Una azienda di vini si fa pubblicità con l'antirazzismo
Una azienda compra spazi pubblicitari con la foto di una donna di colore
C’era una volta il cosiddetto “greenwashing” una subdola tecnica marketing che consisteva (e consiste ancora) nell’associare il nome di un prodotto commerciale alla lotta a favore dell’ambiente in modo di “lavarlo”, cioè di renderlo appetibile commercialmente, distogliendo l’attenzione dai possibili effetti negativi del prodotto stesso.
La tecnica è stata utilizzata poi in diversi altri contesti associando i prodotti a battaglie ritenute socialmente rilevanti, ma ancora non si era vista, almeno in Italia, l’associazione di prodotti commerciali con l’antirazzismo.
Oggi sulle pagine di alcuni importanti quotidiani nazionali campeggiava una gigantografia di una giovane donna di colore con le labbra dipinte con il tricolore e con la scritta “Intolleranti verso l’intolleranza” e immancabile frase di accompagno di Martin Luther King. Iniziativa che chiaramente si richiama ai recenti episodi che hanno visto persone di colore vittime di azioni criminali.
Tema delicatissimo questo, che va affrontato con la massima serietà ed impegno per debellare ogni forma di razzismo.
Lascia tuttavia perplessi questa iniziativa della “Astoria Wines”, sponsor del Giro d’Italia, che produce vini di alta qualità e che, di fatto, sfrutta questi temi così drammatici e ad altissimo contenuto emotivo per farsi bellamente pubblicità, seppure a pagamento.
Queste forme di furbizia commerciale dovrebbero essere interdette per legge (così si aiuterebbe davvero l'antirazzismo) perché non si può lucrare su temi così rilevanti.
L’idea è venuta all’ ad dell’azienda veneta, Paolo Polegato, che ha lanciato la campagna pubblicitaria per i vini in grande stile, utilizzando anche i social con un profluvio di hashtag di supporto.