Cronache

Neo-laureati: in alcune professioni il sostentamento è difficile. La lettera

Ci sono professioni che non riescono ad avere un aiuto sociale nemmeno lontanamente paragonabile ad altri settori, in particolare a quello pubblico

Ci sono professioni che non riescono ad avere un aiuto sociale nemmeno lontanamente paragonabile ad altri settori, in particolare a quello pubblico. Possiamo accettarlo? Anche se fossimo dei cittadini cui questa lettera non suscita tristezza ed amarezza, dovremmo pensare che laureare  35 mila veterinari, contro circa la metà di Francia, Inghilterra e Germania rende difficile farli sopravvivere decorosamente. Se pure apparissimo sensibili alla spesa dello Stato, dovremmo accorgerci che abbiamo sedi in 13 città (più una di specializzazione), contro le citate nazioni europee che ne contano al massimo la metà ciascuna. Ricade tutto sugli italiani; questo significa  indirizzare allo studio persone che non potranno far rientrare la spesa collettiva con una loro tassazione che deriverebbe da una professione decorosa.

Sarebbe bello che tutte le Italiane e gli Italiani, anche se liberi professionisti, avessero qualche garanzia, anche prima di investire anni di studio e spese della famiglia. Offrire loro un messaggio reale sulle prospettive future significa bilanciare numeri, redditività e tariffe di prestazioni erogate. Il tutto senza un mercato "drogato" da concorrenza sleale di servizi pagati dallo Stato o esonerati dalle regole di chi ha partita IVA, ricadendo comunque per finire- a carico dell'intera Nazione.

Angelo Troi - Medico Veterinario- Segretario Generale SIVeLP

"Sono una giovane collega di 28 anni iscritta all'Ordine dei Veterinari. Questo è il mio terzo anno di lavoro come collaboratrice in strutture ambulatoriali veterinarie che si occupano di piccoli animali. Sono incinta, dovrei partorire fra 28 giorni come data presunta del parto. Dal 1 settembre non lavoro per questioni di salute, e quest'anno ho dovuto, per forza di cose, rallentare un po' i miei ritmi lavorativi a causa della gravidanza, con conseguente riduzione del mio reddito. Vi scrivo per chiedervi un consiglio. Sono in questo momento oberata dal pagamento dei contributi e delle imposte di reddito sulla dichiarazione 2015. Ero in arretrato sia per il pagamento dell'ordine che per 3 mensilità dei contributi 2016. I soldi che guadagno, che essendo giovane collaboratrice ammontano a circa 600 o, nei periodi di maggiore attività, a 700 euro al mese, li uso per vivere. Non per comprare abiti firmati, o fare spese pazze, o uscire tutte le sere, ma per fare la spesa e contribuire alle spese di casa insieme a mio marito. Posticipavo continuamente i pagamenti per cercare di arrivare a fine mese con quei soldi da parte... a fine mese arrivo con circa 20 euro in conto. Capita che a fine mese delle volte non sposto la macchina perché non riesco a far la benzina fino all'accredito dello stipendio di mio marito. O che aspetto il suo stipendio per andare a fare gli esami del sangue non esenti dal ticket richiesti in gravidanza. Arrivata al punto di trovarmi 3 rate da 143 euro e i 180 euro dell'Ordine in arretrato, ho venduto dell'oro che mi è stato regalato a compleanni, comunioni, cresime e via dicendo, e ho pagato gli arretrati. Ora. la situazione si ripete, solo che a Settembre non ho proprio percepito un reddito, né lo percepirò ad Ottobre, Novembre, Dicembre e almeno Gennaio 2017. E mancano ancora le rate dei contributi che scadevano il 30 settembre e il 31 ottobre, ognuna da 143 euro, più le imposte di reddito del modello unico 2015 di circa 250 euro da versare entro metà ottobre e 178 euro da versare entro fine novembre. Non so come fare. Chiedo all'enpav l'indennità di maternità, che mi verrà pagata chissà quando nel 2017, poiché il bambino nasce dopo il 1 ottobre 2016. Ma ovviamente per averla devo essere in regola con i contributi. Mi chiedevo se ci fosse la possibilità di sospenderli, perché per me attualmente sono un salasso. Non vorrei disiscrivermi, perché conto, per forza di cose, di rientrare al lavoro molto presto. E non voglio chiedere per dignità personale i soldi a mia madre o ai miei suoceri, anche perché già ci aiutano con le spese di casa e dell'assicurazione della macchina, e ci stanno aiutando per quelle spese necessarie per il piccolo. In che modo posso essere tutelata da questo punto di vista? Al corso preparto ci hanno parlato dei diritti della mamma lavoratrice dipendente, e persino della mamma disoccupata. Entrambe le categorie in caso di maternità sono più tutelate di noi libere professioniste. Addirittura, una disoccupata accede a due assegni, uno comunale e uno statale, più il bonus bebé di Renzi, cosa che io non ho diritto ad avere per quanto riguarda i primi due, e per quanto riguarda il terzo, non so se con l'ISEE irrisorio che serve riesco ad ottenerlo. E la disoccupata non ha mai versato 1 euro allo Stato. Cosa devo fare?
Vi chiedo scusa se non mi iscrivo al sindacato prima di porvi questa domanda, ma come credo abbiate capito, anche quei soli 77 euro sono un problema per me.
Confidando nella vostra discrezione, spero di avere presto risposta.
Cordialmente. 
(Lettera firmata)