Culture
New York, Medusa sta con il #metoo davanti al tribunale del processo Weinstein
La scultura dell'artista argentino Luciano Garbati, simbolo della lotta a violenza sessuale e discriminazione di genere, sta alimentando un dibattito
Da martedì 13 ottobre, fino alla fine di aprile, una scultura sfida il tribunale penale di New York, proprio quello in cui è stato processato Harvey Weinstein, condannata a marzo 2020. Realizzata dall'artista argentino Luciano Garbati, rappresenta una delle Gorgoni, Medusa, che tiene tra le mani la testa di Perseo. “Icona di giustizia”, sottolinea il comunicato, la figura di Medusa è diventata un potente simbolo della rabbia e dell’azione femministe.
L'opera reinterpreta una statua esposta in Piazza della Signoria a Firenze, progettata dall'artista rinascimentale Benvenuto Cellini che celebra l'eroe greco Perseo in piedi sul corpo di Medusa mentre brandisce la testa della giovane donna. Una scena ispirata alla mitologia greca che racconta come Poseidone, innamorato di Medusa, figlia di Phorcys e Keto, finisce per violentarla in un tempio dedicato ad Atena. Nonostante sia una vittima, Medusa viene punita dalla stessa dea che la trasforma in una Gorgone, una creatura il cui sguardo ha il potere di pietrificare chi lo incrocia. Con l'aiuto degli dei, poi, Perseo riesce a ucciderla prima di decapitarla.
Nella sua versione moderna del 2008, Luciano Garbati ha voluto ribaltare i ruoli: è una Medusa trionfante a tenere in mano la testa mozzata di Perseo, ed è l'artista stesso che presta i propri lineamenti al volto maschile. Questo è il suo modo di denunciare la violenza di genere e sessuale. Quando ha presentato domanda per partecipare al programma della città di New York Art in the Parks, l'artista argentino ha ricordato che "per millenni, alle donne è stato detto che se venivano violentate, era colpa loro".
Tuttavia,alcune voci si sono levate contro l’opera. Alcune femministe si sono rammaricate che il pezzo, destinato a onorare il movimento #MeToo, sia stato creato da un uomo. Altri critici prendono di mira la scelta di attribuire la testa mozzata a Perseo piuttosto che a Poseidone, lo stupratore di Medusa. Alcuni si offendono anche per la morfologia attribuita a Medusa - giovane e desiderabile - quando il mito la dipinge come brutta, persino mostruosa.
Tuttavia, il New York Times ricorda che nel 2018 le immagini di questa statua di Medusa avevano invaso il web, diventando il simbolo della rabbia femminile.