiglia e se questi avesse partecipato a qualche festa particolare".