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Tumore grande come un cocomero asportato a Roma ad una donna

La giovane, mamma di un bambino di dieci anni, ha superato bene l’intervento al Gemelli

di redazione

Tumore grande come un cocomero asportato a Roma ad una donna

Asportata al Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma ad una giovane 35enne una neoplasia grande come un cocomero. Il delicato intervento è stato effettuato in maniera congiunta dalle équipe di chirurgia toracica e di cardiochirurgia.

La neoplasia occupava la metà sinistra del torace

"Il tumore, un timoma, aveva le dimensioni di un cocomero e occupava tutta la metà sinistra del torace della paziente inglobando il cuore e i grassi vasi (aorta e arco dell’arta, vene polmonari). La giovane, mamma di un bambino di dieci anni, ha superato bene l’intervento", sottolinea il Gemelli. “Qui al Gemelli – commenta la donna al risveglio dall’intervento – sono nata due volte: la prima 35 anni fa - (la giovane è nata al Gemelli) - la seconda oggi”.

La scoperta del tumore dopo un'infezione da Covid

Sara, nome di fantasia, in seguito a un’infezione da Covid-19, notando un peggioramento delle sue condizioni respiratorie, già non proprio brillanti per una 35enne con affanno soprattutto da sforzo, dolore nella parte sinistra del torace, tosse secca stizzosa da tempo) si sottopone a una radiografia del torace. E il referto lascia tutti di stucco", ricostruisce l'ospedale.

La neoplasioa originata nel timo

"La giovane donna – ricorda la dottoressa Maria Letizia Vita, dirigente medico presso la Uoc di Chirurgia Toracica del Policlinico Gemelli, docente presso la Scuola di Specializzazione di Chirurgia Toracica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - presentava una massa molto voluminosa, che occupava tutta la parte centrale (mediastino) e la metà sinistra del torace. Viene subito richiesto un approfondimento Tac che pone il sospetto di una grande neoplasia del timo, cioè di un timoma, confermato da una biopsia chirurgica".

Un intervento da ultima spiaggia

Quello di Sara è stato realmente un intervento ‘ultima spiaggia’, effettuato all’indomani dell’interruzione delle terapie oncologiche. “Ma trattandosi di una paziente giovane – commenta il professor Margaritora - dopo aver illustrato chiaramente il rischio chirurgico (molto elevato sia nel corso dell’intervento, che nel post-operatorio) alla paziente e ai suoi genitori, abbiamo deciso di effettuarlo. Un intervento di questa complessità è possibile solo in una struttura come il Gemelli, che offre tutte le specialità e le possibilità di tecniche e tattiche chirurgiche esistenti. Affrontare questo intervento con i colleghi cardiochirurghi nelle sale operatorie di cardiochirurgia, con la possibilità di mettere la paziente in circolazione extra-corporea, di attuare tutte le manovre di cardio-anestesia salva-vita, di mettere in atto tutte le tecniche di recupero di sangue intraoperatorio (alla fine la ragazza farà solo due trasfusioni per un intervento di questa complessità), hanno reso questo intervento complesso e radicale molto più sicuro per il paziente”.

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