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Tiktoker suicida, aveva 21 anni. La transizione per diventare Alexandra, le offese e il colpo di pistola
Nel suo telefono tutta la verità. Ecco perché si indaga anche per istigazione al suicidio

Davide, il tiktoker suicida
Milano, il tiktoker 21enne morto e le offese sui social. La Procura indaga per istigazione al suicidio
Proseguono le indagini dei carabinieri di Sesto San Giovanni (Milano) sulla morte del tiktoker 21 enne Davide, il ragazzo che in rete raccontava la sua complicata transizione per diventare Alexandra. Un percorso difficile, non solo per le parole di qualche hater su TikTok, problema frequente ai tanti ragazzi che parlano del loro orientamento sessuale in Rete. A questo si erano aggiunte altre questioni, almeno secondo i primi accertamenti di chi indaga. Problematiche familiari, difficoltà adolescenziali e incomprensioni con i genitori che - riporta Il Corriere della Sera - erano via via cresciute quando aveva iniziato il suo percorso di transizione e la cura ormonale per cambiare sesso. Ma anche il dolore per la perdita, qualche tempo fa, della sorella. Nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi il tiktoker Davide Garufi, 21 anni, si è ucciso nella sua casa di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, con un colpo di pistola usando l’arma del padre, che lavora come guardia giurata.
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Un gesto estremo sul quale la Procura di Monza - prosegue Il Corriere - ha aperto un fascicolo per "istigazione al suicidio". Ipotesi tecnica necessaria per eseguire l’autopsia sul corpo, come prevedono ora le norme che non consentono esami giudiziari senza l’apertura di un fascicolo. Non ci sono dubbi sulla dinamica, almeno così dicono i carabinieri di Sesto San Giovanni che hanno eseguito i primi sopralluoghi. Il 21enne però non ha lasciato biglietti né spiegato in altro modo le ragioni del suo gesto. Tra le voci raccolte sulle difficoltà che "Alexandra" stava attraversando, ci sarebbe anche la testimonianza di una vicina di casa, con cui il 21enne si confidava, che ha parlato di uno stato di malessere legato anche agli insulti omofobi che riceveva sui suoi profili social. Commenti volgari e attacchi personali che però sono solo una minima parte dei messaggi di sostegno che in questi anni Alex Garufi aveva ricevuto sui social dai suoi follower. I magistrati hanno disposto il sequestro del suo telefono per fare verifiche sui suoi ultimi contatti prima di quel colpo di pistola.