Cronache
Scuola, professori contro Renzi: "Non voteremo più il Pd"
"Noi non voteremo più Pd perché indignati dal ddl la buona scuola". Decine e decine di messaggi di questo tenore continuano ad apparire sul profilo di Facebook di Matteo Renzi. Gli autori delle proteste via internet sono tanti professori che contestano la riforma della scuola messa in campo dal governo.
Resta alta la tensione all'interno del mondo scolastico, nonostante Renzi, dopo lo sciopero del 5 maggio, abbia tentato di aprire un dialogo.
Camusso a Boschi, arroganza copre mancanza di progetto - "Viene il sospetto che tanta arroganza che il governo mette nel negare le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola sia il segno che in realta' siano loro a non avere un progetto. E l'unica cosa che affermano e' semplicemente un principio di proprieta', il principio che c'e' un uomo al comando che deve dirigere tutto, che non ha alcuna idea di quella funzione di comunita' e integrazione che la scuola deve avere". Cosi' il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, replica al ministro Boschi, in un'intervista a RadioArticolo1. "Bisognerebbe dire al ministro - aggiunge il leader della Cgil - che quando il mondo della scuola si mobilita insieme agli studenti e alle famiglie, con le dimensioni di questo periodo, il governo dovrebbe porsi qualche domanda. Perche' a furia di dire che tirano dritti, non valutando le mobilitazioni, sembra che vogliano chiudersi in una torre d'avorio".
"Ma soprattutto vorrei dire al ministro - prosegue Camusso - che questa sua idea che la scuola sarebbe proprieta' del sindacato e' tipica di un governo che non vuole fare i conti col Paese. La scuola viene da una serie di riforme contrastate, come quelle targate Moratti e Gelmini. Riforme che teoricamente anche il governo ha detto che non andavano bene e che quindi richiedevano a loro volta una riforma". La scuola oggi e' il prodotto di quelle scelte, non certo di chi ha sempre cercato di difenderne i lavoratori e la funzione sociale di costruzione dell'integrazione". "Il governo - conclude il segretario generale della Cgil - dovrebbe rileggersi gli studiosi del lavoro che spiegano che non e' la singola scuola d'eccellenza a creare crescita e sviluppo, ma e' la diffusione dell'istruzione in un intero territorio a favorirla. Forse se ripartisse da li' si renderebbe conto di quante ragioni abbiamo per dire che il primo problema della scuola italiana e' la dispersione scolastica, la non costruzione di integrazione, la necessita' di essere nei luoghi di frontiera. E che non serve la scuola dei ricchi, perche' lo sviluppo del Paese si e' sempre creato quando l'istruzione si diffondeva e diventava conoscenza collettiva".