Culture

Ceglie, scoperte tombe del periodo messapico. Ma rischiano di sparire

Sensazionale scoperta archeologica a Ceglie Messapica, paese di 20 mila persone in provincia di Brindisi. Come Affaritaliani.it è in grado di rivelare, nel corso dei lavori di sbancamento e scavo per la costruzione di una nuova chiesa nella parrocchia di Don Guanella, sono emersi dei reperti storici di epoca messapica risalenti al secondo e terzo secolo avanti Cristo di eccezionale importanza storica.

 

E man mano che si scava continuano ad affiorare nuove scoperte, che fanno pensare a una necropoli. I ritrovamenti - per quanto Affaritaliani.it è in grado di rivelare sentite le fonti locali - sono del 26 maggio, del primo e del 5 giugno. Dalle notizie frammentarie che è stato possibile raccogliere - finora il ritrovamento è stato tenuto riservato - sono state rinvenute due o tre tombe e si è potuto apprendere che in una vi erano i resti di una bambina di 7-8 anni che aveva vicino, com'era d'uso nell'antichità, una serie di cimeli funerari. Non solo: nei pressi delle tombe sono state trovate anche una serie di anfore dentro le quali si riconoscono dei feti (per gli esperti sono sepolture in cosiddetti enchitrismosi). Si tratta di un ritrovamento unico di livello internazionale anche perchè si può vedere lo scavo della roccia affiorante dove il popolo messapico lavorava la pietra. Una rarità perchè non ci sono altre cave del popolo messapico. Un sito che rappresenta l'inizio di una necropoli.

E ci sono anche moltissimi oggetti in ceramica che consentono di ricostruire la vita quotidiana di questo antico popolo che aveva conquistato il tacco d'Italia e che dalla sua capitale militare, Ceglie, si diffondeva in tutto il Salento fino a Castro. E ancora aprendo le tombe sono venuti fuori fibule, monete, corredi funerari. Gli scavi procedono, le ruspe sono ancora quotidianamente attive. La città, che essendo su un promontorio dominava la zona, protetta lungo tutto il suo perimetro da tre o addirittura quattro muraglioni invalicabili, ebbe dunque un ruolo chiave nelle strategie militari dei Messapi. Sicchè non è nuova a queste scoperte che farebbero la gioia di tutti gli antropologi, gli etnologi e gli archeologi di tutto il pianeta. Si ritiene che il suo sottosuolo nasconda veri e propri tesori. Ma a Ceglie, tra i pochi che sanno di questa scoperta, si sta spargendo una preoccupazione, che non è ancora un allarme ma potrebbe diventarlo. Siccome proprio su quell'area è prevista la costruzione di una nuova chiesa, la paura è che si proceda con gli sbancamenti e con le colate di cemento delle fondamenta, distruggendo e coprendo l'ingente patrimonio esistente che secondo gli esperti è vasto e non è secondo a luoghi famosi come Paestum o Ercolano. Come è già accaduto in passato con altre simili scoperte, nascoste e ignorate, emerse in territorio cegliese.

Vito Amico, responsabile di Speleocem, l'associazione di speleologi volontari che ha molto a cuore le straordinarie ricchezze non solo archeologiche ma anche ambientali e del sottosuolo (Ceglie è terra di grotte, cunicoli, specchie, ma anche di boschi e trulli, nonchè di una straordinaria biodiversità che va dall'orchidea cegliese allo zafferano e al tartufo) spiega bene nel video allegato il rischio incombente e i rimedi possibili. E chiama in causa il Comune: "Certo, le leggi, la sovraintendenza, il Ministero...ma non credo che questa sia la soluzione. Questa è burocrazia che non porta da nessuna parte. Qui dovrebbe intervenire l'ufficio tecnico del Comune e bloccare tutto. Vincolarlo e requisirlo, come bene dell'umanità e valore di pubblica utilità". E ancora: "Perchè il Comune e il sindaco non prendono posizione e tacciono sulla scoperta del sito e sulla sua importanza? Non si recherebbe danno a un proprietario ma alla Curia, che dovrebbe solo aggiornare il progetto e spostare più in su la Chiesa, nella sua stessa area, di qualche metro. Quella proprietà era dei Ricci e Lodedo, di donna Rosina, una nobildonna che donò quella parte di città alla chiesa per costruire un centro per bambini".

Vito Amico conclude: "Nei paesi limitrofi riescono a valorizzare queste scoperte, come a Manduria per esempio, ma anche Castro. Per non parlare di quel che accade all'estero dove su un nonnulla che sappia appena di antico costruiscono pellegrinaggi e flussi turistici, sfruttano queste opportunità e ci fanno economia. Noi ci costruiamo sopra e continuiamo a costruirci. Cemento e mattoni, nell'incuria più totale. Tutto il corredo, le ossa ecc. faranno la stessa fine? Ossia andranno a riempire gli scantinati di qualche museo (strapieni) senza essere messi a disposizione delle popolazioni e degli studiosi? In una città che è in ginocchio per la crisi economica, perchè non sfruttare queste ricchezze per organizzare una vera politica culturale e del turismo? Dobbiamo dire no, basta: Ceglie è città storica e patrimonio dell'umanità, della cultura, dobbiamo reagire".


GUARDA LA VIDEOINTERVISTA ESCLUSIVA A VITO AMICO, RESPONSABILE DI SPELEOCEM 

                                       Videointervista e immagini di Giuseppe Carriero