Culture

Biennale del Mosaico Contemporaneo, al Mar le opere dell'americano Chuck Close

Eduardo Cagnazzi

La mostra organizzata dal museo d'arte di Ravenna è focalizzata sulle ultime realizzazioni dell'artista e sull'interesse verso le tecniche extra pittoriche

Le opere in mosaico di Chuck Close, artista statunitense di fama internazionale, saranno in esposizione dal 5 ottobre 2019 al 20 gennaio 2020 al MAR -Museo d’Arte della Città di Ravenna- nell’ambito della VI edizione della Biennale del Mosaico Contemporaneo. Salito alla ribalta della scena artistica tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70, con autoritratti e ritratti, dipinti in scala monumentale dalla riproposizione di scatti fotografici, Close ha esplorato nel tempo un’ampia gamma di tecniche pittoriche, grafiche e fotografiche, tessili e, negli ultimi anni, musive, innovando il panorama artistico internazionale con soluzioni linguistiche e formali originali e di grande impatto. Le sue opere testimoniano una instancabile ricerca delle possibilità di costruzione, ricostruzione e visualizzazione del volto umano, inestricabilmente legata alla condizione neuropsicologica dell’artista. Affetto da prosopagnosia -un disturbo cognitivo che non permette di riconoscere le persone per mezzo dei soli caratteri fisionomici- Close ha saputo trasformare una condizione di svantaggio nell’innesco di un percorso artistico che induce ad una riflessione sulle relazioni tra le persone. Partendo dalla bidimensionalità della fotografia, rivelatasi un significativo aiuto per il riconoscimento delle persone,  l’artista americano ha sviluppato una pratica artistica con cui indagare gli infiniti modi di rappresentare lo stesso soggetto, dal realismo fotografico ai limiti dell’astrazione. È un’emblematica ricerca, quella di Close, che si rivela di stringente attualità oggi, in una società abituata alla comunicazione dei volti per mezzo dei selfie e al loro riconoscimento automatico, grazie alle più recenti tecnologie e consentito dalle applicazioni dell’intelligenza artificiale e della computer vision.
In questa sua continua esplorazione di tecniche e di media, Chuck Close giunge al mosaico a seguito del coinvolgimento nel progetto artistico per la Metropolitana di New York. È dal 1985, infatti, che il programma di arte pubblica coordinato dal dipartimento Arts & Design dell’Autorità di Trasporto Metropolitano si occupa dell’installazione di opere d’arte permanenti nei passaggi sotterranei e nelle stazioni della rete cittadina. Dal 2017 le dodici opere della serie Subway Portraits, ritratti di importanti figure dell’arte, della musica e della cultura tra cui Cecily Brown, Philip Glass, Zhang Huan, Alex Katz, Lou Reed, Cindy Sherman e Kara Walker, sono ammirate da chi transita nella stazione Second Avenue-86th Street di New York City.

La mostra organizzata dal museo ravennate è suddivisa in due sezioni. La prima è dedicata all’ultima serie di opere a mosaico, realizzate, nel corso di quest'ultimo anno, in collaborazione con Mosaika Art and Design di Montréal (Canada) e Magnolia Editions di Oakland (California). Il percorso espositivo presenta sette opere in mosaico di grandi dimensioni, tra cui due autoritratti e i ritratti del noto musicista, cantautore e poeta Lou Reed e di colleghi artisti e amici come Lucas Samaras e Lorna Simpson. La particolarità delle opere in mostra, è quella di riproporre nei materiali tipici del mosaico, quali smalti, vetri e ceramiche colorate, quella ampia gamma di sperimentazioni tecniche e linguistiche che è cifra stilistica dell’artista. 

Ad accompagnare i mosaici, e in una relazione coerente con i processi di lavorazione degli stessi, la prima parte della mostra espone una selezione di opere che ben rappresentano l’interesse di Chuck Close nei confronti di altre tecniche extra-pittoriche. Ne sono esempi le fotografie polaroid, a colori e in bianco e nero, gli arazzi lavorati su telaio jacquard, un tappeto in seta intessuto a mano, una preziosa stampa pochoir in 165 colori e un suggestivo autoritratto ottenuto con pittura a olio distribuita a mano per mezzo di stampi in feltro. 

La seconda sezione di mostra documenta, con materiali video e fotografici, il lavoro svolto dai laboratori Mosaika Art and Design e Magnolia Editions per la realizzazione dei mosaici della stazione Second Avenue-86th Street di New York. Un lavoro che ha visto i due laboratori impegnati in un processo di invenzione e di elaborazione di soluzioni inedite dal punto di visto tecnico e dei materiali, nella messa a punto delle tipologie di mosaico più adatte a tradurre le estetiche delle opere di Close.