Fantozzi e il lavoro all'epoca del job act
Fantozzi e la capacità di ribellarsi, ma se si fosse trovato a lavorare oggi? Una riflessione sul mondo del lavoro e la dignità dimenticata
La scomparsa di Paolo Villaggio, paladino della comicità da paradosso sul lavoro, in questi tempi di jobs act, dignità dimenticata dei lavoratori e crisi di identità del sindacato, impone una riflessione.
Oggi con un 37% di disoccupazione giovanile e un 11.3% di disoccupazione nazionale le maschere di Fantozzi e dei suoi colleghi impiegati schiacciate dal padrone demoniaco, sembrano meno paradossali di allora.
Oggi l'odierna fotografia del mercato del lavoro sembra essere drammaticamente peggiore.
FANTOZZI E IL LAVORO. FORSE PEGGIORE IL LAVORO DI OGGI?
Allora i colletti blu e quelli bianchi, che navigavano tra le pieghe dell'impresa vessati e costretti ad un costante processo di annullamento, appaiono solo un pò vintage. In fondo galleggiavano in una certa stabilità ritagliandosi momenti passabili ma non sembravano essere in condizioni peggiori dei moderni lavoratori dei tempi nostri.
FANTOZZI E IL LAVORO. I CALL CENTER LA CATENA DI MONTAGGIO DI OGGI?
In fondo la catena di montaggio di Tempi Moderni di Charlie Chaplin, pur nella sua drammaticità, non era di molto lontana dalla catena di 'smontaggio psicologico' costituito dai call center sparsi in ogni parte del mondo.
In quei posti del mondo scelti ad hoc perché il costo del lavoro non costituisce un problema per le multinazionali alla ricerca di bassa manodopera e morbida fiscalità.
I call center e le partite iva altro non sono che i moderni bulloni della antica catena di montaggio.
Almeno il Fantozzi di Paolo Villaggio aveva la capacità di ribellarsi, a modo suo. Era sempre pronto alla sfida più audace, a diventare una specie di leader per il gregge, a cercare involontariamente di rompere gli schemi dell'ipocrisia e del servilismo. Ne combinava di tutti i colori, il suo livello lavorativo era praticamente pari allo zero, ma almeno aveva la soddisfazione che quello straccio di posto nessuno glielo avrebbe portato via. Vacanze, partite a tennis, giornate di pesca, week end con l'amante. Il tutto in una logica assistenzialistica imperante in quei tempi in Italia dove la stabilità del posto sicuro costituiva un valore unico.
FANTOZZI E IL LAVORO. DOVE SONO ORA GLI IMPIEGATI?
Ma ora dove sono gli impiegati? Dove è finito il posto fisso? Dove sono finite le tute bianche della Pirelli che riempivano i viali di Milano per arrivare al comizio oceanico di fronte all'Assolombarda ? Tutti scomparsi o dimezzati.
Qualcuno è stato nominato manager, i più invece anticipatamente pensionati per far posto a chi? Ai giovani ? Certo che no, sostituiti in parte da 'poveri consulenti a partita IVA.
Ora un film di Fantozzi fatto oggi parlerebbe di Jobs act, una sorta di mancia del Governo, parlerebbe di Smartworking, la possibilità cioè di lavorare dove vuoi e quando vuoi adottata dalle grandi multinazionali dei social (posti per pochi giovani e super preparati).
E il resto dei nuovi lavoratori?
Il resto se ne va all'estero in attesa di tempi migliori, in un Paese che sembra per ora riempirsi sempre di più di anziani in pensione e di migranti alla ricerca di sogni.
FANTOZZI E IL LAVORO. IL TURBO CAPITALISMO E IL LAVORO SMART
IL turbo capitalismo odierno garantisce il lavoro Smart per pochi, ma non la stabilità della vita e quindi la dignità del lavoro, anche per i mediamente bravi.
Il sogno della stabilità lo si avvicina partecipando in 80000 al concorso per qualche posto di lavoro in Banca d'Italia.
In fondo nemmeno a Fantozzi rubavano i sogni.