Culture

La tradizione della scultura in legno in Val Gardena: ce ne parla il Presidente di UNIKA Matthias Kostner

di Chiara Giacobelli

Affaritaliani.it ha visitato l’atelier di Matthias Kostner, tra i più quotati scultori del legno nel mondo. UNIKA è l’associazione che riunisce i migliori artisti della Val Gardena

C’è un non so che di magico nell’entrare in punta di piedi nell’atelier di un artista e osservarlo lavorare, proprio mentre dà vita a una nuova creazione.

Matthias Kostner proviene da una famiglia di scultori, più generazioni che si sono tramandate un’arte artigiana praticata con passione e costanza. Ma oggi Matthias è anche promotore di UNIKA, la Fiera dell’Arte che rappresenta i migliori talenti della Val Gardena, perché a suo parere l’unione fa la forza.

Facciamo, però, un passo indietro. Se è vero che Ortisei e i suoi dintorni sono molto noti per gli sport invernali e per il comprensorio sciistico che fa parte di Dolomiti Superki, non tutti sanno invece che la Val Gardena è una storica fucina di lavorazione del legno, apprezzata in tutto il mondo. In particolare, la scultura in legno nasce in questa zona dell’Alto Adige nel XVII secolo come artigianato domestico; inizialmente votata a fini per lo più devozionali, si esprimeva soprattutto in figure sacre e presepi, plasmati con legni locali come il cirmolo. Nei decenni, grazie anche a commerci fiorenti e a influenze stilistiche, quest’arte poco comune si è raffinata, coniugando maestria tecnica e sensibilità contemporanea. Oggi la tradizione di un tempo vive in opere che fondono classicità e modernità, preservando un’identità unica che oscilla tra il sacro e il profano.


 

“Il primo passo è tagliare il legno in blocchi a seconda del modello che si vuole riprodurre e incollarlo, poi si inizia a togliere materiale con lo scalpello, sempre più piccolo, fino a che si passa a lavorare con la carta vetrata per rendere la superficie liscia”. Matthias Kostner ci spiega gli step essenziali dell’arte della scultura nel suo atelier di Ortisei, dove ormai dà vita quasi solo a creazioni di sua invenzione, o commissionate da importanti collezionisti. D’altra parte, è uno degli artisti più richiesti della Val Gardena, nonché Presidente di UNIKA, la Fiera dell’Arte che ha già superato le trenta edizioni e si tiene ogni anno a settembre. Non si tratta però soltanto di un evento, ma di una vera e propria associazione il cui obiettivo è quello di preservare e promuovere l’artigianato artistico d’eccellenza.
Fondata nel 1994, UNIKA conta attualmente 42 membri che, attraverso le loro competenze e l’innata creatività, contribuiscono a mantenere viva l’eredità artistica di cui si parlava sopra: maestri artigiani che incarnano l’unicità e la diversità delle tradizioni della Val Gardena, con il fine comune di valorizzare il patrimonio artistico tramandato attraverso le generazioni.


 

Lo stile di Matthias, ad esempio, guarda al contemporaneo e al surreale, sempre incentrato sulla figura umana, come la ragazza nuda che si sta sfilando una scarpa a cui sta dando forma mentre ci parla. “Mi hanno chiesto una donna da mettere vicino a un grande bagno romano, così ho fatto posare una modella, ho scattato delle foto, poi ho realizzato il modellino in scala ridotta e infine l’ho riportato nel legno a dimensione umana. Potremmo dire che è un lavoro su commissione, anche se c’è sempre una parte di creatività messa da me; quando invece sono totalmente libero preferisco esplorare il concetto dell’assurdo o altre tematiche di forte impatto sociale e ambientale, solitamente avendo come modelli i miei figli”.


 

Ci sono decine di scalpelli diversi in questa mensola. Li usi davvero tutti?

“No, alcuni sono oggetti che mi porto dietro da una vita e quindi possiedono un valore affettivo, diventano quasi dei portafortuna. Altri si tramandano da generazioni e hanno un’importanza particolare per la nostra famiglia. Qui ce ne sono un centinaio, ma in realtà ne uso una trentina, quaranta al massimo”.

Quanto tempo ci vuole per realizzare un’opera come questa?

“Quattro o cinque settimane. Il mio lavoro è anche la mia passione, ma non credere che qualche volta non si abbia voglia di mollare e fare altro, o semplicemente prendersi una giornata libera. Questo mestiere richiede però molta più disciplina di quanto si pensi, innanzitutto perché spesso ci sono delle scadenze da rispettare e poi perché quando uno scultore si ferma per un periodo troppo lungo, specialmente da giovane, ci mette poco a perdere la manualità. Conosco artigiani che si affezionano a tal punto alle loro opere da non volerle più vendere né separarsene, ma io penso che alla fine sia un cerchio che si chiude: realizzi ciò che ti piace e poi lo cedi a qualcuno che possa gioirne o apprezzarlo”.


 

Tu arrivi da una famiglia di scultori. Come ricordi la tua infanzia e il primo apprendistato?

“Io ho imparato tutto quello che so a partire dalla scultura sacra: Madonne, santi, icone realizzate per le chiese, spesso su commissione. Nel corso degli anni e facendo carriera sono passato ai temi che mi piacciono e mi interessano di più: a ottobre ho tenuto a Venezia una mia mostra personale incentrata sull’ironia e sul mondo surreale, dove protagonisti erano ragazzi o bambini che provavano a prendere dei piccioni con attrezzi molto improbabili, o altri che cercavano di far volare un gatto. Tutto con toni ironici, ma anche un po’ critici”.

Quanto tempo ci è voluto prima di riuscire a scolpire elementi così dettagliati come le pieghe dei vestiti, i capelli o le rughe della pelle?

