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Rearme Europe, il generale Camporini: “Seguiamo le regole Nato e riuniamo le tecnologie belliche”

Ex capo di Stato Maggiore, Vincenzo Camporini spiega il percorso per una forza bellica Ue: “Sistemi comuni e segreti industriali condivisi”

Rearme Europe, il generale Camporini: “Seguiamo le regole Nato e riuniamo le tecnologie belliche”

L'Europa si riarma ma lo sforzo vero è costituire un esercito unico Ue. Per il già Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini, la missione "è possibile" ma con una serie di condizioni che vanno dalla volontà politica, all'adozione del modello Nato, sino alla condivisione delle industrie belliche europee. "Perchè nell'Arte della guerra, Sun Tzu scrive che la capacità di convincere l'avversario a desistere porta a una convivenza pacifica".

Generale, la presidente della Commissione Von der Leyen afferma che “la sicurezza Ue è in crisi, è ora del coraggio”. Poi ha citato Alcide de Gasperi, sottolineando la necessità di una difesa comune "come deterrente" per chi minaccia l'Europa unita. Lei è d'accordo con questa visione?

“Certamente sì: ho fatto una carriera nelle Forze Armate e ho sempre avuto ben chiaro il concetto di Sun Tzu (l'autore più antico testo di arte militare, L'arte della guerra, ndr) che l'esercito migliore è quello che vince senza combattere. Il concetto di deterrenza è fondamentale e quindi è giusto che di fronte ad un cambiamento del paradigma dei rapporti internazionali che con Trump sono basati su rapporti di forza, ci si attrezzi per aver la forza”.

Più spesa in armi si traduce in una difesa europea? Oppure in un Rearme Europe dei 27 membri?

“Sono due concetti che devono essere messi a sistema ma chiaramente separati. Vogliamo parlare di capacità europea di difesa? Benissimo: oggi ognuno ha il suo Esercito, la sua Marina e la sua Aeronautica e l'unico modo per farli lavorare insieme è quello vigente in campo Nato che ha un sistema di comando e controllo efficace, con quartier generali che utilizzano le forze che i singoli Paesi mettono a disposizioni per esercitazioni e operazioni. Questo modello può essere trasferito in un ipotetico futuro Sistema Europeo quando i nostri governanti decideranno di mettersi d'accordo. Oggi serve tenere conto che il nostro grande alleato non sembra più determinato a sostenere lo sforzo comune, così bisogna dotarci delle cose che non abbiamo mai sviluppato perché ce le davano gli americani”.

A quali mezzi e strumenti militari si riferisce in particolare?

“Penso a un sistema di difesa antimissile che ci renda non vulnerabili. Se un Paese europeo fosse stato oggetto di un attacco missilistico come quello dell'Iran contro Israele, avrebbe avuto qualche decine di migliaia di morti. Gli europei devono sviluppare un sistema di difesa missilistica. L'altra capacità che deve essere sviluppata è la raccolta di informazioni per avere un quadro di intelligence completo. Con i sistemi satellitari gli Stati Uniti sono nella possibilità di controllare ogni chilometro quadrato con la possibilità di rivisitazione in tempi compatibili. L'Italia ha il Cosmo SkyMed, i tedeschi e i francesi ne hanno uno loro con immagini belle ed efficaci ma con tempi di rivisitazione di 10-12 ore”.

Sarebbe sufficiente il controllo dai satelliti?

“No, bisogna dotarsi di capacità specifiche che non abbiamo mai sviluppato, come i missili terra-terra del sistema HIMARS che gli americani hanno sviluppato e dopo molta insistenza hanno fornito anche agli ucraini: 330 km di distanza sono una capacità significativa e noi non li abbiamo. E questo solo per dare alcuni esempi”.

Per la sua esperienza l'industria bellica europea può competere con Cina e Usa?

“Dal punto di vista delle tecnologie, le industrie Europee hanno la stragrande maggioranza di ciò che è disponibile. Non vedo eccessiva difficoltà per arrivare a prodotti di qualità. C'è un serissimo problema ed è che le tecnologie sono disperse nei Paesi e ciascuno è geloso. Non si è mai sviluppato un mercato comune dei sistemi d'arma ma c'è un articolo specifico del Trattato sul Funzionamento dell’UE (art, 346)  che dice che in caso di problemi relativi alla sicurezza nazionale, i Paesi sono esentati dall'obbligo di gare internazionali e possono rivolgersi al mercato interno. E' stato utilizzato da tanti Paesi con aberrazioni particolari. Un esempio: c'è bisogno di carri armati nuovi e la Germania ne sta sviluppando due in due aziende diverse. Così moltiplichiamo i costi di sviluppo e otteniamo sistemi eterogenei e non possono essere alimentati da un'unica catena logistica. In Afghanistan avevo truppe spagnole nell’area di nostra responsabilità, ma se c'era un guasto ad uno dei loro mezzi il ricambio doveva arrivare dalla Patria. Questo diminuisce la capacità operativa e aumenta tragicamente i costi. Bisogna rimediare con una politica Ue volta a convincere suggerire, obbligare le industrie europee a lavorare insieme”.

Generale, nel 2015 ha scritto il volume: “La dimensione militare dell'Unione Europea. Origini, entusiasmi e speranze”. Passato qualche anno e la sua speranza si sta realizzando: ma come unificare 27 divise, 27 organizzazioni, 27 armamenti diversi e logistiche e persino una babele linguistica?

"La babele linguistica si risolve con l'inglese. Ma pensare a un'impresa a 27 è pura idiozia. E' chiaro che siamo nella situazione in cui ci deve essere un nucleo di avanguardia come con la moneta unica o lo spazio Shengen con Paesi che hanno la volontà di realizzarla. Con Francia, Germania e auspico l'Italia; ci deve essere collegamento stretto con Uk e Polonia. Poi si costituisce un nucleo centrale che opererà con il criterio della maggioranza qualificata per decidere cosa fare. Questi Paesi metteranno le Forze Armate agli ordini di un comando centrale a somiglianza Nato”.

Tempi per un esercito comune?

“Quando i miei nipotini avranno i capelli bianchi potremmo avere un esercito comune”.

Generale, “Si vis pacem para bellum” è ancora valido?

“Sun Tzu sostiene che la capacità di convincere a desistere l'avversario è una formula che porta a una convivenza. Se non sarà pace e amore fraterno sarà una convivenza pacifica”.

Chi è Vincenzo Camporini

Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica dal 2006 al 2008 e sino al 2011 Capo di Stato Maggiore della Difesa (2008-11) ora è consulente dell'IaI, l'Istituto per gli Affari internazionali, il tink tank fondato dall'energia di Altiero Spinelli nel 1965. Alle elezioni Europee 2024 è stato candidato a Bruxelles.

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