Roma, uomo muore 48 ore dopo trapianto di cuore. San Camillo: "Era perfetto"
Lorenzin: "Notizia gravissima e singolare per sistema italiano, se ci sono state falle agiremo di conseguenza". L'organo proveniente dal San Raffaele di Milano
Morto dopo trapianto: medici, cuore donatore era perfetto
"Tutto quello che si e' detto e' falso, il cuore del donatore era perfetto". Cosi' i medici dell'ospedale San Camillo di Roma, in conferenza stampa in merito al caso dell'uomo morto dopo un trapianto cardiaco. ". Il paziente deceduto era un paziente critico, era un uomo di 61 anni, diabetico, piu' volte ricoverato per scompenso cardiaco grave. Le complicanze del trapianto, che purtroppo possono avvenire - hanno spiegato i medici - non sono dovute al cuore trapiantato".
Morto dopo trapianto: dg S.Camillo, cuore era sano, noi eccellenza
"Tutte le procedure necessarie al trapianto di cuore sono state rispettate e seguite le linee guida. E' stata eseguita una valutazione del cuore del donatore attraverso un elettrocardiogramma e una ecocardiografia, che hanno esaminato l'organo a livello strutturale e funzionale, oltre a una coronarografia. Tutti i test sono risultati negativi". Lo ribadisce in una nota il Direttore Generale dell'ospedale San Camillo di Roma, Fabrizio d'Alba, in merito all'uomo morto dopo un trapianto di cuore. "La rete trapiantologica - sottolinea d'Alba - ha certificato che il cuore rispettava i criteri di idonieta'. La stessa valutazione e' stata certificata dall'equipe del San Camillo che ha proceduto all'intervento. Il nostro ospedale esprime nel campo dei trapianti un'eccellenza riconosciuta a livello nazionale ed internazionale. Nel Centro trapianti - dal 2001 - sono stati effettuati 218 trapianti di cuore e 101 di cuore artificiale".
TRAPIANTI: MUORE DOPO IMPIANTO DI CUORE MALATO, LORENZIN ANNUNCIA VERIFICHE
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, annuncia "immediate procedure di controllo e verifica" sul caso di un uomo cardiopatico morto all'ospedale San Camillo di Roma dopo il trapianto di un cuore secondo quanto emerge da un'inchiesta aperta a Roma e passata a Milano per competenza territoriale in quanto l'organo impiantato sarebbe giunto dal San Raffaele. L'uomo, un 60enne, è morto a 48 ore di distanza dal trapianto di cuore che avrebbe invece dovuto salvargli la vita. La persona cui l'organo era stato espiantato era invece un milanese 50enne morto dopo un malore in piscina.
LORENZIN: "NOTIZIA GRAVISSIMA"
"Si tratta di una notizia gravissima", commenta Lorenzin a 'Circo Massimo' su Radio Capital, ma anche "singolare per un sistema come quello italiano. Noi - precisa infatti il ministro - con il Centro nazionale trapianti abbiamo procedure di massima sicurezza fra le migliori al mondo. Mi sembra uno di quegli errori tragici, ma anche inaccettabili. Vedremo se ci sono state delle falle e agiremo di conseguenza".
Morto dopo trapianto: S.Raffaele: no patologie cuore donatore
"In merito alla vicenda relativa ai presunti errori nel trapianto di cuore effettuato nel 2016 presso l'Ospedale San Camillo di Roma, con donatore proveniente dall'Ospedale San Raffaele di Milano, l'Ospedale San Raffaele precisa che il paziente di 48 anni arrivava al San Raffaele in seguito a una sindrome da annegamento e conseguente arresto cardiaco". E' quanto si legge in una nota diffusa dal San Raffaele. "Per tale ragione veniva immediatamente valutato per escludere l'infarto miocardico come causa dell'evento - prosegue la nota -. Gli esami strumentali, compresa la coronarografia, escludevano la presenza di patologie cardiache con particolare riferimento alle arterie coronarie. Come da protocollo, una volta accertata la morte con criteri neurologici e la non opposizione al prelievo di organi a scopo di trapianto, si e' provveduto alla trasmissione delle informazioni cliniche al Centro nazionale trapianti. L'ultimo giudizio di idoneita' e' stato espresso dal chirurgo trapiantatore in sede di prelievo di organo, come previsto dalla procedura nazionale validata dal Centro nazionale trapianti". "Cio' premesso l'Ospedale San Raffaele, rimanendo a disposizione degli organismi di vigilanza e controllo - si conclude -, non comprende la lettura dei fatti come finora riportati dagli organi di stampa. Auspichiamo che tali interpretazioni non pregiudichino la fiducia nel sistema trapiantologico italiano, limitando le aspettative di migliaia di pazienti italiani in attesa di un organo".