Culture

Coronavirus, i vecchi e i bambini

Franco Arminio

I vecchi che hanno due malattie
non è che devono avere per forza
una terza che li uccide.
I bambini, pura natura, 
non possono stare reclusi
con uno schermo in mano.
Partiamo da qui.
Partiamo da quello che sta accadendo 
nelle case di riposo  
e nelle camerette dei bambini,
partiamo dal trovare un modo 
per piangere tutti assieme
i morti inceneriti, i morti 
di cui ci restano gli occhiali
e il telefonino, piccole reliquie 
di mondo senza Dio.
I morti vanno celebrati, 
va celebrata la loro vita.
E penso adesso alle facce di certi politicanti
uguali a come erano un mese prima
quando ancora scalpitavano nelle loro beghe
mentre la Cina già moriva.
Non abbiamo scampo, non torneremo 
a nessuna normalità
se non mettiamo al primo posto 
il dolore dei vecchi
e l’energia pulita dei bambini,
se non scriviamo parole di pietà vera
sul quaderno bianchissimo dei morti.
Non c’è Italia, non c’è nazione
senza sorrisi e lacrime.
Offriamoci cinque minuti 
di silenzio unanime.
 
p.s.
Qualcosa comincia a muoversi. Antonio Decaro, presidente dell’associazione dei comuni d’Italia ha in qualche modo risposto al mio appello con un minuto di silenzio in tutti i comuni italiani a mezzogiorno del 31 marzo (gli avevo mandato il mio promemoria). L’associazione Borghi autentici aderisce all’iniziativa di domenica 29 marzo. Molti sindaci stanno facendo lo stesso. Aspetto un segnale dal Governo…..
E aspetto specialmente ognuno di voi. L’Italia che verrà comincia adesso. Non possiamo fare cose vecchie in una situazione nuova. Basti pensare alla televisione che continua a dare voce alle solite persone, ai soliti programmi. In molti, credo, hanno capito che non basta stare chiusi in casa, quello è il minimo. Bisogna battersi per difendere ciò che questo mondo trascura.