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Omicidio Willy Branchi, riaperto il caso dopo 35 anni. Ecco le nuova pista

Di Redazione Cronache

Per raccogliere segnalazioni nella zona sono state messe delle buchette con la foto del 18enne ammazzato con un'arma da macello nel 1988. Una è stata rubata

Omicidio Willy Branchi, riaperto il caso dopo 35 anni. Ecco le nuova pista rapina

È la notte tra il 29 e 30 settembre 1988 quando Vilfrido ’Willy’ Branchi, 18 anni, viene ucciso con una pistola da macello e il suo corpo, completamente nudo, abbandonato sotto il cartello di Goro lungo l’argine del Po. Secondo gli inquirenti, ci sarebbero pochi dubbi. ’Chi fiata, ecco la fine che farà’. Valeriano Forzati, il futuro killer del Laguna Blu (2 febbraio 1989), resta oggi l’unico processato per omicidio, poi assolto per mancanza di prove. L’inchiesta, riaperta nel 2014, nonostante la melma dell’omertà riscontrata in gran parte del paese, di strada ne ha fatta tanta scandagliando a fondo tre distinte piste che, non è escluso, potrebbero essere collegate. A ricostruirle è Il Resto del Carlino. Prima: la droga. Willy usato, anche per via del suo deficit cognitivo, per consegnare partite di stupefacenti. Finito, per questo, in un brutto giro e alla fine divenuto testimone scomodo.

O ucciso per una vendetta nei confronti del fratello, in passato coinvolto in un giro di spaccio. Seconda: la pedofilia. Gli ultimi 10 anni di investigazioni, hanno trovato tantissimi riscontri su minorenni adescati in cambio di 5-10mila vecchie lire, un profumo, un paio di scarpe. "Lo sa quanti ragazzi – disse un testimone a chi scrive – all’epoca sono stati violentati dai pedofili e oggi non parlano? Tanti, mi creda. Qui, tra Goro e Gorino, quei maledetti hanno fatto un macello...". Pedofili che cercavano prede facili, in particolare ragazzi ’speciali’ come Willy.

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Ma, negli ultimi tempi, è spuntata una terza pista, e a un ultimo indagato per omicidio – che si aggiunge a due fratelli pescatori di Goro –. Lo scrivente anonimo, che nel 2015 fece recapitare una lettera al fratello di Willy, Luca, parla di lui, fornisce informazioni ritenute ora da carabinieri e Procura "molto importanti", residente a Oca Marina, frazione veneta ma poco distante da Goro. "Il tipo – così la lettera – era spesso a Goro in cerca di fumo (...) , so per certo che i carabinieri un paio di giorni prima dell’omicidio di Willy, lo hanno avuto per le mani (...), è stato trovato che dormiva su un peschereccio, completamente fuori di testa". Un soggetto con precedenti per rissa, rapina, lesioni, tentato omicidio, spaccio. Il quale potrebbe aver ucciso Willy per rubargli i soldi da investire in droga. Il pomeriggio del 29 settembre ’88, l’ultimo per Vilfrido, il diciottenne – diranno alcuni testi – aveva circa 200mila lire, denaro mai trovato però nel portafoglio vicino al cadavere. Sul come facesse ad avere quel gruzzolo, resta un altro giallo, perché Willy non lavorava.