Cronache

Patatine fritte, Belgio contro l'Ue: "Vogliono vietarle"

Il Belgio lancia la 'crociata' delle patatine fritte. Ma l'Ue rassicura Bruxelles

BELGIO: MINISTRO CONTRO UE, PATATINE FRITTE 'NON SI TOCCANO'

Il Belgio lancia la 'crociata' delle patatine fritte. Note in tutto il mondo con il nome di 'french fries', 'frites' in francese, sono il simbolo della cucina belga, Bruxelles ne è infatti il primo esportatore al mondo. E' per questo che il ministro del turismo fiammingo Ben Weyts ha preso carta e penna e ha inviato una lettera al Commissario europeo per la Sicurezza alimentare, Vytenis Adriukaitis, sostenendo che l'Unione Europea "minaccia la cultura delle 'frites'. Motivo del contendere: l'accusa della Ue di contenere acrilammide, un composto chimico cancerogeno che si forma quando gli alimenti contenenti amido vengono cotti ad una temperatura elevata.

Per Weyts, però, il caratteristico processo di cottura delle 'frites' è irrinunciabile. Le patatine belghe vengono tagliate in tre diverse misure e fritte una volta a temperatura media, prima di essere congelate e fritte nuovamente ad una temperatura più elevata: è questa doppia cottura che le rende così buone, spiega Weyts nella missiva al Commissario Adriukaitis. Il ministro si dice un "sostenitore della lotta all'acrilammide", ma ribadisce che in nessun caso si debba rinunciare alla doppia cottura delle 'frites', che Weyts erge a patrimonio culturale del Belgio. Una presa di posizione, quella del ministero e leader indipendentista fiammingo, fortemente criticata dal deputato europeo ecologista Bart Stae convinto che così si "metta in pericolo la lotta contro il cancro". Sul tema si sono pronunciati esperti e nutrizionisti, tra i quali il tossicologo dell'Università di Lovanio Alfred Bernard che, in un intervento del 2015 sul quotidiano Le Soir - ricorda L'Express - sosteneva che consumare "frites una volta a settimana è già troppo".

ALIMENTI: UE RASSICURA, LE FRITES BELGHE NON CORRONO RISCHI

La Commissione Europea "non ha alcuna intenzione, ripeto alcuna intenzione, di bandire le 'frites' belghe o ogni altro tipo di fritto che esista. Il presidente, il commissario europeo Vytenis Andriukaitis e il collegio sono molto affezionati alla cultura e alle tradizioni gastronomiche che arricchiscono l'Europa e i suoi Stati membri. Per riassumere, la frite c'est chic". Così il portavoce della Commissione Europea Margaritis Schinas rassicura, durante il briefing giornaliero con la stampa a Bruxelles, sul destino delle 'frites', le patatine fritte, piatto nazionale e vanto del Belgio. Il ministro fiammingo della Cultura, Ben Weyts, del partito nazionalista N.Va, era insorto, riporta l'Het Nieuwsblad, contro progetti della Commissione Europea volti a contrastare la presenza negli alimenti dell'acrilammide, una sostanza che si forma naturalmente nella cottura ad alte temperature degli alimenti ricchi di amido, come appunto le patate. Si produce in seguito ad un processo chimico detto 'reazione di Maillard', spiega l'Efsa (European Food Safety Authority), che è la stessa reazione che rende i cibi abbrustoliti e anche più gustosi.

L'acrilammide si trova in alimenti come patatine e patate fritte, appunto, pane, biscotti e caffè. E' cancerogeno e genotossico per gli animali, ma "le prove desunte da studi sull'uomo che l'esposizione alimentare all'acrilammide provochi il cancro sono invece limitate e poco convincenti", secondo l'Efsa. Fu scoperto per la prima volta nel 2002, ma è probabile che esista da quando è stata inventata la cottura, continua l'Efsa. Il fatto è che le 'frites' belghe sono particolarmente gustose, per chi ama il genere, proprio perché rifritte: non vengono precotte, ma gettate crude nel grasso bollente, scolate e poi fritte di nuovo. Un procedimento che aumenta il gusto (e le calorie), ma anche la quantità di acrilammide. "E' precisamente per questo motivo che abbiamo le migliori patatine fritte del mondo e non ho intenzione di rinunciarci", ha proclamato il ministro fiammingo. Il giornalista belga che ha posto la domanda in sala stampa ha fatto notare che, nel caso la Commissione Europea volesse davvero "attaccare la cultura delle frites", in Belgio si solleverebbe un'indignazione unanime, sia da parte vallone che fiamminga.