Culture
Arte/ In mostra a Milano Vincent van Gogh, il tormento di un genio




















di Simonetta M. Rodinò
Un’esistenza breve bruciata da passioni eccesive e generose, un impegno umano e artistico vissuto fino alla disperazione, un genio malato in cui dolore e colore convivevano: un grande, grande pittore, van Gogh. Che raccontò con pennello, matita, penna il proprio male. Approdò tardi alla pittura, dopo il fallimento di una carriera come missionario fra i minatori della regione più povera del Belgio. Al maestro olandese, nato nel 1853, è dedicata la mostra “Van Gogh. L’uomo e la terra”, da domani a Palazzo Reale di Milano, con lo scopo di far conoscere il suo iter, attraverso un taglio particolare: il tema della terra e della figura umana. La raffinata esposizione, curata da Kathleen Adler, ospita una cinquantina di lavori, provenienti per la maggior parte da Kröller-Müller di Otterlo, cui si affiancano il Van Gogh Museum di Amsterdam, il Museo Soumaya-Fundación Carlos Slim di Città del Messico, il Centraal Museum Utrecht.
La rassegna, prodotta e organizzata da Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, si apre con un “Autoritratto” del 1887: dal volto le pennellate s’irradiano come da una fonte luminosa. “La gente dice….che è difficile conoscere se stessi – ma non è facile nemmeno dipingere se stessi”, scrisse al fratello minore Theo. Articolata in sei sezioni, la mostra è una sorta di viaggio insieme alle parole dell’artista - tratte dalle tante lettere scritte e raccolte dalla moglie del fratello - che accompagnano ogni opera. Così, dopo il corridoio lungo il quale si fronteggiano splendidi disegni, gessetti e acquarelli, ispirati alla vita nei campi, lo zappatore, il seminatore, il raccoglitore…si giunge di fronte a una litografia de “I mangiatori di patate”, la famosa tela in cui rappresenta la sua sincera esaltazione dell’amore per la terra e i suoi lavoratori. “Ho fatto la lito a memoria e in solo giorno, quando diventando matto nella ricerca della composizione cercavo nuove idee per ricrearla. Questa è una prova, niente di più”, si legge.
Ecco poi quattro volti femminili tenebrosi, le cui scure cromie enfatizzano la loro cupezza. Nel segmento “Il ritratto”, anche quello celebre di Joseph Roulin, il postino che lo andava a trovare tutti i giorni in manicomio: il mezzo busto dell’uomo, barba lunga e riccioluta, si staglia su un fondo verde acceso, animato da tanti fiorellini colorati. “Vorrei fare ritratti che fra cent’anni sembrino apparizioni”, scrive a Theo nel 1889. Passando attraverso la sala delle Nature morte si arriva ai lavori realizzati sui paesaggi, inizio di quello straordinario periodo che occupa i due ultimi anni di vita. Infrangendo ogni schema mentale che ci separa dalla realtà, il pittore vi incarna il suo mondo interiore. Così, nella meravigliosa tela “Paesaggio con covoni e luna che sorge” - preludio a ciò che lo porterà alla sua tragica fine - dove, con pennellate furiose e deformando le apparenze, riproduce la natura come uno scenario di disastri da cui è impossibile sfuggire. Van Gogh, un pittore forza della natura, un uomo angosciato per la sua emarginazione e il rapporto contrastato con la famiglia; un autore non incasellabile ad alcuna corrente artistica, anzi fu lui a influenzare i “fauves”, la cui grandezza fu riconosciuta troppo tardi. Non lo immaginava certo quando si sparò un colpo di pistola al cuore, in aperta campagna. Aveva 37 anni.
“Van Gogh. L’uomo e la terra”
Palazzo Reale - Piazza del Duomo, 12 - Milano
18 ottobre – 8 marzo 2015
Orari: lunedì 14.30 – 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30; giovedì e sabato 9.30 – 22.30
Ingressi: intero € 12; ridotto €10
Infoline: 02 0202
Catalogo: 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE
www.vangoghmilano.it