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Culture
"Perfetti sconosciuti" batte Tarantino. Lo smartphone? Quanti segreti

 

I RISULTATI DEL PRIMO WEEKEND AL CINEMA - "Perfetti sconosciuti", film di Paolo Genovese sui segreti nascosti negli sms e delle chat dei cellulari di un gruppo di amici, debutta in 526 sale italiane con Medusa, registrando un incasso di 3.325.953 euro e una media per copia di 6.323. Il film con Kasia Smutniak, Marco Giallini, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher, Valerio Mastandrea e Anna Foglietta, spodesta dal podio del box office, "The Hateful Eight" di Quentin Tarantino, che slitta al secondo posto con 1.743.519 euro registrando un totale di 6.554.590 in due settimane. Debutto tiepido per Zoolander N.2, film della Universal che si diverte a ironizzare sul mondo della moda creato, interpretato e diretto da Ben Stiller, che si posiziona al terzo posto nel box office con un incasso di 1.203.272 euro, nonostante il cast stellare, che rivede fra gli interpreti, Owen Wilson, Will Ferrell, Justin Theroux e tra le new entry Penelope Cruz, Justin Bieber, Sting, Valentino, Katy Perry, Marc Jacobs, Anna Wintour, Tommy Hilfiger, Naomi Campbell, Mika.

Lo smarphone è la scatola nera delle nostre vite. Custodisce i nostri segreti più intimi e registra le nostre emozioni più profonde. Se qualcuno la aprisse, probabilmente, si accorgerebbe che fino a quel momento ha avuto a che fare con un... perfetto sconosciuto. Questo è quello che succede a un gruppo di amici, composto da tre coppie ed un uomo scompagnato, che si ritrova una sera a cena. La padrona di casa lancia l'idea di un gioco: ciascuno dei commensali deve mettere il proprio smartphone al centro del tavolo e  leggere pubblicamente i messaggi in arrivo, rispondere in vivavoce alle telefonate, mostrare le fotografie.

Inizia così "Perfetti sconosciuti", il nuovo film commedia di Paolo Genovese, già autore di "Immaturi" e "Tutta colpa di Freud", uscito nelle sale cinematografiche giovedì 11 febbraio. Una commedia brillante,  che parte forse un po' lenta, ma poi si scalda fino ad assorbire lo spettatore all'interno della scena. I dialoghi sono serrati, i colpi di scena si susseguono uno dopo l'altro. Il cast riunisce il meglio del cinema italiano: i padroni di casa sono Marco Giallini e Kasia Smutniak, le altre due coppie sono interpretate da Anna Foglietta e Valerio Mastandrea e da Alba Rohrwacher ed Edoardo Leo. E poi c'è l'amico scompagnato Giuseppe Battiston. 

Il tema, d'altronde, è "scottante" ed è facile sentirsi coinvolti in prima persona. Sarà anche per questo che già nel primo weekend la pellicola è balzata al primo posto del box office, spodestando un mito del cinema come Tarantino. Perché Paolo Genovese, seppure esasperandola all'ennesima potenza, mostra una realtà che ognuno di noi vive quotidianamente, in modo più o meno consapevole.

Negli smartphone dei protagonisti (e nei nostri) non ci sono solo le prove dei tradimenti, che fanno saltare le coppie una dopo l'altra. Ma ci sono piccoli, grandi segreti di ogni tipo: complicità tra padre e figlia, rivalità tra suocera e nuora, gelosie tra amici, fantasie virtuali, omosessualità non dichiarate, assurdi equivoci. In un paio d'ore le relazioni vengono messe a soqquadro da messaggi, telefonate e immagini in arrivo in maniera incontrollata e incontrollabile. 

La tecnologia ci ha sicuramente semplificato la vita, facilitando comunicazioni e spostamenti. Ma "Perfetti sconosciuti" fa anche riflettere su quanto ce l'abbia col tempo pure complicata. Non è un caso se, secondo una statistica dell'AMI (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani), negli ultimi 15 anni sono aumentate del 25% le separazioni e del 50% i divorzi. In molti casi la causa  è proprio di social network e sistemi di messaggistica gratis. Il 40% delle corna si scopre attraverso WhatsApp. Il 20% dal web, di cui l'ottanta per cento da Facebook e il 20 da Twitter. 

"Ognuno di noi ha 3 vite: una pubblica, una privata, una segreta", recita il claim del film. E così è. Lo smartphone ci permette di avere una doppia, tripla, quadrupla esistenza al riparo da ogni sguardo. Il problema è che queste diverse realtà si intrecciano costantemente e pericolosamente. Viaggiano su piani distinti, ma allo stesso tempo un sms è sufficiente per creare disastrose interferenze. La verità è che forse ognuno di noi dovrebbe imparare a "usare" il proprio smartphone. E non si tratta semplicimente di abilità tecnologica o di educazione da galateo 2.0, ma anche di una più profonda consapevolezza di ciò che registriamo nelle nostre scatole nere esistenziali. 

 

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