Cronache
Valdobbiadene, Museo dell’ingiustizia fiscale allestito da un oste
Non ha festeggiato il 2 giugno, ma ha messo in mostra nella sua osteria tutti i documenti inerenti alla sua lotta fiscale
Di Andrea Lorusso
“Non me la sento di festeggiare uno Stato in cui non mi riconosco e che sembra fare di tutto per non dare ragione ai cittadini”. Basterebbe questo citato a spiegare il dramma di milioni di contribuenti alle prese con una burocrazia fiscale pressante. È la storia di Cesare De Stefani, titolare di un’osteria a Valdobbiadene, su una collina dichiarata patrimonio dell’Unesco, come racconta altovicentinonline.it.
“Questo 2 giugno ho celebrato la festa dell’ingiustizia. Ho subito enormi ingiustizie da parte dell’Agenzia delle Entrate.” E così anziché omaggiare la Repubblica, ha pensato bene di allestire un vero e proprio “Museo dell’ingiustizia”, con foto, documenti, video, di ciò che ha combattuto e subito a causa dell’erario.
“Non mi fermerò, continuerò ad andare avanti perché voglio che la giustizia sia vera. Ripeterò questa iniziativa ogni anno, sempre il 2 giugno, una data altamente simbolica.” Un atto che sa di coraggio e rammarico, a maggior ragione nel periodo di recessione economica che stiamo vivendo. È davvero giunto il momento di disegnare la mappa di una vera rivoluzione fiscale.
Il Direttore dell’Agenzia dell’Entrate ha ricordato come ci siano 954 miliardi di euro di tasse da riscuotere – sulla carta – ma ben 400 miliardi sarebbero inesigibili. Nello specifico rincorriamo 153 miliardi da soggetti falliti, 119 miliardi da persone decedute, 109 miliardi li rivogliamo da nullatenenti, e 69 miliardi di euro sono sospesi per provvedimenti di autotutela degli enti creditori, in attesa di sentenze giudiziarie.
Rincorrere le cartelle al cimitero però, ha un costo vero, reale, che sosteniamo tutti. Non solo, impieghiamo personale e sforzi per un 40% di operazioni perse in partenza.
Bene dunque il saldo e stralcio, la pace fiscale, ed un sostanziale e corposo abbattimento della pressione fiscale, a partire da quelle partite in incaglio che non permettono ai cittadini di tornare a lavorare, pagare le tasse, ed esprimere il loro potenziale.