Cronache

Papa Francesco, uno scranno pontificio vuoto e pagine del Vangelo al vento

Di Paolo Diodati

Bergoglio ha attaccato padre Georg, dicendo che "ha usato Ratzinger contro di me". Ma cosa si cela dietro queste parole? Analisi su un pontificato tormentato

Papa Francesco, uno scranno pontificio vuoto e pagine del Vangelo al vento. Il commento 

Una sola domanda a Bergoglio. Un pontificato difficile. Un pontificato tormentato. Questa ultima settimana (3 e 4 aprile) quasi tutti i giornali hanno dato il massimo rilievo, mettendo addirittura in prima pagina a caratteri cubitali, questa notizia: Bergoglio attacca padre Georg e dice "Ha usato Ratzinger contro di me." E, il giorno successivo, giovedì 4 aprile, a firma di Matteo Ghisalberti in prima pagina de La Verità: "Anche Le Figaro critica le scelte di Bergoglio: la raffica di libri che svilisce il pontificato; il Papa regola i suoi conti a mezzo stampa." Sono certamente tra i non esperti di problemi vaticani e, quindi, tra gli ultimi ad aver titolo a parlarne.  Ma amici e lettori sconosciuti, più o meno occasionali, notarono concordando con quanto scrissi su questo giornale, quando non vi furono più dubbi sulla grande svolta che Bergoglio aveva operato. Lo scritto dava molta importanza all'esordio di Bergoglio. Un esordio che ritenni molto significativo, soprattutto pesante, irriguardoso verso Ratzinger, i musicisti e gli ascoltatori, amanti della bella musica. Un esordio non solo polemico, rozzo, perfino da maleducato e pesantemente significativo.

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Svolta Bergoglio: pagine del Vangelo al vento

Un illustre medico sostiene che la prima medicina che può dare un medico, sia l'empatia. Affermazione a effetto, certamente vera in genere (un medico sorridente e ottimista, psicologicamente è preferibile a uno depresso e indeciso se farla finita a cominciare da se stesso). Ma anche pericolosa: mai fidarsi delle apparenze... Trasferendo, un po' lombrosianamente, ai Papi, l'affermazione dell'illustre medico, si arriva a dire che il primo beneficio che un Papa possa procurare, è l'empatia. Forse nessun Papa ha suscitato tanta immediata empatia, come Giovanni XXIII, con un esordio restato storico. Il suo discorso alla Luna, semplice, ma pieno di calore (11 ottobre 1962) totalmente a braccio, come testimoniano i commenti anche recenti, leggibili su Google, entusiasti e commossi, anche da parte di atei, è stato seguito da un pontificato che ha motivato il giudizio di Papa Buono. Ricordo ancora la splendida frase scritta quando le sue condizioni si aggravarono: "Da ateo, Papa Giovanni, prego per te." Volutamente autocontraddittoria, inutile sottolineare la sua bellezza, la sua forza, l'impotenza disperata che esprime.  C'è uno sviluppo armonico e coerente tra l'esordio di Papa Giovanni XIII (e di tantissimi altri Papi) e l'esordio, gli sviluppi e questo finale di Bergoglio. L'immagine: il Vangelo, che doveva essere nelle mani del neo eletto Papa Bergoglio, lasciato su un tavolino, con le pagine voltate dal vento. E lo scranno papale vuoto.

