Cronache
Stato-mafia, l'assoluzione di Mannino taglia le gambe ai pm
Ko tecnico. L'assoluzione di Calogero Mannino nel processo Stato-mafia è un durissimo colpo per l'accusa e per i pm di Palermo. L'ex ministro è stato assolto in primo "grado per non aver commesso il fatto". La sua posizione era stralciata ma la sentenza avrà, con ogni probabilità, ripercussioni molto forti sul processo principale nel quale sono imputati gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno e Mauro Obinu, l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino (accusato di falsa testimonianza), l’ex parlamentare di Forza Italia Marcello Dell’Utri, ma anche i boss Salvatore Riina, Leoluca Bagarella e Antonino Cinà e il pentito Giovanni Brusca.
Mannino, nel teorema costruito dai pm, è un elemento chiave. La trattativa tra Stato e mafia avrebbe infatti ricevuto una propulsione decisiva, secondo l'accusa, proprio a partire dalle minacce subite da Mannino il quale, invece di rivolgersi alle autorità competenti e denunciare il fatto, avrebbe spinto per trovare un punto d'incontro con i boss. Una ricostruzione che non ha dunque convinto il gup di Palermo Marina Petruzzella, che dopo una breve camera di consiglio ha assolto l'ex ministro con rito abbreviato.
Una presa di posizione molto forte e che indubbiamente segna una pesante sconfitta per i pm. Il procuratore aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia avevano chiesto nove anni di carcere. Sono sempre loro a occuparsi del processo principale, il quale ora rischia di uscire pesantemente ridimensionato. E' vero che Di Matteo e Teresi hanno subito annunciato l'impugnazione dell'assoluzione di Mannino, ma la sentenza non passerà inosservata e rappresenta un nuovo punto a sfavore di un'accusa che nel corso del tempo aveva dovuto incassare l'addio di Antonio Ingroia (che aveva condotto le indagini) e la querelle con Giorgio Napolitano sulle celeberrime intercettazioni telefoniche tra l'ex Presidente della Repubblica e Nicola Mancino. Per i pm sarà ora impresa ardua convincere i giudici sulla bontà della loro accusa. E la verità su quella stagione di bombe e stragi sembra ancora una volta molto lontana.