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Cronache
Papa e seminaristi, il prete gay: "Non siamo stupiti. Serve tornare umani..."
Papa Francesco e don Malù

Papa e seminaristi, il prete gay: "Non siamo stupiti. Serve tornare umani..."

È successo lunedì 20 maggio ma la notizia si è diffusa nei giorni successivi. Mentre in un incontro a porte chiuse tra papa Francesco e la CEI si discuteva dell'ammissione nei seminari di candidati dichiaratamente omosessuali, il pontefice si è espresso in modo contrario perché nei seminari "c’è già troppa fr*ciaggine”. L’indiscrezione è stata riportata da Dagospia e poi dai giornali italiani e ha fatto presto il giro del web, suscitando indignazione e incredulità soprattutto tra le persone credenti LGBTQ+. La violenza e la volgarità delle parole utilizzate non è attutita nemmeno dalle scuse riportate martedì 28 maggio dalla sala stampa vaticana: “Il Papa non ha mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi, e rivolge le sue scuse a coloro che si sono sentiti offesi per l'uso di un termine, riferito da altri”.

Le dichiarazioni del pontefice e la loro formulazione all’interno di una riflessione sull’ammissione delle persone LGBTQ+ ai seminari rivelano una grande lacuna: l’ascolto e la piena considerazione delle voce dei presbiteri queer e delle persone LGBTQ+ che vivono i seminari. In tutta la loro complessità: le fatiche dell'essere marginalizzate, la sofferenza di vedere tanta incomprensione, la gioia di vivere la propria vocazione, la meraviglia dell'integrazione tra fede e queerness.

Il commento di Marco Luca Bertani (don Malù)

Qual è l’esperienza di un prete omosessuale? Ne parla ad Affaritaliani.it Marco Luca Bertani (don Malù): “In questo periodo abbiamo letto su vari post e testate di giornale news e commenti su posizioni varie della Chiesa e del magistero su svariate tematiche. Ad accendere gli animi le ultime due uscite sulla questione ministeriale delle ‘donne diaconesse’ e sul ruolo della donna nella comunità ecclesiale e le parole che a quanto pare papa Francesco ha utilizzato per riferirsi alla situazione dell’accoglienza o non accoglienza di persone omosessuali nei seminari e di riflesso nel ministero sacerdotale".

Don Malù: "Dal Papa non le parole che si vorrebbero sentire da chi è chiamato a testimoniare l'Amore envagelico"

"Il tema della sessualità, dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere, la parità dei diritti e dei doveri, il grande mostro Queer del quale in molti hanno paura, è ad oggi nella Chiesa e nella società nella quale peraltro la Chiesa è inserita, tema e domanda pulsante, forse intrisa di paura, forse imbarazzo, forse semplice ignoranza. Parole nuove? No! Concetti nuovi? Parole che mi hanno stupito? Ancor meno. La differenza è semplicemente che questa volta sono state dette con un linguaggio scherzoso e goliardico, privo di qualsiasi filtro istituzionale, che hanno il sapore più di una birra machista presa al bar tra amiconi che parole che si vorrebbero sentire da chi è chiamato ad essere il simbolo di una Chiesa che si fa testimone del messaggio di Amore evangelico", prosegue Bertani.

Il religioso prosegue: "Ma se andiamo oltre, non per sminuire la portata e il peso delle parole, al come è stato detto e ci soffermiamo sul cosa è stato detto forse la vera domanda non risiede nel se si possano accogliere o non accogliere omosessuali nei seminari, accoglienza che per altro nella concretezza della prassi è sempre avvenuta e sempre avverrà anche solo per necessità numerica, e neanche la possibilità di accesso al ministero ordinato a ciò che non è definito maschile ma cosa pensa realmente il papa e il suo entourage dell’omosessualità, della figura ‘donna’ e soprattutto che visione reale e concreta ha la Chiesa e le sue gerarchie della sessualità in genere e delle sfumature che essa può prendere. Nelle ultime dichiarazioni formali e non formali di papa Francesco rileggo un nulla di nuovo rispetto all’instabilità che si vive nella Chiesa in questo gioco dinamico tra detta ‘accoglienza’, ‘amore a prescindere’ e ‘valorizzazione del singolo carisma’ che poi fa fatica a trovare incarnazione in una prassi che sia concretizzata nella vita reale".

"La chiesa ha fatto tanti passi avanti? Diciamo che sta camminando..."

