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Cronache
Napoli, ucciso alla festa dei Mondiali 2006, i killer arrestati 17 anni dopo

Napoli, i festeggiamenti e la morte di un 30enne. Parlano i pentiti

La verità emerge a distanza di 17 anni, un uomo di 30 anni era stato ucciso durante la festa dei Mondiali vinti dall'Italia nel 2006 semplicemente per aver urtato con la sua bandiera tricolore il figlio di un boss della Camorra. L'incredibile episodio era accaduto a Chiaiano, una frazione di Napoli il 9 luglio del 2006, ma i colpevoli sono stati assicurati alla giustizia solo ora. Quella notte magica - si legge sul Corriere della Sera - sono tutti in strada a fare baldoria. C’è anche Michele Coscia, e pure lui ha una bandiera: la sventola senza guardarsi intorno e con l’asta colpisce involontariamente Roberto Torino, un ragazzo di nemmeno 18 anni seduto sul suo motorino. Niente di grave, ma Roberto reagisce insultando Michele, e Michele risponde spaccando con un pugno il parabrezza del motorino. Due ore dopo è di nuovo in quella via di Chiaiano, davanti al Bar Centrale. Con lui ci sono i fratelli più grandi, Luigi e Nicola, e altri due ragazzi. 

Ancora un paio di secondi e Michele è morto, Luigi - prosegue il Corriere - gli ha esploso contro sette proiettili che lo hanno raggiunto dappertutto: al petto, a una spalla, alle braccia, alle gambe. Vengono feriti per caso, e lievemente, anche un uomo e una donna. Sono passati quasi diciassette anni da quel giorno e gli inquirenti, grazie soprattutto alle testimonianze degli affiliati del clan pentiti, hanno arrestato i colpevoli: Luigi e Nicola Torino — oggi 45 e 43 anni — ai quali ieri mattina è stata notificata una ordinanza di custodia cautelare (Nicola era già in carcere per altre vicende). La testimonianza più precisa è stata quella di un affiliato allo stesso clan dei Coscia, che assistette direttamente alla scena. Per anni non ha mai detto niente, poi, passato anche lui a collaborare, ha raccontato tutto. C’è anche quella del padre dei fratelli Torino, Salvatore, che all’epoca era detenuto ma gli fu raccontato tutto dalla nuora durante un colloquio, e poi lui lo mise a verbale quando diventò collaboratore.

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