Cronache

Rovelli ora fa anche il critico cinematografico. Il film della Cavani? Puro marketing

Di Giuseppe Vatinno

Si noti come il Rovelli abbia di sé una visione tra mistica ed angelicata, un adolescente perseguitato dalla “immensa ipocrisia del mondo”

“Sono andato sul set a vedere le riprese, parlare con gli attori, meravigliosi, farmi incantare dalla loro bravura, dal loro affiatamento, dalla loro generosità, farmi cacciare via da Liliana ogni volta che mi impicciavo troppo e provavo a influenzare le scene... Confabulare con i personaggi straordinari che insieme creano la magia del cinema...”. Insomma la Cavani ha il suo daffare a tenere alla larga il novello concorrente. Con Nanni Moretti gli sarebbe sicuramente andata peggio.

Ma Rovelli non demorde e il film giunge a conclusione. Rovelli va a vedere la prima versione e così ci racconta – in stile melodrammatico - l’evento: “Fino al giorno in cui finalmente ho visto la prima versione del film completo, non ancora definitiva. E lì mi sono commosso alle lacrime. Perché ho ritrovato il filo di quel parlare profondo della vita…”.

Il Rovelli “piange”, si commuove, si strugge, si dimena: finalmente ha raggiunto l’Arte tutto grazie a quell’adolescente che si era arrapato per la Rampling ignuda e sadomaso in bretelloni di tanti anni prima. E così il film finisce alla Mostra del Cinema di Venezia “fuori concorso” dove la Cavani è stata premiata con un “Leone d’oro” alla carriera, che in genere si dà – absit iniuria verbis-  a chi non è riuscito a vincere quelli normali. Naturalmente la storia raccontata non c’ha assolutamente niente a vedere con le tematiche del libro, se non il titolo ed in un fisico personaggio.