Teatro/ All'Elfo di Milano "Non si uccidono così anche i cavalli?" - Affaritaliani.it

Culture

Teatro/ All'Elfo di Milano "Non si uccidono così anche i cavalli?"

Sala Shakespeare | 21 - 25 maggio
Non si uccidono così anche i cavalli?
di Horace McCoy

traduzione e adattamento Giorgio Mariuzzo
regia Gigi Dall’Aglio
scrittura fisica Michela Lucenti
con Roberto Abbati, Alessandro Averone, Maurizio Camilli, Andrea Capaldi, Cristina Cattellani, Ambra Chiarello, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Yuri Ferrero, Massimiliano Frascà, Francesco Gabrielli,
Luchino Giordana, Michela Lucenti, Luca Nucera, Massimiliano Sbarsi, Emanuela Serra, Caterina Simonelli, Giulia Spattini, Chiara Taviani, Nanni Tormen, Marcello Vazzoler, Chantal Viola

adattamento musicale / pianoforte Gianluca Pezzino
clarinetto / sax Paolo Panigari, contrabbasso Francesca Li Causi,
batteria Gabriele Anversa, voce Carlo Massari
costumi Marzia Paparini - luci Luca Bronzo
produzione Fondazione Teatro Due in collaborazione con Balletto Civile

Non si uccidono così anche i cavalli?, progetto tratto dall'omonimo romanzo di Horace McCoy del 1935, nasce dall’unione dell’Ensemble Attori Teatro Due e di Balletto Civile.

Nel 1969 Sydney Pollack ne fece un lungometraggio, un successo di critica e pubblico, presentato fuori concorso al Festival di Cannes nel 1970 e premiato con un Oscar per il miglior attore non protagonista. Sulla pista da ballo, circondati dagli spettatori (il pubblico reale) venuti per seguire la maratona, 22 performer e un quartetto di musicisti si esibiscono insieme in un progetto corale, in cui i corpi, con la loro fatica, la loro sofferenza, la loro verità sono la scena.

Un talent/reality show ante litteram, in cui i partecipanti, ieri come oggi, inseguono il sogno illusorio della fama e del denaro facili, rinunciando alla dignità e all’intimità. Nella speranza di un futuro dorato, sacrificano sull’altare del successo i sentimenti più privati, la genuinità delle emozioni, lasciando dietro di sé chi non tiene il passo e intralcia la lunga danza verso la notorietà e i mille dollari in contanti.

«Ecco come la salutiamo la depressione! Dateci sotto gente, diamo il via alle danze!» annuncia con incalzante cinismo il presentatore della serata. Ecco come provavano i giovani americani all’inizio dello scorso secolo a emergere dalle difficoltà economiche e a penetrare il mondo dello spettacolo; come oggi, non avevano nient’altro che la propria gioventù, il proprio talento, la propria vita da offrire allo sguardo, al voyerismo del pubblico. Così, raccolti come animali nella pista da ballo (oggi facilmente uno studio televisivo), i miseri concorrenti cercavano di scalciare via la crisi, di salutare la depressione, provando disperatamente ad essere più forti, più giovani, più inarrestabili di lei.