Cronache
Vincent Bollorè fermato e interrogato per tangenti. Titolo ko in Borsa

Vincent Bollorè in stato di fermo per corruzione. Il suo gruppo avrebbe pagato tangenti in Africa
Si apre un fronte giudiziario per Vincent Bolloré, il finanziare Bretone che a capo di Vivendi è protagonista dello scontro all'interno di Telecom contro il fondo Usa Elliott. Secondo il quotidiano Le Monde l'imprenditore francese è stato posto in custodia cautelare e interrogato a Nanterre nell'ambito di un'inchiesta su tangenti pagate dal suo gruppo in Africa nel 2010, in relazione a delle concessioni portuali in Togo e Guinea. Sempre secondo il quotidiano, sono stati arrestati anche il direttore generale del gruppo Bolloré, Gilles Alix, e Jean-Philippe Dorent, a capo della divisione internazionale dell'agenzia di comunicazione Havas, sempre di proprietà del finanziere bretone.
L'inchiesta come detto riguarda le concessioni per l'utilizzo di due porti in Guinea e Togo. Le indagini sono state avviate nel 2014 dall'ufficio di lotta alla corruzione e all'evasione. L'ipotesi è che Havas abbia fornito consulenze e consigli per sostenere l'arrivo al potere di alcuni dirigenti africani in cambio delle concessioni sui porti. Già nel 2016, la sede del gruppo Bolloré Africa Logistics era stata oggetto di una perquisizione nell'ambito dell'inchiesta aperta nel luglio 2012.
In particolare, ricorda Le Monde, Dorent aveva sostenuto nel 2010 la campagna presidenziale del candidato Alpha Condé, attuale presidente, tornato nel Paese dopo un lungo esilio proprio a Parigi, dove avrebbe stretto stretto amicizia con l'ex ministro Bernard Kouchner e lo stesso Bolloré. Nello stesso anno, Dorent era stato anche responsabile di parte della comunicazione del giovane presidente togolese Faure Gnassingbé, figlio dell'ex dittatore Gnassingbe Eyadema, candidato per la propria rielezione.
Il gruppo Bolloré con una nota "smentisce formalmente" di aver commesso "irregolarità" in Africa attraverso la sua filiale africana SDV Afrique. Le prestazioni oggetto dell'inchiesta della giustizia francese sono state "realizzate in completa trasparenza" e l'odierna audizione di Vincent Bolloré "permetterà di chiarire in modo utile alla giustizia queste questioni già oggetto di una expertise indipendente che ha concluso la perfetta regolarità delle operazioni". Intanto alla Borsa di Parigi il titolo è arrivato a perdere quasi nove punti percentuali, per poi chiudere in calo del 6,1%. Il numero uno di Vivendi, la scorsa settimana ha lasciato il timone della guida dell'azienda al figlio Yannick, nominato nuovo presidente del consiglio di sorveglianza.
Il finanziere francese è molto esposto anche sul fronte italiano. Attraverso Vivendi è socio al 23,94% di Telecom ed è al centro di uno scontro violentissimo con il secondo socio Elliott, impegnato nella rimozione di una parte del cda nominato dai francesi e ostile al piano industriale di Vivendi. Proprio oggi è in corso l'assemblea dell'ex monopolista telefonico, dove va in scena per la prima volta lo scontro tra i due.
Altra partita su cui il finanziere sta giocando un ruolo di peso è quella di Mediaset. Una vicenda esplosa nell'estate del 2016, quando Vivendi, diversamente dagli accordi, aveva rinunciato ad acquistare il 100% di Premium, scegliendo invece di salire quasi fino al 30% di Mediaset, a un passo dalla soglia opa. L'azienda francese è stata poi essere costretta dall'Agcom a conferire a un blind trust la quota in eccesso il 10%, proprio in virtù della sua partecipazione rilevante anche in Telecom.
L'imprenditore ha voce in capitolo anche in Mediobanca, dove la figlia Marie è membro del Consiglio di amministrazione, in qualità di secondo socio dell'istituto dopo Unicredit.
Tim, Marina Berlusconi: Bollore' si comporta da Attila
Vincent Bolloré, fermato per le presunte tangenti in Africa, domina la scena anche nella giornata di Mediaset, azienda nella quale il raider bretone ha avuto una incursione che ha generato un lungo braccio di ferro in tribunale. Marina Berlusconi, presidente di Fininvest, ha usato parole dure sul finanziere francese. Commentando la vicenda Telecom, nella quale la Vivendi di Bolloré è primo socio in battaglia con il fondo Elliott, ha spiegato: "Non abbiamo un auspicio. Quello che posso dire è che il signore Bolloré non si è smentito nel modo in cui si comportato anche in Tim, perchè ha usato la delicatezza e la compostezza di un Attila".
Vivendi è anche azionista rilevante di Mediaset, con cui è impegnata in una causa legale relativa alla pay tv Premium, che doveva essere acquisita dai transalpini che hanno però fatto retromarcia. "Soltanto che Attila un impero enorme era riuscito a crearlo - ha aggiunto a margine dell'assemblea di Mondadori, di cui Marina Berlusconi è presidente - di loro abbiamo visto tutti molto bene e toccato con mano l'arroganza e la spregiudicatezza anche perchè non fanno nulla per nasconderle. Quello che nascondono molto bene è il pensiero strategico che c'è dietro i loro comportamenti e lo fanno talmente bene che a volte c'è da chiedersi se lo abbiano davvero", ha concluso.
Nel giorno in cui Mediaset annuncia il ritorno all'utile nel corso dell'esercizio 2017 (90,5 milioni contro la perdita da 294 dell'anno prima), Marina Berlusconi ha chiuso sulla possibilità di arrivare a un accordo con Vivendi fuori dai tribunali: "I contatti che c'erano" fra il Biscione e i transalpini "si sono interrotti da tempo. L'unica cosa che sta andando avanti e che andrà avanti fino i fondo sono le cause legali. Naturalmente, speriamo, come è giusto e inevitabile che sia, che venga riconosciuto il nostro sacrosanto diritto di essere risarciti del danno enorme che ci hanno creato con un clamoroso voltafaccia su un accordo vincolante".
Porte aperte invece a possibili trattative con Tim, delle quali ha scritto Repubblica in edicola, sui contenuti per vedere le reti del Biscione su Timivision in chiaro. Per la manager infatti l'accordo tra Mediaset e Sky "è un accordo commerciale, non in esclusiva, quindi è possibile che ci siano delle trattative anche con Tim per la vendita di alcuni contenuti".
Venendo infine ai conti pubblicati a mercati chiusi, le televisioni di Cologno Monzese hanno rivisto il risultato positivo dopo il maxi rosso causato dall"effetto Vivendì per il mancato acquisto di Premium. I ricavi sono scesi a 3,63 miliardi, mentre nel 2016 erano a quota 3,66 miliardi. In leggero recupero (+0,4%) la raccolta pubblicitaria con introiti per quasi 2,1 miliardi.