Cronache

Riaperture, Draghi dice alle discoteche: no tu no. E arrivano i ricorsi al Tar

Pasca (Presidente Silbe): "Gli assembramenti ci sono solo nei locali da ballo? Riaprono addirittura i centri sociali"

I dati del contagio restano buoni e il governo Draghi vara il piano di riaperture, dal quale restano escluse le discoteche. Che ora si preparano a una pioggia di ricorsi al Tar.

Sono circa mezzo milione gli italiani, di ogni fascia di età (giovani e meno giovani) che, ormai alle porte dell'estate, dopo una chiusura ininterrotta di quasi un anno e mezzo, vorrebbero riprendere a scendere in pista. Vogliosi di dare ossigeno a un’attività imprenditoriale, quella dei locali da ballo, con numeri alquanto considerevoli: 2.500 imprese, 50.000 dipendenti e un fatturato complessivo (per il 2019) di circa 5 miliardi di euro.

Di fronte alla decisione del Consiglio dei Ministri, percepita come iniqua, di mantenere chiuse le sale da ballo e locali assimilati a tempo "indeterminato", molti gestori del settore hanno deciso, tramite l’Associazione Giustitalia, di impugnare davanti ai Giudici Amministrativi dei propri Tar (competenti territorialmente), il nuovo Decreto che sembra aver dimenticato completamente questo settore. Tramite più ricorsi ai Tribunali Amministrativi Regionali, patrocinati dagli Avvocati dell’Associazione Giustitalia, gli esercenti del settore chiedono alla Magistratura amministrativa l’annullamento del nuovo Dpcm nella parte in cui impone il mantenimento della chiusura delle discoteche e dei locali da ballo all’aperto. Nulla da dire invece, ovviamente con tutte le dovute precauzioni sanitarie, per l’obbligo di indossare la mascherina anche mentre si balla.

Spiega Maurizio Pasca, presidente Silb-Fipe (Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento di Ballo e di Spettacolo): “Il governo deve spiegarci perché dobbiamo rimanere ancora chiusi visto che riaprono addirittura i centri sociali. Non riesco a capire i motivi di questo accanimento nei confronti del settore dell’intrattenimento e dello spettacolo, che dà lavoro a migliaia di famiglie. Il 30% delle discoteche italiane ha già chiuso definitivamente. L’esimio economista Draghi ci deve spiegare come può un’azienda rimanere in vita dopo 15 mesi di chiusura dovendo pagare le utenze e tutti gli altri costi, siamo completamente ignorati. Non aprono le discoteche perché hanno paura degli assembramenti? Gli assembramenti li vediamo quotidianamente dappertutto, - continua Pasca - basta andare all’Ikea, a un mercato rionale oppure nei bar durante gli aperitivi. I 3 milioni di persone che frequentano i luoghi del divertimento questa estate dove andranno se le discoteche sono chiuse? Certamente in luoghi abusivi e incontrollati. E non dimentichiamo anche i locali da ballo, dove ci va gente over 50 e dove si balla con distanziamento, perché chiudere anche questi locali?”, conclude Pasca.