Culture

Levi e Ragghianti: un'amicizia tra pittura, politica e letteratura

di Raffaello Carabini

Il pittore Carlo Levi e il suo amico critico Carlo Ludovico Ragghianti in mostra a Lucca

La storia dell’amicizia tra due personaggi cardine della cultura italiana a cavallo dell’ultima guerra mondiale, tra antifascismo e nuova identità nazionale, grande pittura e profonda disanima critica

È veramente difficile trovare un artista che abbia elaborato una serie di esiti di così alto livello in ambiti tanto differenti, svolgendo altresì varie attività di impegno civile e sociale. Carlo Levi, torinese, nato proprio all’inizio del secolo scorso (1902), è stato un pittore importante, ha lavorato come sceneggiatore, costumista, scenografo e illustratore per il cinema, ha scritto numerosi libri, a cominciare dal capolavoro del 900 Cristo si è fermato a Eboli (formidabile nell’ibridare, per un racconto sulla vita durante la condanna al confino subita per motivi politici, generi letterari quali romanzo, saggio, prosa d’arte, mémoire, corrispondenza di viaggio) per finire con una marea di saggi, in più è stato medico, politico (eletto in Parlamento per due legislature) e giornalista.

Uno dei suoi principali amici, oltre al poeta Eugenio Montale che lo ospitò nella sua abitazione fiorentina dopo il confino, e studioso della sua opera fu il critico Carlo Ludovico Ragghianti. Lucchese di otto anni più giovane, anch’egli impegnato in politica, scrisse nel 1948 un volume che catalogava tutta l’opera pittorica di Levi fino all’anno precedente e poi curò la fondamentale mostra del 1977, a due anni dalla morte dell’amico, che a Firenze ne allineò un’imponente selezione di opere.

Carlo Levi 65. Ritratto di Pier Paolo PasoliniCarlo Levi 65. Ritratto di Pier Paolo Pasolini
 

Il loro rapporto fu punteggiato, oltre che da incontri e contatti, anche da lettere e documenti, che testimoniano una comune adesione all’antifascismo, una comune volontà di modernizzare il Paese, una condivisa ricerca di approfondimento dell’esperienza artistica individuale e collettiva.

In occasione del quarantennale dalla creazione della Fondazione Centro Studi Ragghianti, proprio a questo legame è dedicata un’importante esposizione nelle sale del Complesso monumentale di San Micheletto, dove ha sede. Levi e Ragghianti. Un’amicizia tra pittura, politica e letteratura ricostruisce gli eventi, le circostanze e i nodi identitari del loro rapporto, le questioni teoriche di carattere storico-artistico e quelle pratiche di una politica delle arti.

Oltre cento tra opere d’arte (numerosi disegni e circa ottanta dipinti), lettere, testi dattiloscritti di Ragghianti, autografi della monografia del critico con annotazioni di Levi, bozzetti per i costumi, documenti, varie edizioni di libri, fotografie inedite e filmati sono proposti divisi in sei sezioni, da “La formazione” a “Un itinerario pittorico nelle scelte di Levi e Ragghianti”, passando per “La lotta politica, la clandestinità, il rifugio a Firenze”, “Disegni del tempo di guerra”, “Il Cristo dal confino in Lucania al libro” e “Carlo Levi nel cinema”.

Carlo Levi 62. Ritratto di Anna Magnani, 1954Carlo Levi 62. Ritratto di Anna Magnani, 1954
 

L’itinerario pittorico mostra l’evoluzione del piemontese, figlio della buona borghesia ebrea e della sorella del leader socialista Claudio Treves. Dagli inizi orientati dalla frequentazione e l’amicizia con Felice Casorati alla trasferta parigina, che ne segnò la coloristica in direzione post-impressionista, la sua arte fu sempre orientata verso un realismo – più o meno – magico (alcune importanti opere di Levi sono esposte al Palazzo Reale di Milano nella rassegna dedicata proprio al Realismo magico), ma in ogni espressione diretto e vitale, rappresentativo e sociale. Finì per essere criticato nella fase post anni 60 a causa di una progressiva stanchezza e ripetitività, che era il modo di accusarlo per la coerenza nella non adesione alle nuove tendenze artistiche in voga.

Raccontare la realtà in maniera liricamente trasfigurata fu sempre il credo espressivo di Carlo Levi, che, forte di una pennellata densa e sinuosa, riusciva ad attrarre lo spettatore quasi dentro i suoi paesaggi, a farlo colloquiare con i personaggi dei suoi ritratti, a far vivere le sue nature morte, a farlo accarezzare i suoi nudi. In particolare fu ritrattista d’eccezione: in mostra si ammirano, insieme agli autoritratti, quelli della madre e del fratello, degli amici Ragghianti e Montale, degli scrittori Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino e Manlio Cancogni, dell’architetto Frank Lloyd Wright e dell’attrice Anna Magnani.

Carlo Levi 3. La madre e la sorella, 1926Carlo Levi 3. La madre e la sorella, 1926
 

Durante il confino ad Aliano in Basilicata (la Eboli del libro) approfondì il rapporto intenso con la natura come simbolo del sociale, come portatrice di una cultura atavica cui non rinunciare. Paradigmatico il saggio Paura della pittura, posto in appendice al catalogo di Ragghianti, in cui condannava l’astrattismo perché lontano dall’uomo e dalle sue istanze, perché privo di quel reale che deve essere oggetto della rappresentazione, che altrimenti diventa solo simbolo dello sgomento e della paura che pervadono il pensiero moderno di fronte al nulla che avanza.

Levi e Ragghianti. Un’amicizia tra pittura, politica e letteratura

Fondazione Ragghianti – via San Micheletto n. 3, Lucca
fino al 20 marzo

orari: 10/13 e 14.30/18.30; lunedì chiuso

biglietti: € 5; ridotto € 3 (gruppi, under 18, studenti, insegnanti, convenzioni); gratuito per disabili e accompagnatore, under 6, accompagnatori gruppi, universitari toscani, militari, giornalisti, guide turistiche)