Don Malù continua: "Dire ad una persona che è amata e poi nei momenti di comunione festa e condivisione dell’amore chiederle di cibarsi delle briciole avanzate chiudendosi e nascondendosi nello sgabuzzino non è propriamente quel che si direbbe amore. Le questioni perciò sul piatto sono tante e scottanti. Oltre al tema LGBTQI+, il ruolo attivo e riconosciuto della donna nella prassi della vita pastorale e liturgica delle nostre comunità, mi pare che sia ora necessaria una vera evoluzione umana, una vera educazione all’amore evangelico, una promozione di concetti morali che non abbiano più il sapore di moralismi ma che siano stimolo di promozione alla vita buona. Tenere insieme i pensieri e le sensibilità certo non è semplice è vero ma abbiamo un buon Maestro che ci ha preceduto e che ha tracciato la via sulla quale camminare. Forse siamo usciti un po’ fuoristrada ma non è mai tardi per rimettersi sulla via".

"Mi capita di sovente sentire chi in uno sguardo positivistico afferma che nonostante tutto la Chiesa ha fatto tanti passi. Mi verrebbe da dire: ‘Tanti non lo so. Di certo sta camminando’. E il cammino è lungo, faticoso, doloroso, e necessita continuamente di quella grande purificazione mentale, spirituale ed esistenziale che passo dopo passo, forse fra decenni, forse fra millenni, la porterà ad avvicinarsi allo stile evangelico di Gesù Cristo. Come persona queer, prete, gay e attivista, parte della Chiesa e della cosiddetta Comunità LGBTQI+ mi ritrovo ad osservare e ascoltare la sfida che oggi più che mai si impone necessaria in questo mondo: ritornare alla persona. Ritornare a essere umani. Abbassare il dito del giudizio e le proprie difese rassicuranti aprendo la mano all’accoglienza di quella storia che ci viene donata e che oggi chiede di essere ascoltata. Forse è utopia? Forse è un sogno? Qualche anno fa uno di nome Gesù ci ha dato l’esempio. Un esempio che ha cambiato la storia per tante persone e che ha fatto di tante storie fragili e ferite prodigio di luce per questo Mondo. Chissà!”, è la conclusione del parroco.

Lo Negro (Giovani Cristiani LGBT): "Parole molto dolorose per la comunità"

Anche Rosario Lo Negro, attivista nei gruppi Giovani Cristiani LGBT e Cristiani LGBT+ di Sicilia e membro del Comitato nazionale del Cammino Sinodale italiano, ha trascorso un periodo in seminario. A partire dalla sua esperienza commenta: “Penso che il Papa abbia detto una grande verità, che per altro ha un effettivo riscontro in alcuni studi sociologici: nei seminari c’è troppa frociaggine. La maggior parte di noi avrà sentito pronunciare, almeno una volta, al di fuori dei contesti strettamente ecclesiastici considerazioni circa l’orientamento sessuale di seminaristi e preti, e non solo come critica valutativa, ma  come constatazione descrittiva.  Quindi il problema dove sta? Innanzitutto nell’uso del termine “frociaggine”, termine fortemente offensivo specialmente se usato da un capo religioso in un contesto in cui l’omolesbobitransfobia è ben evidente. Possiamo anche considerarlo uno “scivolone”, ma l’effetto che questo ha avuto nelle persone LGBTIQ+, specialmente quelle cattoliche, è stato molto doloroso: in queste ore in molti stiamo condividendo le nostre sensazioni ed emozioni tramite messaggi e chiamate, nei gruppi di messaggistica delle varie reti, anche per provare a darci forza e sostenerci reciprocamente".

Lo Negro prosegue: "Non è secondario, però, l’ambito di discussione in cui si inserisce questa uscita infelice. Si parla infatti dell’accesso ai seminari, e di conseguenza all’ordinazione presbiterale, di uomini omosessuali (se possiamo racchiudere tutti gli orientamenti sessuali non-etero in questo termine). Bisognerebbe considerare le conseguenze negative che tali affermazioni possono causare: nei seminaristi e nei preti omosessuali, innanzitutto a livello emotivo di frustrazione, vergogna e senso di colpa e per ricaduta nell’omofobia che si può sviluppare in molti di loro; e poi tutte quelle strategie che si potrebbero applicare per ‘prevenire’ l’ordinazione di persone omosessuali, come ad esempio la ‘caccia alle streghe’ nei seminari o tra confratelli presbiteri e le terapie riparative".

"Virata conservatrice del papa? Forse no"

Riguardo alla virata conservatrice che il papa ha intrapreso, sto iniziando a dubitare del fatto che sia una vera e propria virata. Non nego i passi avanti che si sono fatti – che attribuisco più che altro alla fruttuosa testimonianza dei tanti gruppi di persone LGBTIQ+ cristiane specialmente in Italia – come un continuo ping-pong in cui c’è un solo giocatore (il Papa e il suo entourage) e noi persone LGBTIQ+ cattoliche siamo la pallina: continuiamo ad essere sbattuti da un lato all’altro del tavolo in questo gioco bipolare tra divenire e immobilità, oggi ci si illude di essere ascoltati e riconosciuti, domani il vento cambierà e ci sarà sbattuta l’ennesima porta in faccia".

