Cronache
Trento, il rebus kafkiano di una gara d'appalto della Provincia

Una storia emblematica che spiega come lo Stato troppo spesso si comporta come l’antica divinità greca Kronos che divora i suoi stessi figli
Nel mondo ci sono i Governi che aiutano le proprie imprese a svilupparsi e crescere. In altri, al contrario, può succedere che lo Stato - attraverso le sue mille articolazioni territoriali - si metta d’impegno per creare difficoltà e problemi. Ne è un esempio la vicenda incredibile di Sergio Bramini, l’imprenditore 71enne che ha visto fallire l’impresa di famiglia, nonostante vantasse crediti nei confronti dello Stato per oltre 4 milioni di euro.Adesso l’azienda di Bramini è chiusa e l’ex imprenditore s’è trasferito a Roma dove collabora col vicepremier e Ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio con l’obiettivo di modificare il diritto fallimentare di questo Paese, cercando di salvaguardare le imprese e discapito di un sistema folle che opprime le persone e chi fa imprenditoria.
Ma quello del sig. Bramini non è un caso isolato. Vi raccontiamo un’altra storia caratterizzata dalla stessa assurdità e dalla cieca volontà distruttiva dello Stato, che troppo spesso si comporta come l’antica divinità greca Kronos che divora i suoi stessi figli. Questa volta siamo in Trentino. Una delle regioni che viene raccontata tra le più innovative e attente allo sviluppo e all’ambiente. Uno degli ultimi feudi della sinistra in Italia che vede tra i suoi eletti anche Maria Elena Boschi, nata a Laterina (provincia di Arezzo) per poi trovare il sol dell’avvenire tra le valli di Merano e Bolzano.
Ecco, in questo posto incantevole della natura c’è una partecipata della Provincia di Trento che ne sta combinando di tutti i colori. Tutto parte nel 2013, quando la stessa Provincia autonoma, per conto di Trentino Sviluppo - grossa società partecipata di promozione del sistema trentino - indice una gara per la realizzazione a Rovereto del “Progetto manifattura”, Green Innovation Factory. Un’opera dell’importo di circa 44 milioni di euro.Al bando partecipano molte grandi imprese di costruzioni da tutta Italia. La gara viene aggiudicata, in prima istanza, ad un raggruppamento di imprese capeggiato da ‘Collini Lavori’. Seconda classificata ‘Pessina Costruzioni’, terza ‘Intercantieri Vittadello’, quarta ‘Colombo Costruzioni’. Come sempre succede i grandi player nazionali fanno cordata con una società locale.
Poco dopo la prima aggiudicazione, la Provincia di Trento dispone l’annullamento, per aver rilevato un problema con uno dei progettisti del raggruppamento vincitore. Contestualmente, la Provincia aggiudica la gara alla seconda classificata, ovvero il raggruppamento capeggiato da ‘Pessina Costruzioni’ insieme a ‘Log Engineering’ di Lavis (Tn). Ovviamente questa decisione della Provincia viene impugnata sia dalla ‘Collini Lavori’, sia dal terzo classificato. Anche il Tar della Provincia di Trento conferma la legittimità dell’aggiudicazione in favore di ‘Pessina Costruzioni’.
Ma non è ancora la fine: cinque giorni dopo la pubblicazione della sentenza, infatti, la Provincia di Trento annulla anche questa seconda aggiudicazione, adducendo la motivazione che il socio di maggioranza di uno dei progettisti, indicati dal raggruppamento di Pessina, aveva un versamento ritardato di ritenute previdenziali di lievissima entità. Una condotta coperta dal cosiddetto “beneficio della non menzione” che in sostanza - tutelando la privacy del soggetto coinvolto - non consente a Pessina di conoscere l’esistenza del precedente non dichiarato. In più c’è l’obiezione che Log Engineering aveva omesso di saldare alcune cartelle esattoriali (poi in gran parte liquidate prima dell’annullamento dell’aggiudicazione).
Pessina Costruzioni impugna questo provvedimento della Provincia di Trento ma, in attesa del giudizio, la Log Engineering dichiara fallimento.C’è un dato abbastanza inquietante in tutta questa vicenda: il 20 per cento delle aziende che partecipano alla gara fallisce.
Secondo i dati Ance del luglio 2016, tra il 2008 e il 2014 sono fallite o comunque cessate oltre 100mila imprese edili in Italia, pari a circa il 16% dell’intero settore.Nonostante il fallimento della Log Engineering, Pessina Costruzioni comunica alla Provincia trentina la propria disponibilità ad assumersi da sola l’esecuzione dell’appalto. Ma per il Tar trentino il fallimento della Log Engineering costituiva di per sé causa di esclusione automatica dalla gara, confermando l’annullamento dell’aggiudicazione stabilita dalla provincia di Trento. Stessa decisione poi confermata dal Consiglio di Stato.La Provincia di Trento ha, quindi, aggiudicato la gara alla terza classificata, raggruppamento Intercantieri.
Ma il gioco dell’oca intorno a questa gara non è finito. Infatti il Tar di Trento - con una sentenza poi confermata anche dal Consiglio di Stato - ha annullato anche l’aggiudicazione in favore di ‘Intercantieri Vittadello’, sempre per una questione sostanzialmente riconducibile allo stato di insolvenza di una delle imprese raggruppate. L’appalto del valore di 38,6 milioni di euro, per il secondo lotto della Polo Tecnologico nell'ex Manifattura Tabacchi di Rovereto, è stato poi affidato all’impresa 'Colombo Costruzioni' di Lecco, quarta classificata. Eppure, solo per fare un calcolo, il divario tra l’offerta di Pessina e quella di Colombo che ha iniziato a realizzare l’opera è di oltre quattro milioni di euro. Soldi pagati dai cittadini che hanno visto passare cinque anni inutilmente e pagheranno la stessa opera diversi milioni di euro in più.Ma la vera beffa, che dà il senso di questa assurda vicenda, è la notifica arrivata l’11 gennaio di quest’anno a Pessina Costruzioni da parte di Trentino Sviluppo.
Un decreto ingiuntivo di pagamento di quasi mezzo milione di euro, oltre gli interessi, come mancata sottoscrizione del contratto. La somma è stata richiesta direttamente a Pessina Costruzioni in quanto la fideiussione prestata a titolo di cauzione da ‘Log Engineering’ è scaduta il 20 settembre 2015 quando la stessa era nel frattempo fallita. La società ha presentato opposizione al decreto ingiuntivo e l’udienza per la discussione è fissata per il prossimo 30 luglio.
E così, all'enorme danno della mancata aggiudicazione della gara da 38,6 milioni (si rammenti per un banale ritardato pagamento di ritenute previdenziali), al successivo fallimento di uno dei componenti dell' Ati, s’aggiunge la beffa di dover pagare mezzo milione di euro solo a causa dell’accanimento di Trentino Sviluppo che dopo 5 anni dall’indizione della gara si ritrova in mezzo a ricorsi e contestazioni e che - in un contesto di crisi nera per l’edilizia - decide di mettere in difficoltà anche le aziende sane che in tutta onestà e senza commettere alcun illecito si erano permesse di cercare lavoro e fortuna nelle valli trentine.