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Cronache
Squid Game e il messaggio disumano ai bambini: intervenga la politica

Richiesto del perché della sua scelta rispose: “Si dice che certi film vogliono solo dimostrare che la violenza è male; ma in questo modo producono altra violenza, mostrandola sullo schermo. Un film veicola un messaggio. E, soprattutto, un film raggiunge lo spettatore per il tramite delle emozioni. Non è un qualcosa di razionale. Lo spettatore viene influenzato, catturato, raggiunto nel profondo e, probabilmente, alla fine la sua soglia di accettazione della violenza si innalzerà, perché vi sarà assuefatto”.

Dunque la violenza genera violenza. Se i contenuti veicolati dai media possono impattare in questo modo sugli adulti, immaginiamo cosa può accadere per i bambini, che come spugne assorbono emozioni positive e negative senza alcun filtro e sono naturalmente portati ad imitare ciò che vedono sui loro device. In realtà un filtro manuale ci sarebbe, quello del parental control.

Tuttavia i ragazzini di oggi sono talmente smart da poter bypassare con una certa facilità quei blocchi, a partire dal parental control, tanto più che le immagini di violenza (pensiamo agli atti di bullismo filmati nelle scuole e rilanciati via WhatsApp) non necessitano di un abbonamento a Netflix per essere fruiti: basta una connessione a internet e l’accesso a qualsiasi social o piattaforma di condivisione. Leggo di petizioni, anche condivisibili, per bloccare Squid Game quale misura contro l’istigazione alla violenza: si tratta di iniziative importanti a livello simbolico, ma, proprio per la competenza digitale delle giovani generazioni, poco incisive nei fatti.

E però non possiamo rimanere inerti e accettare che tanta violenza sia la “normalità”. Anche su questo, nelle prossime settimane, spero di potermi confrontare con il ministro delle Politiche per la Famiglia, Elena Bonetti, che su certe tematiche ha sempre mostrato la massima sensibilità. Nel frattempo la Fondazione Movimento Bambino che presiedo, sta portando avanti con il CNR-Irpps del prof.

Tintori il progetto “Osservatorio sulle Tendenze Giovanili”, che ha ad oggetto proprio la violenza e la devianza sociale indotte sulla fascia infantile della popolazione dall’esposizione a serie TV e per il web, videogiochi e applicazioni con contenuti violenti: su questi temi la Fondazione sta realizzando interventi educativi, formativi, di sensibilizzazione e divulgazione in otto scuole primarie romane, coinvolgendo bambini, insegnanti e genitori. Ci auguriamo che tale progetto possa diventare un modello replicabile in tutta Italia.

 

*Psicopedagogista, psicoterapeuta, docente universitaria, editorialista, scrittrice. Nel dicembre 2012 è stata eletta membro del Comitato Onu per i diritti del fanciullo. È ideatrice della metodologia psicologica della Psicoanimazione.

 

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