Cronache
Trizzino: "Borsellino voleva far arrestare il suo capo. Scarpinato archiviò"
L'avvocato di famiglia del giudice ucciso: "Disse che stava scoprendo cose tremende, immaginabili". E punta il dito in aula contro il senatore ex giudice dei 5s
Borsellino, l'audizione choc dell'avvocato di famiglia del giudice ucciso. Dito puntato contro Scarpinato
Fanno ancora più rumore delle precedenti le dichiarazioni dell'avvocato Fabio Trizzino in commissione antimafia. Il legale della famiglia Borsellino ricostruisce le ultime settimane di vita del giudice ucciso con al sua scorta nel luglio del 1992 in via D'Amelio a Palermo. "Dopo la strage di Capaci del 23 maggio 1992, Paolo Borsellino - afferma l'avvocato Trizzino in commissione antimafia - disse che stava scoprendo delle cose tremende, inimmaginabili". Trizzino - riporta l'agenzia Dire - cita le parole riferite da Maria Falcone, sorella di Giovanni, morto nella strage di Capaci, nella sua audizione al Csm datata 30 luglio 1992. "Maria Falcone riferisce che in occasione del trigesimo della morte del fratello, il 23 giugno, ‘Paolo, di fronte alla mia necessità e di Alfredo Morvillo (fratello di Francesca, ndr) di dichiarare davanti al mondo le ragioni che avevano costretto mio fratello Giovanni ad abbandonare Palermo – è la ricostruzione di Trizzino -, disse di stare calmi perché stava scoprendo delle cose tremende, inimmaginabili".
Il legale della famiglia Borsellino, ascoltato dalla presidente della Commissione Chiara Colosimo e dagli altri commissari, parla dell’incontro segreto tra il magistrato e gli allora ufficiali del Ros Mario Mori e Giuseppe De Donno: "Borsellino li incontrò fuori dalla Procura perché aveva scoperto cose tremende sul contro del suo capo, il procuratore Pietro Giammanco". Tutto questo, secondo Trizzino, "arricchisce e rafforza la rappresentazione contenuta nelle sentenze definitive" su via D’Amelio "che parlano di contrasti e di circostanze talmente gravi che rafforzarono Borsellino nel convincimento che il suo capo era un infedele".
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Da qui la convinzione del legale: Borsellino avrebbe voluto "arrestare" o "fare arrestare" Giammanco. Alla base del faccia a faccia ci sarebbe stato il dossier ‘mafia e appalti’ che era stato redatto dal Ros. Trizzino poi riassume: "Di questo incontro erano quindi a conoscenza Mori, De Donno, il maresciallo Carmelo Canale e l’allora magistrato dell’epoca Roberto Scarpinato", quest’ultimo presente in audizione in quanto parlamentare M5s. "La circostanza è stata affermata dallo stesso Scarpinato in aula ad Avezzano". Trizzino nell'affermare questa circostanza si rivolge proprio all'ex magistrato Scarpinato presente in aula, indicandolo. A quel punto il legale di Borsellino viene "ripreso" dalla Presidente Colosimo: "Avvocato, si rivolga alla Presidenza e non ai singoli parlamentari".