Culture
Covid: muore la critica d’arte Lea Vergine, il giorno dopo il marito Enzo Mari

Il giorno dopo la morte del compagno di sempre, Enzo Mari, se n’è andata anche Lea Vergine, curatrice e critica d’arte protagonista della scena artistica degli ultimi 50 anni. Una personalità forte e magnetica, uno sguardo critico e preciso, una figura d’avanguardia: Lea Vergine si è spenta a 82 anni a causa del coronavirus, come il marito, con cui era ricoverata all’ospedale S. Raffaele di Milano.
Artribune le dedica un ritratto appassionato. Come Carla Lonzi, Lea Vergine ha dato una scossa al panorama artistico culturale italiano dominato da una visione patriarcale. Famosi i suoi studi sulla fisicità e l’azione performativa nell’arte confluiti nel 1974 in un saggio come Il corpo come linguaggio del 1974 pubblicato da un editore coraggioso come Giampaolo Prearo in una collana a cura di Tommaso Trini, ma anche sul ruolo protagonista, anche se dimenticato delle donne nell’arte (L’altra metà dell’avanguardia).
Anche la sua biografia è stata contrassegnata da gesti liberi e indipendenti. Sposatasi giovanissima, conosce negli anni ’60 il designer Enzo Mari, al quale è stata legata fino alla fine. In tempi ben diversi da quelli odierni comincia con lui a Napoli una convivenza (lo ricorda in una lunga intervista rilasciata ad Angela Puchetti per La Repubblica di Milano nel 2012). Accusati entrambi di concubinaggio sono costretti a lasciare la città campana e a trasferirsi in via Magenta dove convolano a nozze nel 1978.
Importantissimo il suo apporto alla storia dell’arte, continua Artribune, seppur non riconosciuto in maniera del tutto adeguata, almeno fino ad oggi: sui saggi di Lea Vergine a proposito della body art si sono formate intere generazioni di studenti. Da Body art e storie simili (2000, Skira), ad Ininterrotti transiti(2001, Rizzoli) fino a L’arte non è faccenda di persone perbene. Conversazione con Chiara Gatti,sempre di Rizzoli, 2016 del quale Marco Senaldi vi parla diffusamente qui. E naturalmente a Necessario è solo il superfluo, uscito per postmediabooks e Sartoria editoriale, a cura di Stefania Gaudiosi, scaturito da una lunga intervista condotta e uscita per Artribune nell’ambito della serie L’arte è un delfino.
“L’arte non è necessaria”, diceva Lea Vergine. “È il superfluo. E quello che ci serve per essere un po’ felici o meno infelici è il superfluo. Non si può utilizzarla, l’arte, nella vita. ‘Arte e vita’ sì, nel senso che ti ci dedichi a quella cosa, ma non è che l’arte ti possa aiutare. Costituisce un rifugio, una difesa. In questo senso è come una benzodiazepina”