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Culture
Cultura, arte ed Operazione Avalanche rilanciano Eboli in chiave turistica

Nel settembre del 1943, durante la seconda guerra mondiale, il tratto di costa tra Salerno e la Valle del Sele fu teatro di un grande evento nella storia del Mediterraneo. Una flotta di circa mille navi con a bordo 170mila soldati tra britannici ed americani si preparava ad un’operazione tra le più grandi della storia chiamata Avelange, ossia “Valanga”. Un’operazione che rappresentava l’ingresso delle truppe alleate nell’Europa continentale. Proprio nella Piana del Sele, nel territorio tra l’omonimo fiume ed il Calore, fu combattuta una delle più cruenti battaglie della campagna italiana tra alleati e tedeschi, guidati dal generale Albert Kesserling. Basti ricordare che in meno di un mese, dal 9 settembre al 1° ottobre tra le province di Napoli e Salerno furono sganciate più bombe che durante l’intera guerra d’Etiopia. E l’operazione Avalange fu superata per importanza solo dallo sbarco in Normandia l’anno successivo. La città di Eboli ha voluto ricordare a Paestum lo sbarco alleato alla Borsa mediterranea del turismo archeologico con la presentazione del Moa, il museo che in un’area di 1500 metri quadrati ospita cimeli, documenti ufficiali e diari privati recuperati durante le campagne di scavo nell’area di ebolitana. Il Moa (e non solo) per rilanciare la città della Media Valle del Sele in chiave turistica. Lo sottolinea l'assessore al Turismo, Anna Senatore. “Eboli ha un grande patrimonio culturale, religioso, architettonico che il Comune sta recuperando ai fini turistici. Oltre al suo borgo, ai santuari e al museo archeologico nazionale che raccoglie reperti ed arredi tombali provenienti dai centri vicini, sulle colline che sovrastano il centro antico e lungo la riva del fiume sono stati rinvenuti durante le campagne di scavo ambienti di antichi abitati di almeno due fasi di vita. Tesori che stanno catturando l’interesse degli studiosi ma anche di tanti turisti che si recano ad ammirarli. Un motivo per lavorare in tal senso e rilanciare la città in chiave turistica”, commenta l’assessore.

 

Il Moa ha sede nel complesso monumentale di Sant’Antonio che risale al XV secolo ed è gestito dall’Associazione Sophis e quattro enti partner: il comune e il suo archivio digitale, il circolo culturale Mo’Art, la società di comunicazione Nju.

Oltre alla visita al museo, il Moa propone, anche sul web, due tipi di percorsi. Il primo si concentra sulla città di Eboli e alcuni dei luoghi ove si svolsero gli avvenimenti del periodo bellico: dai ricoveri utilizzati dalla popolazione durante i bombardamenti alle sedi delle postazioni tedesche o degli accampamenti alleati, dalle aree cittadine degli scontri alle macerie provocate da questi ultimi e dai bombardamenti della fase precedente, alle aree ricostruite attraverso i fondi dell’Unrra e del piano Marshall.

 

Il secondo percorso, definito “completo”, parte da Eboli e arriva fino a Cassino, ripercorrendo le tappe di quella che fu la liberazione di gran parte del territorio meridionale della penisola.

Il museo tende a valorizzare la storia del territorio, inserita in un contesto doverosamente più ampio, sia per ciò che riguarda il passato al quale è dedicata la struttura, sia relativamente al presente, in questo caso promuovendo le virtù paesaggistiche e le produzioni agro-alimentari del territorio, in una buona sintesi che fa della storia veicolo di conoscenza e riqualificazione del patrimonio culturale e produttivo locale.

 


 

 

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