Culture
Mantegna e i protagonisti del Rinascimento in mostra a Torino

di Simonetta M. Rodinò
Mantegna deve la sua grandezza all’abilità pittorica, allo studio delle fonti antiche e alle frequentazioni di un ambiente intellettuale all’avanguardia. I rapporti che intessé al di fuori di Mantova, a Ferrara con gli Este, a Firenze con i Medici, con prelati e cardinali residenti a Roma, con l’imperatore Federico III di Asburgo, testimoniano il suo notevole spessore culturale.
All’artista, nato vicino a Padova nel 1431circa e morto a Mantova nel 1506, è dedicata la mostra
“Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno”, ospitata a Palazzo Madama a Torino. Non è una rassegna monografica: degli oltre 130 lavori esposti, di Mantegna sono presentati solo più di una ventina tra dipinti, altrettanti disegni e opere grafiche, oltre ad alcune lettere autografe.
Le altre opere appartengono a protagonisti del Rinascimento che furono in rapporto con lui, tra cui Donatello, Antonello da Messina, Pisanello, Paolo Uccello, Giovanni e Jacopo Bellini, Leon Battista Alberti, Cosmè Tura, Ercole de’ Roberti e il giovane Correggio.
Introduce la mostra un apparato multimediale, allestito nella Corte medievale: su tre grandi schermi si possono ammirare anche affreschi e opere non trasportabili per ragioni conservative: dalla Cappella Ovetari di Padova alla celeberrima Camera degli Sposi di Mantova, dal grande ciclo all’antica dei Trionfi di Cesare di Hampton Court Palace a Londra al Cristo morto di Milano.
L’esposizione vuol ripercorrere l’iter del grande pittore, dai prodigiosi esordi giovanili al riconosciuto ruolo di artista di corte dei Gonzaga, ed è suddivisa in sei sezioni che evidenziano momenti della sua carriera e significativi aspetti dei suoi interessi e della sua personalità, indagando inoltre il suo rapporto con l’architettura e i letterati.
Tutto ebbe inizio a Padova, quando tra 1448 e 1457 realizzò un fondamentale ciclo di affreschi per la cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani, quasi interamente distrutti durante la seconda guerra mondiale. Già in questi affreschi si ritrovavano alcune delle indicazioni principali della sua ricerca: l’uso della prospettiva, non per delimitare lo spazio rappresentato, ma per crearne uno illusionistico.
Nella città veneta non mancarono le occasioni a Mantegna di conoscere la grande arte fiorentina, come la cappella degli Scrovegni di Giotto o le opere di Donatello, Filippo Lippi e Paolo Uccello, che fornirono spunti notevoli alla sua maturazione stilistica.
Pittore antesignano di un barocco e di un umanesimo “virile”, robusto. Se Raffaello è sui colori dell’alba e del tramonto, Mantegna è sulle cromie forti.
Celebra la gloria, la vittoria e la sconfitta in modo aulico. Il suo segno, opposto alla leziosità, è gestuale e architettonico. I suoi scorci estremi offrono l’inganno di una falsa prospettiva, dilatando
lo spazio visivo e creando un effetto straniante.
Artista del Cristo doloroso, spesso livido, più che trionfante, come incisore “scava” nel personaggio, alla ricerca del dramma, raggiungendo esiti che suggeriscono paralleli con la successiva incisione sofferta di Albrecht Dürer, il grande esponente della pittura tedesca rinascimentale.
“Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno”
Palazzo Madama, Corte Medievale e Piano Nobile - Piazza Castello - Torino
12 dicembre 2019 – 4 maggio 2020
Orari: lunedì, mercoledì, venerdì e domenica 10.00 - 18.00; giovedì e sabato 10.00 - 21.00; chiuso martedì
Biglietti: intero 15€ - ridotto 13€
Info mostra e prenotazioni: 0110881178
Catalogo: Marsilio Editori - www.palazzomadamatorino.it