Cronache
Pasolini fu ucciso perché voleva recuperare le pellicole del suo film
Il regista si sarebbe recato all'Idroscalo di Ostia per cercare di riavere le pellicole. Il legale di Pelosi: "Si va verso la verità"
Pasolini fu ucciso perché voleva recuperare le pellicole di "Salò e le 120 giornate di Sodoma"
L'omicidio di Pier Paolo Pasolini potrebbe essere legato al furto delle pellicole originali di alcune scene del suo film "Salò e le 120 giornate di Sodoma", che era ancora in produzione: lo scrittore-regista sarebbe andato all'Idroscalo di Ostia, dove poi è stato ucciso, proprio per riuscire a recuperarle. È questa l'ipotesi che emerge dalla relazione finale della Commissione parlamentare Antimafia della scorsa legislatura, resa nota oggi 16 dicembre. In questa ipotesi, aggiunge la Commissione, sarebbero coinvolti nel delitto "gruppi malavitosi di rilievo" come la Banda della Magliana.
Nella relazione depositata dalla Commissione viene anche precisato che "appaiono ormai del tutto improbabili soluzioni di carattere giudiziario, ma resta utile, in prospettiva storica, che le ricerche sul movente e sulle modalità dell'aggressione che causarono la morte di Pasolini, entrambe mai chiarite, siano eventualmente riprese alla luce dei pur embrionali rilievi emersi dalla attività della Commissione di inchiesta".
"Ci sono tantissimi punti di contatto che scagionano Pino Pelosi: avevamo già segnalato in passato il furto delle pellicole e il fatto che Pelosi si fosse proposto a Pasolini come mediatore, visto che conosceva gli autori del furto, ovvero i due fratelli Franco e Giuseppe Borsellino che abitavano nel suo quartiere (entrambi poi defunti). Pelosi aveva detto che dietro il furto c'era un regista, conoscente lo stesso Pasolini. Tutte queste dichiarazioni lui le aveva rese al magistrato, ma non sappiamo se siano mai state prese in considerazione. Ora si sta andando verso la verità, che comincia a convergere verso quelle dichiarazioni fatte da Pelosi. Invito chi sa a parlare per porre alla vicenda". E' quanto sostiene Alessandro Olivieri, legale di Pino Pelosi, l'uomo condannato a quasi dieci anni di carcere per la morte di Pasolini e deceduto nel 2017, commentando la relazione dell'Antimafia secondo cui l'omicidio di Pasolini sarebbe legato al furto delle pizze di pellicole di alcune scene del film "Salò o le 120 giornate di Sodoma".