Trattativa Stato-mafia, i pm: "Condannare Mancino, Mori e Dell'Utri" - Affaritaliani.it

Cronache

Trattativa Stato-mafia, i pm: "Condannare Mancino, Mori e Dell'Utri"

Le richieste di condanna dei pm della trattativa Stato-mafia: "Mancino, Mori e Dell'Utri colpevoli"

Stato-mafia: politici e boss alla sbarra, le richieste dei Pm

Al termine della requisitoria - durata otto udienze durante le quali si sono alternati anche i pm Roberto Tartaglia e il sostituto della Procura nazionale antimafia, Nino Di Matteo Francesco Del Bene - e' tocca al pm Vittorio Teresi formulare la richiesta pena: boss mafiosi, politici e carabinieri accusati di avere intavolato un dialogo tra cosa nostra e le istituzioni. Una trattativa finalizzata a far cessare gli attentati e le stragi, avviati nel 1992 e proseguite nel '93, per indurre lo Stato a piegarsi alle richieste provenienti da cosa nostra. L'accusa ha chiesto 15 anni di reclusione per il generale Mario Mori, considerato il "protagonista assoluto" della trattativa, 12 anni per il generale Antonio Subranni e il colonnello Giuseppe De Donno. Dodici anni anche per l'ex senatore di FI Marcello Dell'Utri. L'accusa ha chiesto 6 anni di carcere per il senatore Nicola Mancino (accusato di falsa testimonianza). La pena piu' alta - 16 anni - e' stata chiesta per il boss mafioso Leoluca Bagarella mentre 12 anni sono stati chiesti per il boss Antonino Cina'. Non doversi procedere per il boss Giovanni Brusca per prescrizione, in forza della legge sui pentiti L'accusa ha chiesto la condanna a 5 anni per Massimo Ciancimino per l'accusa di calunnia e il non doversi procedere per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, perche' prescritto.

Stato-mafia: Di Matteo, noi accusati di eversione a mai difesi 

"Ci hanno accusato anche di attivita' eversive e nessuno ci ha difeso, ma noi lo avevamo messo in conto, perche' questo e' un processo che punta a scoprire livelli piu' alti e causali piu' complesse, legati non a un fatto criminoso ma a una strategia piu' ampia". Lo ha detto il sostituto della Procura nazionale antimafia Nino Di Matteo, concludendo la requisitoria nel processo Stato-mafia. recentemente era stato l'assessore regionale ai Beni culturali Vittorio Sgarbi a parlare di "pm eversivi" durante la presentazione nella Sala Mattarella dell'Ars del docufilm su Mario Mori. "In ogni momento, anche quando abbiamo avvertito l'isolamento - ha aggiunto, ricordando che questa e' la sua ultima udienza da applicato al processo - abbiamo proceduto senza paura, nella consapevolezza di avere compiuto soltanto il nostro dovere di magistrato nel rispetto della Costituzione e del diritto dei cittadini alla verita'".

Stato-mafia: Pm Teresi, messo insieme puzzle sporco di sangue

"Come in puzzle abbiamo messo le tessere e le abbiamo messe assieme. Come in puzzle la singola tessera diventa importante e fondamentale solo se si incastra perfettamente nel quadro generale. Siamo convinti che le singole tessere - a partire dagli anni Settanta e fino a meta' anni '90 - siano tutte tessere che designano un unico, univoco, quadro d'insieme che ha a che fare con l'atto di accusa che vi abbiamo proposto. Un quadro di insieme a tinte fosche, con qualche tessera sporca di sangue, il sangue di quelle vittime delle stragi". Cosi' il pm Vittorio Teresi, ha preso la parola - "per un ultimo pistolotto - cosi' lo ha chiamato - dopo 5 anni di processo e di attacchi" - rivolgendosi al presidente della Corte di assise, Alfredo Montalto. E' toccato a Vittorio Teresi, magistrato anziano e aggiunto fino a pochi mesi - formulare la richiesta di pena nel processo sua trattativa tra Stato e mafia. Ha proseguito Teresi: "Per esempio quella di Capaci, consumata per vendetta e per fermare la grande evoluzione normativa impressa da Giovanni Falcone. Quella fu l'ultima strage della prima Repubblica. I fatti poi si sono evoluti ma Paolo Borsellino era visto come un ostacolo al cambiamento che si voleva e si pensava nel momento in cui si avvia la trattativa. Via D'Amelio e' la prima strage della seconda repubblica".