Cronache

Neonati seppelliti in giardino a Parma, madre accusata di infanticidio. Gravidanza indesiderata e famiglia assente: che cosa c'è dietro

di Franco Pasqualetti

Neonati trovati morti in giardino a Parma, parla la criminologa Flaminia Bolzan: "Attorno al dramma di questa ragazza molta disattenzione di chi le stava accanto"

Neonati sepolti in giardino a Parma, la madre accusata di infanticidio. L’intervista di Affari alla criminologa Flaminia Bolzan

Una tragedia che ha scosso l'intera nazione. Prima i dubbi, poi i sospetti e infine la drammatica certezza: una ragazza di 22 anni di Vignale - in provincia di Parma - ha partorito, ucciso e seppellito due neonati appena partoriti. Un dramma a cui ora gli inquirenti stanno tentando di dare una risposta. Per capirne di più Affaritaliani.it ha interpellato Flaminia Bolzan, psicologa e criminologa, tra i volti più apprezzati e invitati del piccolo schermo, che ha tentato di dare delle risposte a questo orrendo crimine.


Flaminia Bolzan, psicologa e criminologa

 

Bolzan, in base a quanto ricostruito dagli inquirenti, che idea si è fatta del profilo della ragazza?

"Le varie classificazioni ci hanno permesso di poter sostanzialmente inquadrare l'azione figlicida materna attraverso una clusterizzazione che individua alcune categorie principali tra le madri che hanno ucciso o tentato di uccidere la loro prole. A una prima valutazione la ragazza potrebbe rientrare in quella che include le gravidanze indesiderate. Sono ragazze spesso molto giovani che non hanno un adeguato sostegno familiare; in modo particolare le donne che commettono infanticidio, uccidendo un bambino il giorno della sua nascita negano o nascondono le loro gravidanze, manifestano una mancanza di cure prenatali e non hanno piani per l’accudimento del bambino". 

Come è possibile che nessuno si sia accorto di una gravidanza in corso? Oggi la madre del fidanzato della 22enne afferma che il figlio non sapeva nulla altrimenti “avrebbe tenuto lui” il bambino. Lo crede possibile?

"Lo trovo francamente sconcertante, una gravidanza, a meno che una persona non sia già in una condizione di evidentissimo sovrappeso è uno stato che modifica, soprattutto verso il suo termine, in maniera impattante il corpo. Mi viene da domandarmi quanta disattenzione dovesse esserci tra le persone che si rapportavano con lei".

Secondo le varie ricostruzioni, la 22enne di Vignale "non mangiava per nascondere la pancia". Era già quello un campanello di allarme?

"Posto che questo aspetto è ovviamente tutto ancora da accertare, anche attraverso l’ascolto delle persone più vicine alla ragazza, c’è da chiedersi come sia stato possibile che nessuno si rendesse conto di un “cambio” di abitudine alimentare senza che venissero fatte domande di alcun genere alla giovane".
 

Dopo aver ucciso i figli, facendo tutto da sola, la ragazza è partita per una  vacanza: è un segnale di rimozione del fatto?

"Aspetterei prima di dire una cosa del genere, soprattutto mi atterrei ai fatti e in caso prima di sostenere qualunque cosa sarebbe opportuna una valutazione personologica molto approfondita".

Il caso di Vignale ha riportato alla mente Cogne. Quali analogie ci sono tra i due profili delle mamme?

"Dal mio punto di vista nessuna analogia, siamo semplicemente in presenza di una tipologia delittuosa analoga, quella del figlicidio, che però presenta caratteristiche molto diverse a partire dall’età delle mamme, per proseguire con il modus operandi e certamente vi è una differenza anche in ordine alle motivazioni del gesto, perciò è assolutamente errato in ordine a una valutazione criminologica sovrapporre le due vicende".

Qualche similitudine con il caso di Susanna Recchia, la madre suicida nel fiume Piave con la figlia di tre anni?

"Anche qui, direi proprio di no. Stiamo parlando di due condizioni e due agiti di natura completamente diversa, sia in ordine agli aspetti psicologici, sia per ciò che attiene i fatti veri e propri".

Parlare di sindrome di Medea in questo caso è appropriato? 

"Al momento, con le informazioni di cui dispongo, ritengo proprio di no. Quando parliamo di sindrome di Medea facciamo riferimento a quei casi di madri che uccidono i propri figli nell’intento di punire i padri".

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