Cronache
Stato-mafia, assolto l'ex ministro Calogero Mannino
L'ex ministro Calogero Mannino e' stato assolto "per non aver commesso il fatto", nel processo Stato-mafia, svolto a Palermo con il rito abbreviato. La decisione e' stata presa dal gup di Palermo Marina Petruzzella, dopo una breve camera di consiglio. Mannino era accusato di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato.
Per l'ex ministro Dc, l'accusa - rappresentata dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia - aveva chiesto nove anni di carcere. Si tratta della prima sentenza riguardo alla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia. A marzo di due anni fa, infatti, il collegio difensivo (Grazia Volo, Nino Caleca, Carlo Federico Grosso e Marcello Montalbano) opto' per il rito abbreviato. Mentre prosegue quello ordinario per gli altri imputati. Mannino stamane non era presente alla lettura della sentenza.
Nel frattempo, in corte di assise sono ancora imputati gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno e Mauro Obinu, l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino (accusato di falsa testimonianza), l’ex parlamentare di Forza Italia Marcello Dell’Utri, ma anche i boss Salvatore Riina, Leoluca Bagarella e Antonino Cinà. Fra gli imputati pure il pentito Giovanni Brusca.
I LEGALI: "LA FINE DI UN INCUBO" - "E' la fine di un incubo per il nostro assistito. Ci ha ringraziato. Ora e' a casa, molto emozionato dopo questa notizia. Ha solo detto: 'Grazie avvocati e' finito un incubo, Grazie'". Lo dice l'avvocato Marcello Montalbano - componente del collegio difensivo di Calogero Mannino, composto dal professore Federico Grosso, Nino Caleca e Grazia Volo - l'unico presente al momento della lettura del dispositivo con cui il gup Marina Petruzzella ha assolto Calogero Mannino. L'ex ministro non ha assistito alla lettura del dispositivo ma e' stato aggiornato, in tempo reale, da uno dei suoi legali, accompagnato da Nino Caleca.
MANNINO: "SONO STANCO MA SONO ANCORA VIVO" - "Sono talmente stanco che non provo piu' emozioni e non riesco neppure a parlare". Si chiude un capitolo doloroso... "Gia' e io sono ancora qua, vivo, nonostante tutto". Lo ha detto all'AGI l'ex ministro Dc Calogero Mannino, particolarmente provato, dopo la sentenza di assoluzione nel processo con rito abbreviato Stato-mafia. Mannino non era presente in aula, ma ha atteso a casa la sentenza che gli e' stata comunicata dai legali che ha ringraziato "per la fine di un incubo".
"ACCANIMENTO GIUDIZIARIO" - "C'e' stato decisamente un accanimento. La tesi accusatoria nei miei confronti e' tutta fantasiosa. L'abbiamo dimostrato con le mie dichiarazioni spontanee, l'ha dimostato la mia difesa, i miei legali. Andatevi a rileggere l'atto di rinvio a giudizio del gup Morosini e troverete che lui stesso si poneva il problema della prove e affidava ai pubblici ministeri l'incarico di dimostrare che vi fossero". A dirlo l'ex ministro Calogero Manino assolto "per non aver commesso il fatto", nel processo Stato-mafia, svolto a Palermo con il rito abbreviato. "Non avevano le prove perche' non vi sono fatti -ha proseguito-. In questa vicenda io sto da un'altra parte, ho sempre servito lo Stato e la Repubblica italiana come estrema lealta'. Senza la mia azione politica non ci sarebbero stati i due fatti piu' importanti: il sostegno politico all'iter complesso e travagliato del maxi-processo e il sostegno politico che ha portato il dottore Falcone alla direzione generale degli affatti penali. Non come una scelta personale ma come una scelta in cui tutto il governo Andreotti ha fatto proprio la linea di strategia, di contrasto che Falcone aveva elaborato". Ma l'accanimento c'e' stato da parte della Procura di Palermo? "Da parte di alcuni magistrati, quelli che stanno sul banco dell'accusa".
LA PROCURA: "FAREMO RICORSO" - "Andiamo avanti. impugneremo la sentenza". Cosi i pm della Procura di Palermo lasciando il palazzo di giustizia di Palermo, dopo la lettura del dispositivo con cui il gup Marina Petruzzella ha assolto Calogero Mannino per non avere commesso il fatto nel processo Stato-mafia, celebrato con rito abbreviato.
DI MATTEO: "ANDIAMO AVANTI" - "Andiamo avanti. Proseguiamo con la stessa convinzione avuta fino ad oggi. E impugneremo la sentenza di oggi". Poche, stringate parole per confermare la linea del procura, quelle del pm Nino Di Matteo, storico componente del pool che sostiene l'accusa anche nel processo "madre" sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. Di piu' al momento i magistrati del pool - ne fanno parte i sostituti Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene coordinati dall'aggiunto Vittorio Teresi - non dicono. Facce scure, bocche cucite e un breve briefing nella stanza tra i sostituti e l'aggiunto che, al termine della riunione, sceglie di non parlare con i cronisti al cui saluto cortesemente risponde, "non e' un 'buongiorno'".