Bergoglio, non presentandosi a un concerto voluto da Ratzinger, aveva così rimarcato, platealmente, il suo essere nuovo. Totalmente discontinuo rispetto a Ratzinger, lo statico conservatore, destinato ad essere emarginato sempre più in un mondo in rapido e profondo cambiamento. Quel tipo di esordio, visto ai TG, non mi piacque affatto: avrebbe potuto annullare il concerto e nessuno se ne sarebbe accorto, ad esclusione dei musicisti e dei tecnici. Ma il Papa rivoluzionario, volle fare un gesto eclatante, in modo che tutti i TG di quasi tutto il mondo ne parlassero e ritrasmettessero le immagini dello scranno vuoto e delle pagine al vento, per diversi giorni. Il suo essere nuovo lo portò ad accettare la sfida che gli lanciò quella volpe del mestiere di giornalista che era Eugenio Scalfari. Una discussione a tutto campo sull'esistenza di Dio. Come ho avuto modo di scrivere già su questo giornale, il Papa Rivoluzionario, ne uscì suonato, perché, incredibilmente, non poteva averla vinta con uno che non era disposto a compiere il famoso "atto di fede". Tutti sanno che Il problema dell'esistenza o non esistenza di un Dio è irresolubile. Non si risolve, né discutendo ad altissimo livello, vedi ad esempio il recentissimo volume di 610 pagine "DIO la scienza, le prove. L'alba di una rivoluzione". Con prefazione del premio Nobel per la Fisca, Robert w. Wilson e di Antonino Zichichi per l'edizione italiana. 

A maggior ragione non se ne può venire a capo con discussioni a basso livello (come furono quelle con Scalfari) che potrebbero momentaneamente collegare l'esistenza o meno, al vincitore di una scazzottata, come nel capolavoro di Ingmar Bergman, Il posto delle fragole. DIO la scienza, le prove, tra l'altro e bella novità, sembra dar ragione alla celebre affermazione di un grande scienziato del 1800, Louis Pasteur: "Poca scienza allontana da Dio. Molta scienza avvicina a Dio." La lettura di un libro del genere, anche se, ovviamente, non può convincere né atei, né agnostici, li mette però nella condizione in cui viene a trovarsi chi ha approfondito le discussioni, aggiornandole con le conoscenze: siamo di fronte a una svolta nel materialismo. Così nuova e importante, da arrivare a ipotizzare un'evoluzione intelligente. Allora, ricordando la sfida di Scalfari che Bergoglio accettò, sorge naturale consigliargli di darsi a una simile lettura, invece di perdere tempo a polemizzare con tutti quelli che ricordano il suo esordio e l'inevitabilità del vicolo cieco in cui si sarebbe cacciato.

Chi vuole rendersi conto della posizione assunta dal rivoluzionario Bergoglio, può leggere e magari approfondire il punto fatto dall'esperto Gaetano di Thiène Scatigna Minghetti dell'ottobre del 2020.  "Bergoglio tradisce San Francesco d'Assisi e travalica la lezione del Vangelo. Analisi della nuova enciclica del Papa e della sua dichiarazione sugli omosessuali in cerca di Dio": 

“Chi crederà e sarà battezzato -recita un significativo versetto tratto dal Vangelo di Marco- sarà salvato ma chi non crederà sarà condannato”. Bergoglio ha cancellato questa affermazione pronunciata dal Signore nel corso del proprio magistero pedagogico, prima del supplizio sulla croce, pur di seguire le ubbie che gli ottenebrano la mente, in maniera parossistica. Ciò è molto grave perché, con disinvoltura, egli travalica la lezione del Vangelo e l'esperienza di vita del “più santo degli Italiani, del più Italiano tra i Santi”, del quale si proclama imitatore e virtuale discepolo: ossia Francesco d'Assisi, che volle morire sulla nuda terra in segno di grande umiltà e di infinita modestia, che nasceva da “Madonna Povertà”, alla quale volle rendere sempre un ligio omaggio in modo virile, mai sdolcinato, mai snervato, mai arrendevole, con matura essenza: Francesco, il Santo Patrono d'Italia.

Ecco, infine, la domanda che vorrei fare a Bergoglio che si fatica a chiamare Santissimo Padre. Il suo esordio è stato uno schiaffo, uno sfregio, alla memoria di Ratzinger: scranno pontificio vuoto e pagine del Vangelo al vento. Vista la brutale durezza dell'esordio (poteva benissimo avvertire che, per motivi economici, quello sarebbe stato l'ultimo concerto), pensa che possa esserci qualcuno che non prevedesse il tipo di rapporto che ha voluto con Ratzinger? Quante volte ha criticato l'istituzione di un Papa Emerito? Evidentemente le dava fastidio. Lasci perdere padre Georg e, un'altra volta, non aspetti che uno sia morto. per dire che è stato usato contro di lei.