Culture

Don Gallo, le parole e le azioni

di Alessandro Bertirotti

Ho avuto modo di conoscere Don Gallo, nel 2009, durante un programma televisivo a Genova, a cui entrambi eravamo stati invitati. In trasmissione, ero seduto proprio vicino a lui.

Certamente, un uomo conscio del proprio valore, dell’efficacia della propria comunicazione e partecipe accorato dei dolori del mondo, specialmente delle difficoltà degli ultimi. Con lo stesso cuore per gli ultimi, dimostrava acredine per i primi, per coloro che avevano ottenuto molto dalla vita, almeno a lui così sembrava.

Abbiamo scambiato poche parole, perché non riuscivo a contenere mentalmente tutta la sua rabbia, confusa sì al dolore, ma certamente preponderante rispetto alla compassione per tutto il genere umano. Aveva chiara nella sua mente una distinzione che nemmeno il Vangeloopera in modo così netto, tra coloro che andranno a godere del Paradiso e coloro che potranno andarci nonostante i peccati commessi.

Eh, sì… perché nel Vangelo molto spesso il Cristo adombra la via mentale della sospensione di giudizio verso ogni suo figlio, anche verso i peggiori. E poi, non si dimentichi che il Cristo si è incarnato per gli ammalati e non per i sani, e certamente, anch'io concordo con Don Gallo. Ma esistono poveri e poveri, come esistono ricchi e ricchi, verso i quali io preferirei non esprimere quei giudizi così netti come accadeva invece al caro Don Gallo.

Se una cosa ci ha insegnato Don Gallo, è stata quella di essere simile a lui in quello che faceva, lasciando decisamente perdere quello che diceva… e in questo è stato davvero originale rispetto alla storica tradizione degli uomini di Chiesa.

Cristo operava, gli apostoli cercavano di adeguarsi a questo operare e dialogavano, gli evangelisti avrebbero scritto e raccontato… dopo.