Cronache

Strage Stresa: 3 arresti, anche il gestore. "Non volevano fermare l'impianto"

Per il pm: "Freno manomesso consapevolmente per evitare disservizi"

Strage Stresa, svolta all'alba: tre arresti, anche il gestore dell'impianto Nerini 

Dopo una giornata di indiscrezioni e ipotesi, già ieri sera il tema della cosiddetta “forchetta” che sarebbe stata dimenticata nel sistema di sicurezza della funivia, impedendo di fatto l'azionamento del freno di emergenza al momento della rottura del cavo traente, era diventato improvvisamente centrale: nella caserma dei Carabinieri di Stresa la pm Bossi ha cominciato ad approfondire proprio questo argomento.

Per la verità ieri mattina parlando con i giornalisti della possibile presenza nel sistema frenante del meccanismo che serve all'occorrenza a bloccare le ganasce dei freni, la magistrata era stata molto cauta: “Questo – aveva detto - resta ancora nel campo delle ipotesi e dovrà essere accertato dall'esame del reperto”. E aveva ribadito l'intenzione di nominare un perito tecnico che potesse dire ”eventualmente quali anomalie possono essere riscontrate”. Rilevanti nella svolta sarebbero state le foto del relitto della cabina scattate il giorno stesso dell’incidente da vigili del fuoco e dal soccorso alpino, immagini che mostrano la presenza della “forchetta” in uno dei freni della funivia.

Ieri sera alla caserma dei Carabinieri la pm ha sentito diverse persone, sembra 7 in tutto, tutti dipendenti della società che gestisce la funivia. Intorno a mezzanotte é stato convocato il titolare dell'azienda Luigi Nerini. Alla caserma sono arrivati anche due legali. Il primo, Canio Di Milia, ex sindaco di Stresa e attualmente consigliere comunale, non si è trattenuto a lungo: per il suo ruolo di amministratore del Comune, parte lesa, non può avere un ruolo in questa causa. Successivamente è arrivata in caserma l’avvocata Anna Maria Possetti di Domodossola. Ad assistere Nerini é arrivato invece da Milano il suo legale Pasquale Pantano. 

La cosiddetta 'forchetta' che serve per disattivare i freni di emergenza della funivia di Stresa sarebbe stata volutamente inserita per evitare di dover fermare l'impianto: è questa l'ipotesi su cui sta lavorando la procura di Verbania, che ha portato all'arresto nella notte di tre persone, fra cui il gestore della società che gestisce l'impianto. Già nella giornata di sabato c'era stato un blocco: "Da quanto ci è stato riferito - aveva detto ieri la pm Bossi -  sabato pomeriggio la funivia si è fermata e c'è stato un intervento per rimetterla in funzione".

Quindi secondo l'ipotesi accusatoria, la "forchetta" sarebbe stata lasciata volutamente in posizione per evitare il ripetersi di blocchi e per non interrompere così il servizio in una domenica soleggiata che lasciava prevedere un buon afflusso di turisti.

A oggi, secondo quanto riferisce Repubblica, sulla funivia schiantatasi domenica c'erano due freni, e altrettanti forchettoni indebitamente inseriti per non far scattare il blocco automatico. Il primo- continua Repubblica- era stato trovato ancora al suo posto dagli inquirenti, il secondo è stato trovato stamattina accanto alla cabina, forse saltato via a causa dell'impatto.

Le tre persone arrestate nella notte per il disastro alla funivia del Mottarone hanno ammesso le responsabilità loro contestate: così ha riferito il comandante provinciale dei Carabinieri di Verbania, tenente colonnello Alberto Cicognani, parlando ai microfoni di "Buongiorno Regione" su Radiotre. "Il freno non e' stato attivato volontariamente? Si', si', lo hanno ammesso". "C'erano malfunzionamenti nella funivia, - ha spiegato l'ufficiale - e' stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la 'forchetta', che impedisce al freno d'emergenza di entrare in funzione".

"Verosimilmente è stato fatto con consapevolezza - ha aggiunto - per consentire alla cabinovia di continuare a funzionare nonostante il malfunzionamento". Il comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, tenente colonnello Alberto Cicognani, ha poi osservato, parlando a Sky Tg24 che "non possiamo escludere che il malfunzionamento abbia provocato la rottura del cavo, così come è possibile che la rottura del cavo sia dovuta ad altre cause e poi semplicemente la disabilitazione del sistema del freno d'emergenza abbia comportato questa tragica fine"-