Gli "Oggetti misteriosi" di Gio Ponti a Malpensa - Affaritaliani.it

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Gli "Oggetti misteriosi" di Gio Ponti a Malpensa

di Raffaello Carabini

L'androne denominato Porta a Milano dell'Aeroporto internazionale di Malpensa presenta fino al prossimo 31 marzo "Oggetti misteriosi", un'installazione che raduna tre opere di Gio Ponti in un unicum di piacevolissimo interesse, che vuole presentarsi come un "benvenuti" oppure un "arrivederci" ai rapidi viaggiatori che l'attraversano, dopo o prima aver usufruito dello shuttle. E nulla è più milanese e insieme internazionale dell'opera del grande architetto e designer che, dopo gli esordi nel gruppo "neoclassico", sentiva, "di fronte alle preferenze italiane del primo quarto di secolo, la responsabilità del gusto europeo, e la necessità di essere moderno a ogni costo" (lo scriveva Edoardo Persico, critico non allineato, probabilmente ucciso dai fascisti nel '36).

Nato nel 1891 e laureatosi trentenne al Politecnico, dove poi insegnò per un quarto di secolo, Ponti fu il simbolo-sintesi dell'arte della prima metà del 900. Fu l'unico che riuscì a fondere la linea modernista con gli accenti art déco, i motivi neoclassici con il rigore razionalista. Equidistante e in opposizione ai contrastanti estremismi del radicale Gruppo 7 e della conservatrice Scuola romana di Marcello Piacentini.
Immerso in quella sorta di isola culturale in cui operava, legato alla Richard-Ginori, fabbrica di porcellane di cui fu direttore artistico già nel 1923 (prima sinergia italiana, forse mondiale, tra arte e industria), alla Biennale di Monza e alla Triennale di Milano, rassegne in cui radunava e si confrontava con i nuovi talenti, alle riviste "Domus" e "Stile", che erano la vetrina del suo pensiero e insieme l'alveo della sua apertura mentale.
Così il pavimento di Salisburgo che sembra una pittura astratta, i tanti obelischi bianchi della Ideal Standard che da monumenti solitari diventano selva ciarliera, il magnifico angelo d'acciaio omaggio a Los Angeles che si fa cattedrale nel buio, sono oggetti misteriosi di un discorso che ha un unico fine: infatti, parole del maestro, "non è il cemento, non è il legno, non è la pietra, non è l'acciaio, non è il vetro: il materiale più resistente, anche nell'edilizia, è l'arte".

Basta alzare gli occhi al grattacielo Pirelli, che con i suoi 127 metri rimase il più alto d'Italia dal 1960 al 1995, oppure abbassarli a piatti e vasi che si chiamano  Domitilla, Donatella, Fabrizia, con figure dalle curve giunoniche, oppure basterebbe girare il mondo, da Stoccolma a San Paolo, da New York a Islamabad, da Hongkong a Taranto (la magnifica Concattedrale della Gran Madre di Dio ricorda insieme un tempio maya e una vela al vento) per averne una conferma. Sia da architetture che, confrontandosi con l'eclettico international style, puntano sempre più al dissolvimento dei volumi con superfici traforate e maiolicate, sia da oggetti di serie del design industriale pensati - come tutta l'opera di Ponti - con una concezione funzionale dalle forme libere.
E persino dalle sue giacche impensabili, piene di tasche per le matite, che si disegnava da solo e che abbinava - come sempre, anche con i completi eleganti - alle immancabili scarpe da tennis.


"Oggetti misteriosi" di Gio Ponti
Porta a Milano
Aeroporto Malpensa - Terminal 1
Durata: fino al 31 marzo 2015
Infoline: tel.    02232323
Orari: dalle 8.00 alle 22,00
ingresso libero