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Culture
Premio Strega, Davide sfida Golia con un romanzo tutto in pianura

Da una parte quello che per tutti i giornali sembra essere il super favorito della vigilia, cioè Le otto montagne di Paolo Cognetti (Einaudi) su cui sembrano convergere tutti i pronostici degli esperti, degli addetti ai lavori e degli aventi diritto al voto: una delicata storia famigliare sviluppata nella meditazione celestiale solitudine delle montagne, divenuta best seller ancor prima di uscire per la vendita dei diritti in 38 Paesi (episodio che non dovrebbe avere nessuno, o pochissimi precedenti, nella storia dell'editoria italiana). Dall'altra parte l'oggetto misterioso del giorno dopo la pubblicazione della lista degli iscritti allo Strega, cioè E invece io di Davide Grittani (Robin Edizioni - Biblioteca del Vascello) che attrae su di sé attenzioni sempre più numerose: storia vissuta su tre pianure, il Tavoliere delle Puglie, la Pianura Padana e infine la Pampa d'Argentina.

Libro Grittani
 

Tra i libri non ci potrebbe essere nessun paragone, perlomeno in riferimento alle sorti a cui sono destinati (Le otto montagne lotterà fino alla fine per la vittoria del premio, E invece io potrebbe terminare la sua corsa già il prossimo 20 aprile quando il comitato direttivo dovrà scegliere i 12 libri che si sfideranno realmente per il titolo), tuttavia mai come in questa 71esima edizione del premio letterario più ambito e discusso d'Italia si guarda agli outsider con particolare attenzione e non senza aspettative di sorprese. A cominciare dalle aspettative riposte in Un'educazione milanese di Alberto Rollo (Manni Editore) e soprattutto in E' giusto obbedire alla notte di Matteo Nucci (Ponte alle Grazie), che potrebbero rappresentare i veri outsider del Premio Strega 2017. Il contrasto tra montagne (Cognetti) e pianura (Grittani), tra due metropoli molto diverse tra loro (Rollo racconta con raffinatezza Milano, Nucci invece la magia e la ferocia di Roma), lascia supporre che questa inoltre sia l'edizione in cui le ambientazioni delle storie che concorrono al premio potrebbero contare e non poco.

E da questo punto di vista, la piccola lezione che arriva da Davide Grittani potrebbe già essere considerata una mezza vittoria: comunque vada a finire. Il suo romanzo - il cui titolo è tratto dall'omonima canzone di Riccardo Sinigallia - racconta della città più a Nord del Sud, più a Settentrione della Puglia. E la geografia che popola le pagine divertenti ma anche molto drammatiche del romanzo appare davvero singolare, a cominciare dall'emigrazione del suo protagonista: Alberto Arioli. Dalla Lombardia alla Puglia, da Pavia a Foggia, dalla professione di giornalista a quello di uomo della strada, dalla condizione di piccolo borghese a quella di modesto confuso degli anni dei social media. «So che le dediche se le può permettere solo chi vince, ma proprio perché non esiste nessuna possibilità che ciò accada - ironizza Grittani - mi piace dedicare questa emozione a mia madre: all'età di sei anni le promisi che sarei andato allo Strega, con quarant'anni di ritardo ho mantenuto quella promessa» umanizzando anche l'aspetto di una competizione spesso fin troppo seria, tesa, nervosa, combattuta come fosse una battaglia.

La verità è che cominciano a essere diversi - anche tra gli operatori del settore - quelli che si augurano che E invece io venga selezionato tra le 12 opere (la comunicazione ufficiale il 20 aprile prossimo) che poi si contenderanno veramente lo Strega, senza alcuna possibilità di vittoria - come dice lui stesso - ma riuscendo nel frattempo a contribuire alla umanizzazione di una competizione a cui, forse, servirebbe una visione dal basso della pianura, una lettura umile e disperata come il protagonista del libro presentato allo Strega da Maria Cristina Donnarumma e il grande Roberto Pazzi. Sono in molti ad augurarselo, tra questi anche Affaritaliani.it. Ma conoscendo le liturgie degli scrittori del profondo Sud come Grittani, starà provvedendo a produrre adeguati scongiuri.

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