Culture
E' arrivata "La fine del potere" come sostiene Moises Naim? Il dibattito

Moisés Naím, membro del Carnegie Endowment for International Peace, per oltre un decennio direttore di "Foreign Policy", oltre che ex ministro dell'Industria e del Commercio del Venezuela ed ex direttore esecutivo della Banca Mondiale, nei giorni scorsi è stato a Milano per presentare il suo ultimo saggio, dal titolo "La fine del potere", pubblicato da Mondadori.
In particolare, il 19 novembre è stato ospite della Fondazione Eni Enrico Mattei, e ne ha discusso con con l’autore Gianni Di Giovanni e Carlo Rossella.
Nell'occasione, il direttore di Affaritaliani.it l'ha intervistato. E ha parlato anche Giulio Sapelli, professore ordinario di storia economica all’università statale di Milano ed indipendent director della fondazione Mattei.
IL SAGGIO - Sappiamo che il potere si sta spostando: da Ovest a Est e da Nord a Sud, dai palazzi presidenziali alle piazze e al cyberspazio, dai formidabili colossi industriali alle agili start-up e, in modo lento ma inesorabile, dagli uomini alle donne. Chi oggi si trova in posizioni di potere è più vincolato, ha meno margini operativi e rischia di perdere il posto come mai prima d'ora. Il potere sta diventando più debole ed effimero: è divenuto più facile da conquistare, ma più difficile da esercitare e più semplice da perdere. Ne La fine del potere, Moisés Naím illustra la lotta tra i grandi protagonisti un tempo dominanti e i nuovi micropoteri che li sfidano in ogni ambito dell'azione umana. Una contrapposizione, quella tra micropoteri ed establishment, che può sfociare nel rovesciamento dei tiranni o nell'eliminazione dei monopoli, ma anche condurre al caos e alla paralisi. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, nell'ambito degli affari come in quello della religione, dell'istruzione o della famiglia, in pace come in guerra: nel 1977, ottantanove paesi erano governati da autocrati, mentre oggi oltre la metà della popolazione mondiale vive in regimi democratici; nella seconda metà del 2010, i primi dieci fondi speculativi del mondo hanno registrato profitti superiori a quelli complessivi delle sei banche più importanti; gli amministratori delegati sono sottoposti a maggiori vincoli e rimangono in carica per un periodo più breve rispetto ai loro predecessori; i moderni strumenti di guerra sono più economici e accessibili, tanto che gruppi come Hezbollah possono permettersi di acquistare droni. Chi detiene il potere lo conserva erigendo imponenti barriere, ma oggi le forze rivali smantellano quelle barriere più rapidamente e facilmente che mai. Per poi scoprire, una volta conquistato il comando, la loro stessa vulnerabilità.