“Beh considera che ho iniziato a lavorare subito dopo la scuola media, a quattordici anni ero già qua; poi ho fatto la scuola d’arte, ma senza mai abbandonare la pratica in atelier. Insomma, tantissimi anni e anche molte ore di manualità. Con il tempo mi sono fatto conoscere dapprima in Val Gardena e poi oltre: oggi alcune gallerie in luoghi strategici del mondo vendono le mie opere, ma UNIKA ci ha permesso di fare un ulteriore step, perché ha un mercato davvero internazionale”.


 

Raccontaci meglio questo progetto.  

“Ne sono il Presidente, ma non è stata una mia idea iniziale perché è nata trent’anni fa. Il gruppo che ne fa parte è estremamente selezionato: il primo requisito da possedere è la Partita Iva, cioè essere dei professionisti del settore che vivono di questo mestiere e non semplici appassionati. Questo elemento imprescindibile ci dà la possibilità di aumentare la qualità, ma è anche vero che in Val Gardena non tutti gli scultori professionisti fanno parte del collettivo.
Noi siamo 42 membri, di cui 30 scultori, 8 pittori d’arte, 2 tornitori di legno e 2 fotografi, ovvero forse un terzo di chi lavora in questo settore nella valle. Ognuno sceglie la strada che ritiene più congeniale, ma specialmente per i primi anni UNIKA è un grande aiuto: se si è giovani e non si sa da dove partire o a quali realtà serie appoggiarsi, avere un organismo di riferimento è fondamentale. Per questo siamo sempre alla ricerca di nuovi talenti, la porta è aperta e ci piacerebbe anzi aumentare di numero”.

Come si svolge l’evento di settembre che mette in mostra le vostre opere?

“Si tratta di una fiera allestita in un ampio complesso contenente ben quattro campi da tennis, preparati per l’occasione: viene messo un pavimento e aggiunte pareti, ognuno ha il proprio spazio in cui esporre, solitamente proponendo cinque o sette lavori nuovi. Quest’anno abbiamo invitato proprio tutti a partecipare, quindi abbiamo avuto 42 persone che hanno esposto ad UNIKA: oltre alla scultura c’erano opere di pittura, fotografia e tornitura. Ovviamente l’obiettivo è quello di vendere il maggior numero di lavori presenti e da questo punto di vista il 2024 è stato uno degli anni più prolifici”.

Ci puoi raccontare una delle ultime creazioni?

“Quest’opera si intitola A me non serve il vento e vuole esprimere il concetto che nella vita ci creiamo spesso un mondo parallelo dove tutto funziona come noi vogliamo. La bambina sta dicendo, infatti, che a lei non serve il vento della natura, perché ha già il phon a ricrearlo in maniera artificiale: questo gioco, questa superbia dell’uomo che pensa di poter fare tutto da solo, è il tema centrale dell’opera. La verità è che con un phon non riusciremo mai a fare tutto quello che il vento ci dà, eppure nemmeno ce ne accorgiamo. Oltre alle mie creazioni, quest’anno ad UNIKA erano particolarmente interessanti le fotografie: ad esempio, un artista ha realizzato uno scatto di New York rifatto tantissime volte assemblandoli poi l’uno sopra l’altro, fino a sembrare un dipinto astratto”.

In che modo UNIKA si è evoluta in questi trent’anni?

“Grazie all’arrivo di nuove generazioni, i cambiamenti sono legati soprattutto allo stile: se trent’anni fa si avevano solo Madonne, ora nel catalogo se ne trova una al massimo, perché ogni partecipante sperimenta nel proprio specifico campo di interesse. Di contro, ci sono tecniche come lo scolpire morbido, così detto quando l’opera è talmente fluida che sembra sciogliersi, divenute ormai estremamente rare e purtroppo non insegnate da nessuno, quindi destinate a scomparire. Rimangono forse solo uno scultore o due in grado di padroneggiare questa difficile tecnica e ovviamente vendono tantissimo per la scarsità dell’offerta, ma ciò implica che questi maestri non hanno il tempo di prendere giovani a bottega per insegnare loro il mestiere”.

Lavorate anche nelle accademie o in altre scuole?

“Tocchi un tasto dolente, perché in teoria gli scultori più bravi dovrebbero insegnare nelle scuole, ma c’è un problema culturale ed economico, dal momento che fare l’insegnante non è un lavoro molto remunerativo nel nostro Paese. Io credo che ci dovrebbero essere degli enti, delle istituzioni o sponsor privati in grado di sostenere i costi di accademie serie e professionali”.

Dove si apprende il mestiere pratico, oltre alle scuole?

“Ecco un ulteriore problema, perché ovviamente non stiamo parlando di un lavoro solo teorico, ma anzi principalmente pratico. Anche se molti di noi talvolta prendono qualche apprendista per alcune settimane, non è di certo sufficiente per imparare abbastanza: ci vogliono anni e anni per acquisire la manualità sufficiente ed è per questo che un tempo, se si voleva fare il pittore o lo scultore, si andava prima a bottega, una pratica purtroppo ormai scomparsa. Io per fortuna avevo mio padre che lavorava come scultore e mi ha insegnato quasi tutto quello che so”.

Quali sono i requisiti per diventare scultori di successo?

“Prima di tutto occorre cambiare la visione del tempo: viviamo in un mondo estremamente veloce, invece per fare questo lavoro ci vuole tanta pazienza, costanza, disciplina e non bisogna mai essere frettolosi. Oltre a ciò bisogna ovviamente possedere un’attitudine innata alla manualità e tanta creatività, perché ogni opera è diversa dall’altra”.