"Una cosa però è certa, almeno per me: la delusione non deve fermare la speranza, che cristianamente è una speranza agita, che si costruisce. Considero sia il mio orientamento sessuale e la mia identità di genere sia la mia fede cristiana allo stesso livello costitutive della mia identità, senza una delle due non mi sentirei più me. Di qui l’impegno a perseverare, a essere ‘voce’ e profezia, testimonianza e monito, perché chi verrà dopo di me possa non vivere le esperienze negative che ho vissuto io, ma possa fiorire nella sua particolare vocazione in una Chiesa viva e che ama", spiega Lo Negro.

Quindi le conclusioni: "Il contesto di seminario che ho vissuto io non è stato molto bello. Riguardo proprio a queste tematiche si percepiva il clima teso della ‘caccia alle streghe’, naturalmente sempre correlata alla lotta alla pedofilia e alla ‘doppia vita’ dei seminaristi e preti omosessuali. Oltre ai continui moniti sulla trasparenza, le maschere, il ‘bene della Chiesa’, ho purtroppo dovuto vivere anche l’esperienza delle terapie riparative. E una delle giustificazioni a queste pratiche si trova proprio nella Ratio del 2016, quando si parla di tendenze omosessuali transitorie e profondamente radicate. Infatti, le tendenze omosessuali transitorie, secondo la Ratio, possono essere e, per accedere all’ordinazione, devono essere risolte”.

Spina (Progetto Adulti Cristiani LGBT): "Influenza negativa della cerchia del papa"

Anche Paolo Spina, membro del comitato del Progetto Adulti Cristiani LGBT e dell’associazione Tenda di Gionata, ha trascorso un periodo in seminario. Aggiunge: “Innanzitutto mi piacerebbe sapere se della parola ‘frociaggine’ il papa conosca il significato in italiano e il senso dispregiativo. Non vorrei che, come è accaduto ad esempio per la teoria del gender, sia il frutto dell’ennesima influenza negativa che le persone della sua cerchia hanno su di lui. Questo non lo deresponsabilizza o lo giustifica, ma sottolinea semmai almeno due problemi di questo pontificato. Il problema della comunicazione - cioè spesso affermare quasi tutto e il contrario di tutto - e anche un problema di scelta dei collaboratori e delle persone fidate".

"Quindi non voglio fare l'esegesi o l'ermeneutica della dichiarazione del papa ma vorrei leggervi la sua preoccupazione per un problema reale nella Chiesa: quello della formazione dei presbiteri. Questo non significa che tale parola molto più adatta a un'osteria o una caserma e non sulle labbra del Sommo Pontefice non mi abbia fatto soffrire tanto. Mi addolora però conoscere la sofferenza che tali affermazioni possono arrecare a preti e seminaristi omosessuali che sono uomini equilibrati, amorevoli e dediti alla causa del Vangelo.Vorrei spostare il focus dal fatto che il papa che in tante altre occasioni ha avuto parole di accoglienza nei riguardi della comunità queer - per quanto un uomo della sua età e della sua forma posso averne e per quanto siano assolutamente ancora molto lontane da quanto la Chiesa cattolica potrebbe fare in termini di comprensione reale della nostra comunità - e rivolgere l’attenzione su quello che invece può essere un problema. Non l'orientamento sessuale dei candidati al presbiterato quanto il loro equilibrio umano affettivo, psicologico e sessuale".

"Inaccettabile porre l'orientamento sessuale come unico criterio di valutazione per l'accesso al presbiterato"

Spina aggiunge: "Io ho fatto un percorso di discernimento e da parte di parte dei formatori stesso sono stato vittima del famoso documento ancora in vigore nella Chiesa cattolica che impedisce non a una persona con orientamento omosessuale ma a ‘una persona con tendenze omosessuali profondamente radicata’ di entrare in seminario e di diventare diaco e presbitero. Questo secondo me è un atto questa norma e l'applicazione di essa che è stata applicata anche con me è un vero atto di omofobia, cioè di paura paura di conoscere realmente una persona per quella che essa è".

"Questa palese omofobia si concentra soltanto sull'orientamento sessuale e non osa nemmeno chiamarlo così. Lo chiama ‘tendenza’, quindi rompendo l'unicità della persona, disgiungendola da ciò che la persona sente nel proprio cuore da come agisce e da chi essa è. Tiene solo l'orientamento buttando via tutto il resto. Già la discriminazione sull'orientamento è grave. Assumerlo in maniera erronea come unico criterio di valutazione per l'accesso al presbiterato lo reputo inaccettabile nel 2024. Vorrei luoghi di formazione dove finalmente si considera se un seminarista è equilibrato, umano, pronto al contatto con i fratelli e le sorelle che dovrà servire nel ministero. Non che venga analizzato solo in relazione al suo orientamento sessuale”, sono le conclusioni.

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