Cronache
Segre-Seymandi, dopo le "corna" svelate e gli insulti lei denuncia tutti. Ma il pm: "L'odio social? Non è diffamazione"
Torino, inchiesta verso l'archiviazione con questa motivazione: "Non possiamo più esigere che la critica abbia sempre toni eleganti"
Segre-Seymandi, il pm chiede l'archiviazione per l'odio sui social nei confronti della donna: "Insulti su Fb? Non è diffamazione"
Doccia gelata per Cristina Seymandi, la donna finita al centro delle cronache per un episodio avvenuto nell'estate del 2023. In una villa sulla collina di Torino la festa di annuncio delle nozze tra l'imprenditrice Seymandi e Massimo Segre, commercialista ed esperto di finanza, viene bruscamente interrotta da un annuncio pubblico del banchiere, che, microfono in mano, spiega che il fidanzamento è ormai rotto, a causa di presunti tradimenti di Seymandi. Lei, a sua volta, replicherà con analoghe accuse rivolte a Segre. La scena, ripresa da un investigatore privato, diventa virale sul web. Tutti si accaniscono soprattutto sui social contro la donna, offese e insulti di ogni tipo, così lei decide di denunciare diversi di questi leoni da tastiera, ma il pm Roberto Furlan che ha in mano il fascicolo ha deciso di chiedere l'archiviazione. Fanno discutere però le motivazioni.
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"Siccome vengono creati molti profili falsi, - scrive il pm - è difficile se non sostanzialmente impossibile su Facebook risalire alla compiuta identificazione del responsabile della diffamazione". Per questo e altri motivi, "gli elementi acquisiti nel corso delle indagini non consentono - scrive Furlan e lo riporta La Stampa - di formulare una ragionevole previsione di condanna. Ciò che è non è tollerato nel mondo reale, nel mondo dei social è quasi normale". Poi prosegue: "Come in alcune trasmissioni il cui successo si fonda sul dileggio". La giurisprudenza non può non adeguarsi a questa "evoluzione, certo criticabile e censurabile finché si vuole". "Il luogo e l’ambiente dove le offese sono pronunciate conta eccome". E nei social, dove noi scegliamo di vivere, "non pare neppure più esigibile che la critica ai fatti privati delle persone si esprima sempre con toni misurati ed eleganti". Con queste motivazioni di fatto il pm sdogana l'odio sui social: "Non è diffamazione".