Culture
Inge Feltrinelli, grande imprenditrice, ma con i suoi difetti
Inge Feltrinelli, non solo cultura, ma anche affari
Inge Feltrinelli è stata sicuramente una grande imprenditrice, a capo della Feltrinelli dal 1972 e che ha dato un contributo notevole allo sviluppo della cultura in Italia, non per niente direttore fu anche Giorgio Bassani, lo scrittore del “Giardino dei Finzi-Contini”. Indubbiamente, la scoperta del “Gattopardo “di Tomasi da Lampedusa, reinterpretato a sinistra, di Carlo Cassola, di Franco Fortini, di Giovanni Testori, la pubblicazione del “Dottor Zivago” di Boris Pasternak, ritornano la cifra della sua grande importanza per la cultura italiana.
Ed infatti in questi giorni assistiamo alle giuste lodi della sua attività. Tuttavia, nella sua esistenza di imprenditrice della cultura, ci sono state anche delle pecche, che pochi hanno fatto rilevare.
Inge Schönthal era ebrea da parte di padre, mentre la madre era di religione protestante. Nacque a Essen nel 1930, in Germania in pieno periodo nazista. Intraprese una carriera da fotoreporter fotografando i personaggi più famosi del secolo, da Winston Churchill, a Pablo Picasso, a Ernest Hemingway e soprattutto John Fitzgerald Kennedy. Quindi non era certo una sconosciuta quando incontrò l’editore miliardario Giangiacomo Feltrinelli nel 1958 che poi divenne suo marito nel 1960.
E qui la storia si intreccia con il mistero del traliccio di Segrate che il 14 marzo 1972 vide dilaniato il compagno “Osvaldo”, nome di battaglia di Giangiacomo. Renato Curcio, fondatore delle Brigate Rosse, lesse nel 1979 un comunicato in cui si diceva:
“Osvaldo non è una vittima, ma un rivoluzionario caduto combattendo. Egli era impegnato in una operazione di sabotaggio di tralicci dell'alta tensione che doveva provocare un black-out in una vasta zona di Milano; al fine di garantire una migliore operatività a nuclei impegnati nell'attacco a diversi obiettivi. Inoltre il black-out avrebbe assicurato una moltiplicazione degli effetti delle iniziative di propaganda armata. Fu un errore tecnico da lui stesso commesso, e cioè la scelta e l'utilizzo di orologi di bassa affidabilità trasformati in timers, sottovalutando gli inconvenienti di sicurezza, a determinare l'incidente mortale e il conseguente fallimento di tutta l'operazione”
Giangiacomo Feltrinelli, latitante dal 1969, era l’erede di una ricchissima famiglia.
Questo fatto è importante per capire la psicologia della coppia Inge - Giangiacomo che ha rappresentato un po’ il modello di tutti i successivi radical - chic italiani.
Ma torniamo a Inge che dopo la scomparsa di Giangiacomo si diede all’editoria, ma non solo dal punto di vista culturale. Il suo fu un interesse scandito fortemente dagli affari in cui si rivelò capacissima grazie ad una formidabile rete di relazioni sociali di altissimo livello che aveva costruito fin da giovane.
Non per niente le librerie Feltrinelli sono in tutta Italia e rappresentano il prototipo dell’evoluzione della vecchia libreria: spazi di battito, vendita di monili e oggetti anche raffinati e bar che restituiscono, appunto, la cifra di una concezione elitaria della cultura stessa, trincerata sotto la falsa apparenza di quella popolare.
I Feltrinelli non furono vicini al popolo, ma vicini ai soldi e agli affari sì e, in un certo senso, hanno anticipato proprio la parabola del Partito Democratico con il loro rinchiudersi nelle torri d’avorio dei centri storici sofisticati, allontanandosi dalle periferie e da quel popolo che costituiva in realtà l’unico loro motivo di esistere. È facile discettare con i soldi in tasca sorseggiando un raffinato caffè in una libreria posta al centro di una raffinata città d’arte medievale, molto più difficile parlare dei problemi delle periferie senza aria condizionata, senza pasticcini multicolore e con le zanzare.
Inge, quando conobbe Giangiacomo, era già una ragazza molto sexy, glamour, a cui piaceva il successo e soprattutto le persone di successo e potremmo dire che era una “donna che sussurrava ai potenti”. Lo era nella famosa foto col "pesce spada" (in realtà un Marlin) e con Hemingway e lo era quando nei suoi scritti fa notare che “Giangiacomo risiede nel più bel Hotel di Amburgo”, non proprio un pensiero da donna di sinistra. Niente di male naturalmente, come non c’è niente di male a voler fare affari e soldi, ma poco consono ad una genuina visione di sinistra.
Inge Feltrinelli, non imparò mai bene l’italiano e rimase con il suo accento tedesco, e questo lascia sempre un senso di incompiutezza nell’archetipo dell’intellettuale.