Culture
Dalla Chiesa e La Torre: dai figli il ritratto di due vittime eccellenti
Metti una sera, intorno allo stesso tavolo, Dalla Chiesa e La Torre. Argomento della discussione? Mafia e legalità, si potrebbe (facilmente) immaginare. Ma il dalla Chiesa e il La Torre di cui stiamo parlando non sono il generale Carlo Alberto e il deputato comunista Pio, vittime della mafia entrambe nel 1982, con il primo che cala a Palermo il giorno dei funerali del primo.
Nando dalla Chiesa e Franco La Torre siedono allo stesso tavolo a Milano, il 22 maggio 2015, vigilia dell’anniversario della strage di Capaci dove venne assassinato Giovanni Falcone.
L’occasione è la presentazione del libro di Franco La Torre, Sulle ginocchia, un titolo che è anche la prima immagine che ritrae padre e figlio insieme.
Pio La Torre è un personaggio della nostra storia politica che si fa largo tra stenti e con mille sacrifici. Nasce in una famiglia povera, di contadini, ma con le sua capacità e la sua volontà riesce ad iscriversi ad ingegneria. Non arriverà alla laurea perché la passione politica e la voglia di giustizia sociale, da conseguire accanto ai contadini della Sicilia del dopoguerra, prendono il sopravvento. La sua carriera politica, a Palermo prima a Roma poi, non è lineare; le battute d’arresto non lo fanno arretrare, anzi.
Conosce il fenomeno mafioso, ne ha visto gli effetti malefici. Arrivato alla Camera presenta una proposta di legge per l’introduzione nel codice penale del reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis) e la conseguente confisca dei beni/capitali illecitamente accumulati dai mafiosi. La legge Rognoni – La Torre vedrà la luce il 13 settembre 1982, dieci giorni dopo la morte del generale dalla Chiesa.
I figli parlano dei loro padri e ne individuano molte similitudini. La convinzione che i galloni, le promozioni vadano guadagnati sul campo, non per provenienze, appartenenze e/o cooptazione; il principio sacrosanto, e trasmesso ai figli, che la libertà è (soprattutto) responsabilità; una vita a testa alta per i principi e la dignità che la ispirano anche se (o forse proprio perché…) entrambi i padri sono costretti a fare i conti per arrivare a fine mese.
Il deputato comunista aveva preso le distanze dal padre per imboccare quella strada; l’ufficiale dei carabinieri, invece, il suo l’aveva emulato.
I loro figli hanno intrapreso strade diverse, passando anche per la contestazione negli anni della gioventù, ma, come ricorda Nando dalla Chiesa, non prima di essere stato reso edotto dal generale, codice penale alla mano, di quali comportamenti costituiscono un reato. Con le dovute conseguenze.
Due vittime esemplari che non hanno avuto il riconoscimento che si sarebbero meritati. Pio La Torre, ricorda Franco, è stato escluso dal Pantheon del partito comunista: a lui ha dedicato una targa commemorativa a Montecitorio un avversario politico, Gianfranco Fini, all’epoca in cui fu Presidente della Camera.
Sul calendario per il 190esimo anniversario dell’Arma dei Carabinieri si ricordano le attività dei militari per battere il terrorismo ma – ricorda Nando con voce che s’incrina – del Generale nessuna traccia.
Esempi di quell’oblio che, spesso, viene riservato agli eroi onesti di questo curioso Paese dalle sue istituzioni. Che non sempre, e non necessariamente, ne rappresentano la parte migliore.
Giovanna Guzzetti